20 novembre 2011 – Norcia

Domenica mattina, ci troviamo al solito posto sulla Salaria; l’appuntamento è per le nove ma arriviamo tutti con un leggero anticipo.
Dopo aver fatto colazione facciamo duie chiacchiere fuori dal bar e salutiamo gli amici che erano venuti all’appuntamento solo per i saluti e la colazione.
Appena partiti però vediamo che la ruota posteriore di Papen è sgonfia e per fortuna è solo sgonfia e non bucata, così basta una veloce sosta dal benzinaio per ripristinare la pressione.
Ci incolonniamo di nuovo sulla Salaria, con Poldo inusuale apripista e noi dietro: Jean, Papen ed Ulysse.
Non entriamo a Rieti e dunque non ci infiliamo nel lungo tunnel, bensì deviamo erp la Salaria direzione Antrodoco, dove arriviamo al piccolo trotto.
Fa freddino, non cè il bel sole di ieri a scaldarci ma la strada è asciutta e pulita; le gole del Velino, Posta. Qui ci fermiamo per un cappuccino caldo e per un rabbocco carburante alla moto di Papen.
Riprendiamo e data l’assenza di auto ci facciamo una bella galoppata da Posta a sotto Leonessa, per poi prendere verso Cascia. Ottime le curve, un pò meno l’asfalto che tuttavia rotola veloce sotto le ruote.
A Monteleone deviamo verso Usigno e dopo un pò che saliamo troviamo ghiaccio e neve sulla strada! Le parti in ombra sono infide, pericolose e guidiamo con molta cautela; il panorami però sono stupendi, con paesini arroccati sulle alture, boschi, prati… Sbuchiamo sulla 685 ed in breve siamo a Norcia.
Sono quasi le 13, il sole si è liberato del velo che lo occultava e fa caldo, si sta bene.
Pranzo alla solita rosticceria ben fornita, il costo è sempre esorbitante, ben 10 euro per un pasto più che abbondante.

Caffè al bar accanto, chiacchiere nella piazzetta soleggiata e dopo aver fatto rifornimento al distributore li vicino, dove Jean lascia un obolo di 20 euro, ci cinamminiamo verso Roma, passando la Val Nerina, Terni, Narni e poi la Flaminia fino alle porte di Roma.
Ci eravamo già salutati a Sassacci, al raccodo Poldo e Murdok tirano dritto mentre io e papen deviamo per L’Aurelia, dove ci dividiamo ulteriormente, prendendo ognuno la direzione della propria casa.
Anche questa è andata, una bella domenica soprattutto in amicizia, freddina ma non molto, 370 km di giro senza calcolare quelli da e per casa.
E’ sempre un immenso piacere andare in giro con i Babbaluci; anche se l’inverno sembra arrivato definitivamente non ci fermeremo certo qui, dunque l’appuntamento per tutti è semplicemente alla prossima uscita.
Grazie, amici!

19 novembre 2011 – Civita di Bagnoregio

Quasi uno scampolo estivo in questo sabato di novembre inoltrato.
Per oggi avremmo previsto una passeggiata tranquilla e poco faticosa, giusto per onorare la bella giornata di sole; siamo solo io e Lucilla con la nostra moto e Papen, ovviamente con la sua; appuntamento al mio box alle 9e30, ma Papen arriva prima, che bella abitudine!
Colazione dalle *signorine*, giri e giretti in loco per bancomat e cose varie e poi si parte, in anticipo rispetto a quanto preventivato visto che non sono ancora le 10. Qualche chilometro di Aurelia, poi a Furbara deviazione per Sasso e si comincia a salire; piccola fermata a motore acceso nel borgo di Sasso in quanto Papen non lo conosceva, poi ci inoltriamo nel bosco di Manziana; infiliamo in rapida successione Oriolo, Vejano, Blera, Cura, Vetralla e siamo sulla superstrada Viterbo-Orte, solo pochi chilometri per evitare il passaggio in centro a Viterbo.
Di nuovo sulla Cassia, rifornimento alle porte di Montefiascone e subito dopo prendiamo la deviazione per Bagnoregio; arrivati sotto Civita parcheggiamo le moto e, a passo lento, percorriamo il ponte che ci conduce al borgo. Qualche foto, sosta abbastanza lunga in una specie di bar osteria per un panino, poi percorriamo ancora il lungo ponte, questa volta in discesa, per tornare alle moto.
Facciamo a ritroso la strada fino alla Cassia ma qui anzichè prendere la direzione per Roma dirigiamo verso Orvieto; meno di 10 chilometri ed arriviamo all’incrocio con la strada per Bolsena; bella strada, pulita, bel fondo, bellissime curve che anche se l’andatura è sicuramente tranquilla ci godiamo pienamente. A Bolsena non ci fermiamo, andiamo verso Gradoli, poi Valentano, Tuscania, Vetralla, Sutri ed infine lasciamo la Cassia per andarcene verso Anguillara. Il sole sta scendendo, la temperatura si abbassa ma oramai abbiamo quasi terminato il giro; scendiamo per Santa Maria in Galeria fino all’Aurelia e qui, dopo la sosta commiato ci dividiamo: Papen verso Roma e noi di nuovo sull’Aurelia ma in senso opposto.
E dire che doveva essere una passeggiatina senza pretese… il ritmo è stato sicuramente blando ma alla fine abbiamo percorso più di 300 chilometri.
Mi sento soddisfatto, anche Lucilla è contenta per la bella giornata di sole, arricchita dalla compagnia di un altro Babbaluco come Papen.
Domani si uscirà di nuovo, ma sarà una storia diversa, una storia da Babbaluci!

15 novembre 2011 – Abruzzo

La settimana, dal punto di vista meteo, non era stata delle migliori ma le previsioni dicevano che per sabato una uscita si poteva fare; così ci siamo dati appuntamento per le 9 sulla Salaria, subito dopo il Raccordo.
I partecipanti arrivano alla spicciolata e sono, in ordine sparso: Papen, Jedan, Ulysse, Dennykey, Claudio, Jestercap e MrSergio.
Si parte, sapendo che la prima sosta sarà fra pochissimo, al bar Fortuna per la sacra colazione; offre Denny nonostante non sia stato l’ultimo ad arrivare ma vuole festeggiare il suo compleanno, seppur con una settimana di ritardo.
Ci prendiamo il tempo necessario ed anche quello superfluo, quello per le chiacchiere e le solite, immancabili cazzate… Si riparte che sono le 9,40, abbiamo fatto appena 15 km in mezz’ora, dato che siamo andati via dalla punta con molto comodo.
Salaria, dunque, ma pochi chilometri, poi ci si addentra per Poggio Moiano, lago del Turano, lago del Salto ed infine Tornimparte.
Fin qui la strada è stata sporca, per le tante foglie cadute ed i resti della digestione bovina; inoltre è molto scivolosa, il manto stradale è umido e le foglie bagnate aumentano i rischi; ma tutti guidiamo con la necessaria cautela e non ci sono grossi problemi. I panorami però sono degni di nota, specialmente nel tratto prima di arrivare a Tornimparte. Da qui, complice un bel sole appena affacciatosi -ma forse eravamo noi ad essere nascosti nella vegetazione- la strada è bella asciutta, gripposa al punto giusto ed arriviamo a Campo Felice in un batter di ciglia.
Sosta, deciadiamo il da farsi e la decisione, visto l’orario, è di andare a rifocillarsi… Decidiamo per la trattoria/bar in fondo alla Piana, che è in direzione opposta al nostro itinerario, ma sono solo un paio di km. L’abbuffatina è piacevole, sia per il posto bello caldo ed accogliente, spartano come serve a noi, sia per il cibo che per il conto… solo 6 euro e 50 a testa per due porzioni di fettuccine, 4 panini belli carichi con salsicce (2) e cicoria o salsicce e scamorza; 7 bruschette, 3 dolci pera e cioccolato, 4 bottiglie di acqua, 4 lattine di coca, caffè -offerto però da Jedan, ed 1 kite kat (!!!).
Si riparte, attraversiamo di nuovo la Piana, saliamo per Casamaina e Lucoli, arriviamo alla periferia dell’Aquila e percorriamo la stupenda strada che passa per l’altopiano dlele Rocche; infine Santa Jona, Forme e MAgliano de Marsi.
Sosta la bar, caffè questa volta offerto da MrSergio che in effetti era stato l’ultimo ad arrivare alla punta; usciti dal bar il gruppo si divide: Jestercap, Claudio e Dennykey prendono l’autostrada, mentre noi -Ulysse, Papen, MrSergio e Jedan- decidiamo di seguire la Tiburtina e dunque lasciamo Magliano de Marsi in direzione di Scurcola Marsicana, Tagliacozzo, Arsoli e arrivati a Mandela Scalo ci immettiamo anche noi sull’autostrada.
MrSergio e Jedan partono a razzo, dopo il casello mentre io e Papen procediamo a 110 all’ora, gustando acnora quelle ultime curve fatte al tramontar del sole… Sosta rifornimento, la prima per me, e ci salutiamo in vista del raccordo.
Bella giornata, forse un adelle ultime occasioni, s enon l’ultima, di percorrere le strade montane; 370 km in compagnia, in stupenda compagnia e come al solito il pensiero va a chi, per motivi diversi, non ha potuto prendere parte a questa escursione.
Ma noi restiamo in perenne attesa della prossima uscita!

Grazie amicii, alla prossima!

15-16 ottobre 2011 – Badia Prataglia

Ci vediamo alle 8 di mattina, quasi tutti puntuali, all’area di servizio Selva Candida, sul Raccordo Anulare.
Oltre a quelli che saranno fuori due giorni, ossia Murdok, Poldo, Ulysse e Lucilla, ci sono anche tre pessimi elementi che ci accompagneranno per un bel pezzo di strada: Freeblue, MrSergio e Dennykey. Colazione, rifornimento per alcuni ed alle 8 e 35 si parte; alle 10 e 15 abbiamo appuntamento con Jack sulla Cassia, poco dopo l’incrocio di Montefiascone. Passo svelto ma non audace ed una sosta a Vetralla per Murdok che sente freddo ed indossa un giubottino antivento. Si riparte subito, ora a passo tranquillo ed arriviamo in perfetto orario all’appuntamento; il ptempo di spegnere le moto e scendere che arriva anche Jack. Il bar della zozzona è chiuso così procediamo per Bolsena dove ci scaldiamo con caffè e cappuccini.
Sosta non molto lunga, dopo due cazzate scambiate nella piazzetta partiamo di nuovo; costeggiamo per un pò le rive del lago e poi saliamo per San Lorenzo Nuovo, la bella strada non trafficata ci porta ad Acquapendente e poi, sempre sulla Cassia, arriviamo alle porte di Siena.
Facciamo rifornimento, oramai sono le 12 e decidiamo di fare la sosta spuntino al primo posto omologato.
Passiamo Siena, sempre restando sulla Cassia, e poco dopo avvisto un bar-panini-focacce; ci fermiamo, parcheggiamo ed entriamo.
Ci viene proposto un *menu* a 5 euro, composto da panino, bibita e patatine fritte; in realtà le bibite saranno qualcuna in più ed il buon Denny, non ancora soddisfatto, fa aggiungere una crepe alla nutella, da dividere. Peccato che a questo punto il conto salga vertiginosamente a circa 6 euro a testa!

Dopo che Poldo ha espletato le sue funzioni di assistente sociale in reperibilità telefonica salutiamo coloro salutiamo Frreblue, MrSergio e DennyKey che riprendono la strada di casa ed anche noi siamo nuovamente in moto, pronti ad affrntare al via del Chianti: Castellina in Chianti, Greve in Chianti e poi prendiamo per Figline Val d’Arno; il vento è il leitmotiv di questa giornata: soffia costantemente e spesso arrivano raffiche di tutto rispetto.
La strada però è stupenda, c’è il sole e ci godiamo i saliscendi, le curve continue fino ad arrivare ad incrociare la Casentinese. Abbiamo già deciso, nell’ultima sosta, che non prenderemo la Casentinese e dunque il passo della Consuma, ma tireremo oltre Pontassieve, fino ad incrociare la 556 che ci porterà a valicare Croce ai Mori… Che schifo, amisci! Tutte quelle curve, incessanti, la lunga salita e poi la altrettanto lunga discesa scorrono velocemente sotto le ruote, con Jack che approfitta del fatto che sono con Lucilla e mi svernicia senza pietà, seguito poco dopo da Jean… Gli vorrei mordere un braccio ad entrambi! Anche Poldo, che fino a quel momento si era relegato in ultima posizione, tranquillo, a tratti distratto, ha uno schizzo di adrenalina e risale le posizioni. Vabbè, non sarò mica sempre con il passeggero, e lo sanno.
Mentre guido trotterellando mi viene in mente Freeblue, a cui Croce ai Mori piace tantissimo e mi spiace non sia qui con noi, come tutti gli altri ovviamente. Procediamo, nonostante il sole fa freddino perchè il vento non consente alla temperatura di alzarsi più di tanto; Poldo accusa un doloretto ad un ginocchio e chiede la sosta. Abbiamo dato appuntamento ai Paoli, Pallina ed Histryx, alle 18 alla locanda e siamo in perfetto orario, dunque passiamo velocemente Poppi ed arrivati a Soci ci concediamo la sosta la bar in piazza. Ci sta tutta, un bel cioccolato caldo con panna è veramente quel che ci vuole, almeno per me. Altri preferiscono caffè, cappuccini.
Ripartiamo, arriviamo al parcheggio della locanda alle 18:00, e mentre stiamo entrando vediamo i Paoli che ci vengono incontro a piedi, loro sono arrivati prima, molto prima. Parcheggiamo, prendiamo i pochi bagagli ed entriamo nella locanda, la Foresta.
Andrea ci accoglie con la solita cortesia ed affabilità, ci mostra le camere e dopo qualche siparietto per fare le docce, cambiarci, scendiamo e ci ritroviamo tutti a sedere sul divano di Fonzie! Ripercorrere quei momenti con aneddoti e risate è cosa automatica…
Giro in paese, per chi non ha freddo; effettuo la solita giocata al super enalotto, una copia per ciascun partecipante, e distribuisco ad ognuno la propria copia: l’accordo è che chi dovesse vincere, ovviamente, dividerà con gli altri. E’ questa un apiccol acosa ceh però mi piace molto, mi fa sperare che con i proventi di una ipotetica vincita potremmo comprarci una schera di moto tutte uguali, anche nel colore, ed andarecene tutti a fare un viaggio con la V, la I, la A, le due G, un’altra I e la O maiuiscole. Magari fosse!

Cena! Dopo l’aperitivo a base di prosecco e stuzzichini, offerto da Jean, concordiamo tutti nel voler fare una cvena leggera: pappardelle al cinghiale, chianine con peso dagli ottocento grammi al chilo e passa, verdure grigliate, patatine, dolce, una bottiglia di rosso, altre due bottiglie di prosecco, qualche liquore. Solo Histryx preferisce la ribollita alle pappardelle, penso stia male o abbia fatto qualche voto, ma poi lo vedo trangugiare la chianina che passa il chilo e mi tranquillizzo!
Beh, la cena sarebbe finita ed invece il buon Poldo propone di sbafarci un piatto di spaghetti aglio, oglio e peperoncino, anzi: ajo, ojo e peperoncino…
Non possiamo deluderlo e poco dopo arriva Angela con una teglia piena di spaghetti… porcazozza, finiscono in un lampo, neanche dovessimo ancora cenare. Le immancabili chiacchiere dopo cena, consultazioni per il percorso del giorno successivo e poi tutti a nanna.

La mattina facciamo colazione abbastanza presto, paghiamo il conto (esistono ancora pochi posti come questo, dove i conti sono umanamente accettabili, anzi sicuramente al di la di ogni speranza) e dopo aver salutato Andrea & Angela avviamo le moto; rifornimento al distributore della piazetta e poi saliamo per il Passo Fangacci. Che spettacolo! Sole, ma nel folto della foresta quasi non si vede nulla; le tre cascate sono quasi asciutte, bisognerà attendere la primavera per sentirle cantare. Saliamo, sosta e foto al rifugio della Forestale e poi arriviamo all’Eremo di Camaldoli.
Breve visita, qualche foto e poscendiamo verso valle, dall’altro versante. Bella strada, inusuale, e quasi dispiace essere arrivati sotto Bibbiena e dover lasciare quel tracciato che si snoda fra le colline ed i cascinali.
Prendiamo la strada per Arezzo, non passiamo in centro e ci dirigiamo verso Siena. Alla sosta caffè Pallina ed Histryx ci lasciano per tornare nelle Marche, Jack invece prosegue con noi. Dopo un primo tratto, breve ma palloso, comincia il divertimento: Torrita di Siena, Osteria delle Noci, San Biagio e Montepulciano ed infine Chianciano. Qui facciamo la sosta panino, seduti fuori di un bar, non siamo in pieno sole ma siamo riparati dal vento e non fa freddo. Scambiamo duie parole con un motociclista di Roma, ora residente a Montepulciano, e poi partiamo.
Arriviamo a Città della Pieve, dove un piccolo incidente di percorso non riesce comunque ad annullare la belleza ed il clima dei due giorni passati assieme. C’è sempre il rammarico per chi non ha partecipato, ma siamo abbastanza attivi e sappiamo che c’è sempre una possibilità per tutti.
Ma ancora una volta, chiudendo la porta del garage, mi trovo a pensare che almeno una volta dovrà sucedere che ci siamo tutti, ma proprio tutti tutti.

Grazie amicii, alla prossima!

20-24 settembre 2011 – Corsica

La Corsica, finalmente!
Sul forum, a luglio, le prime ipotesi, i primi studi di fattibilità, le prime adesioni anche se ovviamete con riserva. Poi abbiamo iniziato a fare sul serio, con la ricerca della base logistica più adatta sia come sistemazione sia come fulcro delle escursioni; la ricerca dei traghetti, i cambiamenti che si sono dovuti effettuare causa mancanza di coincidenze o soppressione di corse da e per Palermo, che hanno ovviamente condizionato Marmar e di conseguenza il gruppo. Poi, alla prima settimana di settembre, abbiamo concretizzato il tutto fissando le date definitive e dando seguito alle prenotazioni della casa e dei traghetti.
Anche se abbiamo messo piede, o meglio le ruote, in terra Corsa il giorno 21 settembre, in realtà il viaggio è iniziato il giorno prima, il 20: MrSergio alle 13 è all’aeroporto per prelevare Marmar giunto da Palermo; ai due si unisce Jack, proveniente da Fabriano e tutti insieme, dopo essersi rifocillati al nostro chiosco abituale, si recano nel mio garage dove è custodita la moto di Marmar e relativo bagaglio, lasciati qui dopo il soggiorno a Roma in agosto; Marmar ha le chiavi del garage e di casa e dunque sono autonomi.
Io e Lucilla, sempre martedi 20, stiamo rientrando da un soggiorno a Ventotene e ci uniamo all’allegra brigata nel pomeriggio. La mia moto è già pronta, gomme nuove ed il poco bagaglio già caricato prima di partire per Ventotene, altrimenti non avrei avuto tempo. Marmar invece sistema le ultime cose e così arriviamo all’ora dell’aperitivo, che consumiamo nel bar preferito; durante l’aperitivo ci raggiunge anche Freeblue e la compagnia è al completo. Dal bar ci trasferiamo al pub poco distante e dopo una frugale cena siamo tutti a casa mia.
Il proposito era di partire verso le 22, in modo da poterci fare una notturna percorrendo la Cassia, Volterra… insomma, strade piacevoli per essere a Livorno alle 6 e 30 del mattino dopo, dato che il traghetto sarebbe partito alle 8 e 15. Invece ci trastulliamo un pò troppo, fra chiacchiere e strimpellate di chitarra, con qualcuno che si abbiocca sul divano… Luicilla prepara i caffè ed io, contrariamente al mio solito, non faccio pressioni per partire subito perchè mi rendo conto che tutti veniamo da una giornata pesante, fra viaggi e lavoro e così lasciamo il garage all’una e trenta circa. Ovviamente decidiamo di percorrere l’Aurelia perchè non abbiamo più tempo per poter fare altri percorsi; fra una sosta caffè, un rifornimento ed una sosta semplicemente perchè ci andava di fermarci arriviamo a Livorno all’alba; un pò di attesa, neanche tanta a dire il vero, e subito dopo aver fatto colazione al bar del porto iniziano le operazioni di imbarco; in poco tempo sistemiamo le moto e ci ritroviamo stravaccati nel salotto del ponte superiore. Una dormitina ci sta tutta, anche se nessuno riesce ad andare oltre l’ora e mezza di sonno, ma è quanto basta per resettarci e lasciarci la nottata alle spalle.

Purtroppo la mattinata di questo primo giorno è andata sprecata in traghetto, magarri fosse partito alle 2 di notte!
Sbarchiamo, ci districhiamo nel traffico indisciplinato di Bastia ed in poco tempo ci troviamo sulla strada veloce che seguendo la costa verso sud conduce a Porto Vecchio.
Appena fuori Bastia troviamo lungo la strada un bar con dei tavoli all’ombra ed un parcheggio a vista, così ci fermiamo per un panino, sono oramai le 14 e 30. Trangugiamo delle mezze baguette con prosciutto, formaggio di capra ed altri prodotti locali, svuotiamo qualche bottiglia di acqua e senza fretta ci rimettiamo in marcia.
Ben presto lasciamo la strada veloce, poco meno di 50 km da Bastia, ed a Casamozza deviamo verso le alture dell’interno; è la regione di Castagniccia quella che andiamo ad attraversare, poco frequentata dai turisti ma che come altre parti della Corsica è di una rara bellezza. Lungo il tragitto che ci porterà a Morosaglia abbiamo anche modo di femarci a fotografare una cristallina pozza di acqua originata da alcune piccole cascatelle a loro volta alimentate da un ruscello che scorre fra i castagni. Il posto è da favola, come sono da favola le bocce di una giovane turista tedesca che ci vengono mostrate dal generoso e lasco decoltè nella loro interezza e splendore mentre si china a raccogliere dei sassi.
Viva la Corsica, viva le giovani tedesche e viva le bocce al vento! 🙂
Riprendiamo il cammino, la strada è sinuosa e le curve si susseguono senza interruzione; il fondo stradale non è dei migliori, ma sappiamo benissimo che in Corsica potrebbe essere molto peggio; in fondo basta adattare la velocità alla conformazione ambientale e non ci sono problemi, possiamo gustarci il tragitto in tutta tranquillità; il panorama è stupendo, in alcuni tratti usciamo dal fitto castagneto e possiamo ammirare le valli circostatni, le vette rocciose in lontananza, il tracciato della strada che si scorge sulla costa della collina di fronte; se esiste un paradiso terrestre questo è la Corsica. Intanto la strada migliora e possiamo trasferire la nostra attenzione dal panorama alla guida, assaporandone il piacere intenso ora che le curve scorrono più veloci sotto le ruote.
Arriviamo a Ponte Leccia, crocevia sulla direttrice di Corte; facciamo il primo rifornimento Corso e ci dirigiamo all’imbocco delle Gole di Asco, che percorriamo per 5 – 6 km prima di arrivare al campeggio dove abbiamo prenotato la nostra casetta. Ci accoglie un tizio abbastanza rustico, ci presentiamo e lui, nel verificare la nostra prenotazione, ci dice che c’è un problema: la casa da 6 posti è stata data per sbaglio a qualcun altro ed è rimasta libera la casa con 4 posti letto dove possiamo aggiungere un altro letto; ce la mostra e vediamo che tutto sommato può andare bene anche così, è bella grande e non c’è neanche bisogno di aggiungere il letto perchè c’è un divano molto grande e comodo; nel frattempo che aggiustiamo la cosa il tizio ci offre una graditissima bevuta: 4 belle birre fredde, birra Petra, alla castagna, ed una coca cola per Jack. Prendiamo possesso della casa, sistemiamo i bagagli, doccia, cambio di abito e siamo pronti per la cena: risalendo la gola dell’Asco arriviamo al paesino di Asco bassa, dove ci attende un rustico e delizioso ristorantino. Il gestore è simpatico, ci propone un menù con dentro un pò di tutto: antipasto di charcuterie, lonzo, figatelli, jambon, formaggio di capra, patè; una ciotola di lenticchie in umido con carni varie ed altro, fino al dolce. Soddisfatti rientriamo alla base percorrendo lentamente i circa 12 km delle gole nel buio pesto. Ci siamo meritati una intera notte di sonno vero, su un letto vero! Oggi abbiamo percorso circa 160 km, in mezza giornata…

Come da accordi la mattina alle sette siamo tutti in piedi, la partenza è fissata per le otto; i ragazzi sono tutti svelti ed evidentemente ansiosi di iniziare a girare per la Corsica, così lasciamo la casa con un quarto d’ora in anticipo. Ci fermiamo a Ponte Leccia, per la colazione; il bar è quasi lurido, con gente che fuma al banco ma qui è normale; i cornetti vengono prelevati da una busta, con le mani e così ci vengono offerti; ordiniamo i cappuccini, i succhi di frutta ed i caffè e ci trasferiamo all’esterno. Nel frattempo Marmar chiede, mimando, dei tovaglioli di carta ed il barista risponde: “al bagno”. Marmar: “no pipì, tovaglioli…” ed il gestore replica: “AL BAGNO!”
Vabbè, speriamo non siano usati e ci adattiamo…
Finalmente in moto: oggi è previsto il giro di Cap Corse, detto più comunemente “il Dito” e così scendiamo nuovamente a Bastia, seguendo però una strada veloce ma molto bella e sinuosa, con asfalto ottimo: in breve siamo sulla costa ed anzichè tuffarci in quella bolgia della strada principale, devioamo per la laguna, su una strada che ci porterà senza traffico ed in breve a Bastia Porto.
Non ci fermiamo, proseguiamo direttamente sulla D 80 che effettua il periplo del promontorio; una breve sosta foto in un posto incantevole, poi saliamo fino a Macinaggio ed Ersa; da qui si possono ammirare Cap Corse e l’isola della Giraglia e da qui inizia il percorso sul versante occidentale del promontorio. Scendiamo velocemente, la strada è bella e l’asfalto non presenta problemi particolari, anzi in alcuni tratti è ottimo. Facciamo numerose soste foto ed infine ci fermiamo al porto di Centuri; sono le 12 ed avevamo già in programma di fare la sosta pranzo proprio qui. Il posto è incantevole, da cartolina; parcheggiamo le moto e scendiamo per strette stradine e scalinate fino alla piazzetta sul porticciolo dove troviamo un bar con tavoli sistemati in una piccola nicchia nel muro di pietra che costeggia la banchina; in più, ai lati della nicchia, ci sono due enormi fichi che itrecciano le rispettive fronde sopra i tavoli, ombreggiando la simpatica terrazza. Ci accomodiamo, la ragazza del bar, sarda, ci dice che c’è da aspettare per mangiare e così ci facciamo un aperitivo, durante il quale le cazzate, le prese in giro, gli scherzi si susseguono senza sosta. Ordiniamo poi una insalata a testa, un gelato o dolce e poi ci facciamo una passeggiata fotografica per il paesino, veramente bello e caratteristico. Salendo al parcheggio delle moto abbiamo modo di ammirare i tetti in ardesia delle casupole, ardesia che troviamo spesso lungo le pareti rocciose nelle quali sono scavate le strade, luccicante al sole pieno di queste meravigliose giornate. Ripartiamo ed una volta ripresa quota ci fermiamo per altre foto, qui il panorama è straordinario, specialmente a Nonza ed anche poco prima, dove si possono ammirare dall’alto le calette con l’acqua trasparente e dai mille colori e le spiagge di ciotoli neri caratteristiche di questa regione.
Arriviamo infine a Saint Florent, che per i Corsi è ovviamente Santu Fiorenzu, e neanche ci fermiamo: abbiamo deciso che se riusciamo ad arrivare preso a casa faremo una escursione alle gole dell’Asco, fino in cima. Da Santu Fiorenzu si prende una delle strade più belle e veloci di tutta la Corsica, la strada che passa al margine del Desert des Agriates. Andare piano è un problema, non ci si riesce… le gomme sono appiccicate ad un asfalto ottimo, abbastanza pulito e caratterizzato da un grip notevole. Ci beviamo in un unico sorso i circa 30 km di questa pista che è meglio del Mugello, fino all’incrocio con la dorsale che scende fino a Corte: seguiamo questa per arrivare presto a casa e presto arriviamo. Doccia velocissima, cambio di vestiario e siamo di nuovo in moto. C’è luce, saliamo le gole dell’Asco fermandoci spesso a fare foto, fino ad arrivare in cima: Haut Asco, siamo sotto le creste rocciose della montagna, uno spettacolo della natura! Ora c’è un dubbio da risolvere: cenare qui, presso la locanda del rifugio, scendere ad Asco e cenare nella trattoria della sera precedente o scendere proprio a valle e cenare in una trattoria/pizzeria che Marmar ha verificato nel pomeriggio? Ci pensa Freeblue a risolvere il dilemma, insistendo per cenare qui. Io sono contento, sia perchè il posto mi piace, sia perchè mi piace lo spirito propositivo di Andrea; le uniche cose che evidenzio sono l’affrontare i 30 km di discesa nelle gole, su una strada con un fondo ai limiti dello sterrato nella parte alta, con nessuna protezione lato fiume, lo Stranciacone, e con la parete rocciosa dall’altro lato ed in più con un ponte strettissimo da attraversare, ponte sistemato ovviamente fra due curve a 90 gradi e scherziamo proprio sul fatto che se lisciamo il ponte ci troveremo a mollo nelle gelide acque del fiume. E poi il freddo: per la cena non siamo vestiti con l’abbigliamento tecnico e c’è la concreta possibilità che scendendo dai 1.400 metri del piazzale del rifugio, con la circolazione sanguigna impegnata a risolvere la pesantezza data dal cibo e dal vinello, in effetti si possa patire un pò di freddo. Non è che la cosa, personalmente, mi preoccupi più di tanto ma è giusto mettere in guardia i ragazzi e renderli consapevoli delle conseguenze.
Allegramente prendiamo possesso del tavolone di legno, nella locanda ci sono altri due gruppi di cui uno numeroso; il cameriere, simpatico e gentile, prende le ordinazioni e ci serve prontamente: charcuterie varia, cannelloni al brocciu, un formaggio locale aromatizzato, entrecote, vino, coca cola, acqua, gelati o tiramisù artigianali, fatti da loro, caffè e ammazzacaffè.
Nel corso della cena non mancano spunti di ilarità allo stato puro, non diluita, non frenata; ad un certo punto uno del tavolo accanto si alza e comincia a cantare, forse per opera delle numerose bottiglie che avevano sul tavolo. Appaludiamo anche noi ed una del loro gruppo invita Marmar a cantare, ma lui rifiuta; allora intono una strofa irripetibile, in una poco credibile tonalità da tenore, dandoci dentro con la voce: un successo, sia per i nostri vicini che applaudono gridando bravò, sia per noi che ci sbellichiamo dalle risa; sia perchè ho rifatto il verso al tizio che aveva cantato prima, sia per le parole della strofa. Con questo spirito ridiscendiamo la gola; il freddo c’è ma non più di tanto; è buio pesto, per fortuna abbiamo fari supplementari e/o lampadine molto potenti per rischiarare le tnebre; Andrea, a cui va il meritato riconoscimento, si mete alla testa del gruppo e lo guida per tutti e 30 i km della discesa… arriviamo a casa non solo sani e salvi, ma completamente soddisfatti. Oggi abbiamo percorso 302 km su strade non certo facili e siamo molto contenti del nostro gruppo.
In tutto questo c’è una attività parallela: qui in Corsica giochiamo al Corsicazzu, un gioco dove non si vince ma si perde; si prendono punti se si dice o si fa una cosa molto divertente, se si è pronti in moto per primi al mattino, se ci si sveglia per primi, se si segnala una bella topa, se si fa una scorreggia tonante o se si fa una cosa a favore del gruppo; si perdono punti per le loffie, per aver detto cazzate e soprattutto per essersi lamentati di una qualunque cosa o persona, anche a ragione… Oltre al gusto dello sfottò, del giocare, questo dovrebbe anche innescare una modalità pro-gruppo ed è molto divertente.

Dopo la bella dormita, qui non vola una mosca, siamo di nuovo in sella prima delle otto; oggi la giornata sarà più lunga della precedente ed il percorso oltre ad essere più lungo sarà anche più duro. Di nuovo sosta a Ponte Leccia, ma altro bar; decisamente più pulito e qui, cosa non rara che ho riscontrato anche in precedenti viaggi, tutti parlano a voce altissima; urliamo l’ordinazione, ridendo, e ci sediamo. Consumata velocemente la colazione partiamo senza indugi; seguiamo la dorsale per Corte ma prima di arrivarci deviamo per andare ad imboccare il canyon della Scala di Santa Regina. Le parole e le foto non riusciranno mai a rendere la bellezza e la suggestione di questo posto: due pareti rocciose, in mezzo alle quali scorre nel fondo un fiumiciattolo a tratti impetuoso, con una miriade di cascatelle, a tratti invece rilassato in enormi piscine naturali, con un’acqua sempre trasparente. Scavata letteralmente nella roccia, a mezza costa, c’è la strada: non un solo centimetro di rettilineo, fondo stradale non pessimo ma certo neanche dei migliori; assenza di protezioni a valle, roccia che si incunea nella strada ed in certi punti la rende ancora più stretta… non ci si può far distrarre dal panorama, si guida con accortezza e quando la coda dell’occhio registra uno scorcio può bello degli altri è preferibile fermarsi. Incantevole, meraviglioso, questi sono gli aggettivi adatti. Percorriamo tutto il canyon, poi la strada sale attraverso la foresta d’Aitone fino ad arrivare ad Evisa; lungo la via abbiamo incontrato come al solito mucche, vitelli, maiali selvatici, asini, capre… nel canyon un gruppetto di capre si è arrampicato sulla roccia praticamente verticale, da far invidia alla migliore moto da trial! Ci fermiamo ad Evisa, ad ammirare il panorama che si è aperto sul golfo di Porto, con il mare che si intravede fra le due montagne… piccola sosta per foto e telefonate a casa, poi si riparte: Piana e le sue Calanches ed anche qui non si può descrivere la bellezza della roccia rossa nella quale è scavata la strada, le guglie, gli strapiombi, la strada stessa, il tutto di una bellezza assurda, creata dalla natura e, onestamente, mantenuta egregiamente dai Corsi. Fosse stata nostra, la Corsica, a quest’ora sarebbe piena di ville e villette abusive e non, di autostrade, priva di gran parte delle sue meravigliose foreste…
Ci fermiamo a Piana; l’orario mensa nei nostri giri non è fisso: in una fascia oraria che va dalle 12 alle 15, il primo posto strategicamente utile è buono per un pranzetto veloce; ci ritroviamo dunque seduti ai tavoli di un bar, sulla terrazzetta ombreggiata che affaccia proprio sulla piccola piazza. Prendiamo le nostre insalate, addizionate dal gelato finale, assolutamente niente alcool; le solite cazzate sparate a raffica, con una performance da Oscar da parte di MrSergio: la cameriera, dato che lui non era stato attento, recita per la seconda volta e solo per lui la lista dei dolci e dei gelati, in francese, terminando con “soup anglais avec le blanc d’oeuf” e Sergio ordina: “ovo”!
Si riparte, strada verso Cargese fino ad arrivare ad una manciata di km da Ajaccio; bel panorama marino poi ci immettiamo sulla dorsale che da Ajaccio riporta verso Corte; strada larga, bell’asfalto, attraversa foreste, sempre ai margini di paesini senza mai entrare dentro; qui si cammina svelti, il nostro obiettivo è arrivare poco prima di Vivario e li, in base all’ora, decidere se fare o meno una escursione supplementare al defile de l’Inzecca. Arriiviamo, siamo in orario e ci fermiamo ad un bar proprio sull’incrocio in modo da poter decidere rinfrescandoci la gola con un pò di acqua; la strada è sbarrata, chiusa, un cartello ci dice che stanno facendo lavori e non si può passare. Abbiamo già vissuto questa storia e non ci siamo certo fermati di fronte ad un cartello, quanto meno abbiamo tentato… Andrea, al solito, propone di andare mentre io mi astengo, non voglio fare pressioni; si discute, si parla con il ragazzo del bar, Andrea propone di nuovo di provarci; siamo in perfetto orario, si può fare, e con soddisfazione vedo che gli altri accettano.
Scavalchiamo il fosso a lato dello sbarramento io, Andrea e Marmar, mentre MrSergio semplicemente stacca il moschettone della catena e passa fischiettando, seguito da Jack… INFAMI! Prendiamo a salire, l’asfalto non c’è, è uno sterrato dove a tratti compare qualche macchia o lingua di asfalto; in più buche, canali dovuti al passaggio dei mezzi pesanti e dei cingolati, pietrisco, acqua che attraversa la sede stradale, strapiombo; 15 km, incluse alcune salite di tutto rispetto e qualche tornante completamente su terra. Ma ci piace, siamo felici per questo fuori programma… alla fine però, quando questo tracciato incrocia il bivio per Ghisoni, ritroviamo l’ìasfalto; deviamo per il canyon, il defile de l’Inzecca, che tanto per cambiare è molto bello e suggestivo. Ci fermiamo a fare foto ma senza indugiare troppo, questa deviazine ci costa 60 km e non vogliamo arrivare a casa con il buio. Il tratto che dopo il canyon ci porta a riprendere la strada principale è un vero spetacolo: asfalto steso da poco, pulito, perfetto. I rettilinei sono sempre inesistenti ed in un incessante susseguirsi di pieghe a destra e a manca ci ritroviamo a Vivario, ci immettiamo sulla strada veloce, passiamo Corte e ci fermiamo solo a Ponte Leccia, per fare rifornimento e decidere dove andare a cenare. La scelta cade su una pizzeria poco distante da casa, solo un paio di km; l’aspetto non è dei migliori ma c’è scritto che cuociono le pizze nel forno a legna e così, dopo essere passati a casa per doccia e cambio, ci sediamo ad un bel tavolo rotondo, tutto per noi. Non ci sono altri clienti se non alcuni intenti a bere cose al banco del bar. Prendiamo le pizze, non sono male; loro sono simpatici ed alla fine ci offrono anche il caffè ed i digestif… In compenso consumiamo una buona quantità di birre, fra Pietra, Serena ed Heineken non ci siamo fatti mancare nulla, a parte Jack che va a benzina normale. Paghiamo, il conto è veramente ridicolo e lasciamo ben 8 euri di mancia.
Rientriamo a casa, nonostante la stanchezza ci troviamo tutti sul divano e cercare di vedere cosa ha fatto la Roma, ma riusciamo a vedere solo filmatini porno, sembra non trasmettano altro…
Il Corsicazzu è terminato con la cena, come da regolamento ed ora si tirano le somme: perdono, ex aequo, Marmar e Freeblue e dunque sono costretti a recitare la litania per chiedere il nostro perdono, che gli viene concesso ma solo dopo penitenza… qui le parole non servono, rimandiamo alla visione del relativo filmato!
Buonanotte! Oggi sono stati 340 km, duri, intensi; la fatica c’è ma nessuno è spossato allo sfinimento, siamo tutti abbastanza allenati e sopportiamo bene le lunghe sedute in sella. Andiamo a letto molto soddisfatti.

Si parte, oggi è il giorno dell’addio.
Alle sette e come al solito siamo in piedi; prepariamo i bagagli, il conto lo abbiamo saldato la sera prima e siamo a posto; ancora una volta prima delle otto siamo in sella. Una nebbia abbastanza consistente ci accompagna per tutto il tragitto nella valle; all’incrocio, al solito incrocio, questa volta invece che prendere per Ponte Leccia andiamo in senso opposto ma ci rifiutiamo di fare la strada veloce. Saliamo per dolci colline e per le interminabili curve fino al paese di Belgodere; qui facciamo una ricca colazione, sotto la pergola di un bar minuscolo quanto grazioso, rustico; cornetti ed altro si prendono al forno adiacente, uno spettacolo. Non abbiamo nessuna fretta ed infatti la sosta è più lunga del solito, poi riprendiamo la via: ora si scende, fino ad incrociare la mitica strada del Desert des Agriates, che percorriamo in senso contrario rispetto a due giorni fa ed arriviamo a Santu Fiorenzu. Parcheggiamo, ci dividiamo per acquistare qualche ricordino dandoci appuntamento per le 11 e 30, ma siamo tutti in anticipo ed alle 11 e 25 siamo di nuovo su strada. Saliamo, ancora, dobbiamo attraversare la base del “Dito” per arrivare a Bastia e sull’altura abbiamo una piacevole sorpresa: fra corvi e gabbiani, in alto, volteggiano numerosi rapaci, che Marmar riconosce come nibbi, e dei falchi; Marmar riesce a fotografarne qualche esemplare e tutti siamo con il naso in aria ad ammirarli; un nibbio addirittura volteggia poco distante da noi e ci offre uno spettacolo emozionante facendo una magnifica virata e tuffandosi in picchiata! Neanche a Quark!
Scendiamo a Bastia, entriamo direttametne in porto e siamo già in fila per l’imbarco, puntuali in modo vergognoso.
Ci ritroviamo al solito salotto, sono quasi le 14 e prendiamo qualche insalata allo snack della nave. Ci concediamo un paio di Pietra, per mantenere vivo il ricordo, tanto abbiamo da fare più di 4 ore di navigazione e siamo dunque esentati dalla guida. Con un pò di ritardo arriviamo a Livorno, ci vuole molto tempo per uscire dal traghetto perchè la corsa del sabato è strapiena; Marmar dovrà prendere qui a Livorno il traghetto per Palermo e decidiamo di cenare tutti insieme, anche se è presto. Jack trova una trattoria, parcheggiamo proprio di fronte e ci viene dato il tavolo in vetrina, così possiamo vedere le moto. Caciucco per tutti, una modestissima quantità di vino pro capite e ben presto siamo fuori; la cena è stata divertente, il proprietario molto simpatico e ci ha anche allietato con una barzelletta in vernacolo. Ci salutiamo, il gruppo esplode: Marmar di nuovo al porto per l’imbarco per Palermo, Jack prende la strada per Pisa, Freeblue quella per Perugia ed infine io e MrSergio l’Aurelia per Roma.

Finisce così la nostra piccola scorribanda in Corsica; un bel gruppetto, affiatato ed agguerrito: Freeblue, Jack, Marmar, MrSergio ed Ulysse; tutti puntuali, tutti ben disposti e motivati, desiderosi di fare strada e vedere posti. Il meteo ci ha premiati, regalandoci giornate piene di sole, nottate stellate che raramente si vedono altrove; noi alloggiavamo in una gola, immersi nel buio totale ed il clielo di notte era una immensa carta blu con una miriade di puntini luminosi, più o meno grandi, a ricirdarci quanto siamo piccoli. L’alba, con le cime rocciose che si coloravano di rosa proprio di fronte alle nostre finestre, ci dava il buon giorno nel migliore dei modi. Tutto questo insieme alla bellezza dei posti, ci ha fatto vivere dei giorni indimenticabili; la riuscita del viaggio, poi, è stata possibile grazie alle indubbie qualità dei ragazzi che hanno partecipato, che insieme formano un gruppo unico.
Altre avventure ci vedranno insieme, ora mettiamo nell’album anche questo ennesimo successo, con felicità ed orgoglio.

Grazie a tutti, alla prossima!

13 agosto 2011 – Tolfa e Cimini

Oggi uscita leggera.
Ci si vede alle 8 e 30 al mio garage: Freeblue, Denny, Marmar ed Ulysse. Dopo una tranquilla colazione al mio bar abituale, in compagnia anche di Lucilla, andiamo a prendere l’Aurelia; solo pochi km e siamo a Santa Severa, dove prendiamo la strada per Tolfa.
Il tracciato è divertente e sebbene sia la mia palestra non mi stanco mai di godere di quelle curve; arriviamo a Tolfa e ci fermiamo nell piazza principale. Caffè, o thè freddo, spiritosaggini con la simpatica ragazza del chiosco e poi addirittura ci sediamo ai tavoli fuori per chiacchierare un pò. Vorremmo chiamare Fonzie ma non c’è campo per i cellulari. Il posto è tranquillo, c’è l’atmosfera rilassata dei giorni di festa; Marmar invece è in ansia continua per lla sua nuova moto, ha paura che le auto in manovra la possano urtare… Rilassate, fio mio!
Riprendiamo la via, c’è poca gente in giro; la Braccianese Claudia ci porta velocemente a Manziana, poi passiamo in rapida succesisone Oriolo, Vejano, Barbarano, Blera ed infine ci fermiamo a Cura di Vetralla, solita piazza, solito bar.
Proviamo di nuovo a chiamare Fonzie, visto che siamo a poche decine di metri da casa sua ci farebbe piacere incontrarlo e scambiare due chiacchiere, soprattutto per parlare della futura gita in Corsica; ma Mario non risponde così Andrea gli invia un sms. Noi siamo seduti al tavolo del bar, all’aperto, Marmar sempre con la prua del suo naso puntata verso la moto, sia mai che qualche piccione maleducato dovesse insudiciare l’immacolato serbatoio!!! 🙂
Dopo un aperitivo rigorosamente analcolico, offerto da Andrea, andiamo a riprendere le moto ma prima di partire facciamo un test all’ammortizzatore di Andrea, che emette uno strano cigolio; per cercare di produrre il rumore Denny sale in sella e mentre noi sorreggiamo la moto da dietro lui salta dalle pedane e ricade pesantemente conil culo sulla sella, a gambe levate. La scena è alquanto comica, sembra un cinghialetto o un orsetto da circo e ci sbellichiamo dalle risa, specialmente quando alzo il posteriore della moto mentre lui sta per dare la culata, producendo un inaspettato contraccolpo. Marmar videoriprende il tutto… Nel frattempo la piazza si è riempita di harley e proprio una poco gentile poco carina poco simpatica motociclista, o meglio una vestita da motociclista ma che di motociclistico ha solo il culo a forma di serbatoio dell’Adventure, scambia uno stizzoso ed acido battibecco con Marmar… Ma vaff!
Finalmente siamo in sella, ci dirigiamo verso Viterbo ed arrivati qui andiamo a prendere la Cassia Cimina. Che spettacolo, pochissime auto, nessuna moto, andiamo via veloci; Marma è sulla selal delal sua moto dunque non dovrebbe essere in ansia ma ci penso io ad agitarlo: gli sto dietro ed approfitto di ogni curva per cambiare continuamente posizione e traiettorie; lui deve stare con un occhio incollato ai retrovisori perchè sa che l’agguato è prossimo, potrebbe avvenire in un qualunque momento e non vuole farsi cogliere impreparato, si spaventerebbe. Ma io non pongo in atto la minaccia e lui resta sulle spine…
Arriviamo a Ronciglione, poi Sutri, poi la bella strada nel bosco che ci porta a Trevignano. Mezzo giro del lago di Bracciano e siamo al nostro chiosco di Anguillara. Parcheggiamo e ci andiamo a sedere ad uno dei tavoli sulla palafitta del chiosco; ma non un tavolo qualunque, un tavolo da dove si possa vedere Biancaneve, ovviamente!
Ci sbafiamo un paio di panini mentre cazzeggiamo con una delle due signore del chiosco; è neozelandese, ma vista l’età ni modo poco rispettoso la chiamo oldzelandese. E’ simpatica, sta al giuoco e ride di gusto quando le dico che Marmar Zampe di Quaglia gioca con gli All Blacks… Il momento clou del pranzetto arriva quando racconto una barzelletta che ha un finale alquanto *pittoresco* e ridiamo così forte, io momenti mi strozzo, che perfino dai tavoli più lontani si girano a vedere cosa è successo.
Stiamo un bel pò, il clima è ottimale, all’ombra si sta benissimo; poi si fanno le 15 e qualcosa e decidiamo di andare: Denny prende la casa per Cassia, no, cioè, la Cassia per casa mentre io, Marmar e Freeblue continuiamo a percorrere il lungo lago, fin poco prima di Bracciano, dove saliamo sulla Settevene Palo che ci porterà fino a Cerveteri. Qui ci dividiamo, i due prendono l’autostrada per Roma ed io mi dirigo verso casa.
Una uscitina lite, meno di 200 km, ma è stata lo stesso divertente; d’altronde basta stare insieme, ci divertiremmo anche a piedi!

Grazie a tutti, alla prossima!

6 agosto 2011 – Notturna in Sabina

Finalmente!
Dopo tanta attesa anche questo evento è finito nel nostro album dei ricordi; si è trattato di un evento speciale, una escursione motociclistica che esula dalle normali uscite: una notturna. Sottolineo che non si è trattato di un molto più comune trasferimento notturno, ma di una uscita vera e propria, con tutte le caratteristiche peculiari di questo genere: percorso motociclisticamente appagante, con curve, tornanti ed ascese di tutto rispetto anche se non da vertigine; tratti veloci e passaggi al limite dello sterrato; attraversamento di boschi, paesini e tutto quello che si può elencare parlando di un giro mototuristico.
Alla pizza pre partenza eravamo in numero doppio rispetto al drappello che sarebbe poi partito per la notturna: fra mogli, compagne, figlie, amici ed amiche eravamo in 12; pizza a Testaccio, locale molto alla mano, da *famiglie del rione* e di conseguenza molto molto low cost.
Poco dopo le 22, dopo un siparietto in strada il cui fulcro è stato il semprepiùbabbaluco MrSergio, accendiamo le moto e tutti in sella:
Marmar, dalla Sicilia.
Jack, dalle Marche.
Dennykey, Freeblue, MrSergio ed Ulysse i residenti o quasi.
6 moto, che riescono ad attraversare Roma da Testaccio a Labaro senza perdersi di vista in quel delirio che è il traffico di Roma il sabato sera fino a tarda notte. A ridosso del Raccordo il traffico scema, le auto sono sempre meno finchè ci troviamo a passare davanti la nostra abituale punta sulla Flaminia che praticamente ne vediamo una ogni tanto.
Giunti a Rignano lasciamo la Flaminia e scendiamo verso la valle del Tevere; strada piacevole, sinuosa; attraversiamo qualche paese finchè una festa, a Civitella San Paolo, chiude l’unica via di transito; pazienza, torniamo indietro di pochissimi chilometri e prendiamo l’altra strada, quella che passa per Monte Lino ed arriviamo infine a Nazzano e successivamente a Torrita Tiberina. Proseguiamo per Mirteto scalo ma invece di salire, come da programma, per Poggio Mirteto, prendo direttamente la stradella che porta sotto Poggio Catino; l’ultima volta l’avevo fatta lo scorso anno, in autunno, e dunque sono andato tranquillo, ma ora la troviamo che è praticamente uno sterrato. Vabbè, siamo tutta gente di mondo, penso, e non ci arrendiamo per qualche chilometro di strada dissestata. Infatti proseguo e tutti sono dietro, finchè non riagganciamo la strada *normale* e per ripidi tornanti saliamo velocemente a Poggio Catino. Stop! Altra festa, che rivela la sua parte più interessante nella fauna stanziale e di passo, specie di genere femminile dove spicca un esemplare di brunettacapellocorto veramente notevole.
Ci abbeveriamo alla locale fontanella mentre Denny, ripreso il thermos che aveva dato in custodia a Jack, si avvia verso il bar per farselo riempire di caffè; ma torna poco dopo, a passo di danza agitanto il thermos come fosse una maracas: l’interno è andato in mille pezzi e Denny si dispera pensando a come dirlo alla suocera, propietaria della suddetta boccia termica…
Pazienza, chi ne ha voglia si prende il caffè al bar; la sosta non trascorre noiosa, le cazzate volano alte e si capisce che c’è una atmosfera particolare; questa notte daremo il meglio di noi stessi.
Si riparte, MrSergio guida il gruppo, dopo opportuno mini briefing dove si pone l’attenzione all’albero che troneggia in mezzo alla strada, dividendola in due parti, che di notte lo vedi all’ultimo momento utile per schivarlo, ed allo stretto ponticello nel bel mezzo di una esse e nel cavo di una discesa e successiva salita. Conosco bene il posto e so che ci saranno detriti e sassi all’imbocco, in mezzo ed all’uscita del ponte.
Fila via tutto liscio, MrSergio con la sua luminaria è un faro per tutti; poco prima di Monte Tancia lo raggiungo e fermo il plotone, indirizzandolo nell’ampio piazzale rigorosamente non asfaltato; c’è la casetta in legno della Pro Loco, c’è l’osteria di Monte Tancia ma soprattutto si gode di una vista spettacolare della volta celeste, che soffre poco o niente di inquinamento luminoso. Per altri tipi di inquinamento provvederemo noi a ripristinare eventuali carenze. La vista è spettacolare, sia in cielo che verso i piani di Sant’Elia; Rieti è nascosta dietro il monte ma si vede la cupola luminosa che rivela la sua presenza. Il buio pesto verso il Terminillo, ma sopra di noi c’è la vera attrattiva: un cielo talmente stellato che è difficile isolare le singole costellazioni; e poi la presenza di Giove, solitario, più in basso, ad indicarci la rotta fin sopra il Terminillo, come fossimo una flotta in navigazione in mezzo al mare. Ammirare quello spendore allietati dalle note del Flauto Magico, suonato in modo magistrale da Freeblue, è cosa che non ha prezzo…
Si trascorre una buona oretta, con Marmar che si scatena in riprese ardite neille quali interpretiamo la duplice veste di soggetti e pennellatori di luce, *alluciando* con le torce elettriche gli altri soggetti.
Si riparte, ora si scende verso Rieti che raggiungiamo dopo una mezz’ora abbondante; deserta o quasi, facciamo uno stop al distributore per consentire il rabbocco del carburante a chi ne ha necessità; si riparte quasi subito, questo è un semplice scalo tecnico.
Attraversata Rieti in un baleno, saliamo ora per andare a prendere la mitica 521; salendo il passo si fa via via più allegro e si guida quasi meglio che di giorno; con tutto quel parco luci che abbiamo la strada è illuminata a giorno ma il fatto che solo la strada lo sia mentre tutto il resto è buio pesto, ci fa concentrare ancora di più sul tracciato; eventuali automobili, che in tutta la 521 saranno solo un paio, si vedono molto prima che di giorno e dunque si va su tranquilli e spediti: arriviamo a Leonessa e senza fermarci imbocchiamo la SP10 che ci porterà in cima al Terminillo; prima di arrivare riprendo Jack, in testa, per far salire il gruppo sull’anello di Campo Forogna.
Qui si che facciamo sosta, prolungata, ammirando una Rieti illuminata e le altre luci della vallata; Marmar entra di nuovo in azione, l’obiettivo è rovente e le riprese ancora più ardite; ritratti soggetto + moto, con la tecnica delle solite alluciate; non mancano le cazzate, in certi momenti si ride a crepapelle… Poi, sazi di buio, luci, foto, *suoni della notte e relativi profumi* prendiamo le moto e scendiamo nuovamente nell’ampio piazzale.

Scendendo vedo che nella piazza c’è disegnato un grande anello, una corona circolare molto ampia, forse stanno preparando una rotatoria… mi infilo nel mezzo della corona e comincio ad inanellare giri, seguito da tutti gli altri; pensavo di fare due, al massimo tre giri ma vedo che Marmar ha parcheggiato nel mezzo della rotonda ed è sceso, impugnando il telefonino per fare riprese video; allora continuiamo, il carosello si anima, Denny e MrSergio prendono a girare in senso contrario al gruppo, all’esterno del cerchio; poi mi produco in un passaggio alla Alberto Sordi in sella alla sua moto da vigile, in piedi e con la gamba sinistra protesa all’indietro e le riprese continuano finchè, in una spontanea regia, ci andiamo ad allinearre all’esterno del cerchio. Marmar ci indica di partire uno alla volta, fare un mezzo giro e poi prendere la via della discesa; io, senza farmi sentire, dico a tutti di scappare… Come dirà poi Jack: i cani non si abbandonano, Marmar si!
Ma stiamo andando piano proprio per farci raggiungere ed infatti poco dopo è con noi; si scende rapidamente a Rieti, sempre più deserta; oramai sono le 4 di notte e non riusciamo a trovare un bar aperto.
Andrea scorge un chiosco di kebab che sta per chiudere e così, poco dopo, ci troviamo a mangiare kebab a colazione; non tutti, alcuni preferiscono una banalissima piadina con nutella… parliamo a lungo con il simpatico ragazzo egiziano del chiosco; Danilo fa prendere al discorso una piega social-politica ma noi, da dietro, riportiamo il discorso terra terra con le continue cazzate sparate a raffica.
Si riparte, per l’ultimo veloce tratto: tutta Salaria fino a Settebagni, dove troviamo il Bar Fortuna aperto; qui il caffè ci sta tutto e dopo una sosta nella quale rischiamo di addormentarci, ci salutiamo e riprendiamo la strada di casa: Jack torna a Fabriano, noi verso Roma, ci risentiremo a giorno inoltrato…

Peccato veramente per chi ha perso questa notturna, ma i Babbaluci debbono ancora aggiungere molti capitoli alla loro storia e ci saranno altre edizioni.

Grazie a tutti, alla prossima!

Pallina – Emozioni di un giro particolare

Una sola espressione consente di esprimere le emozioni dei miei primi (quasi) 1000 km con la moto nuova: SPETTACOLARE!!!
Giro programmato da parecchio tempo e con molta cura da Sergio-Ulisse, quello del weekend appena trascorso…un giro insieme ad amici con cui non avevamo ancora mai avuto il piacere fare strada per lunghi tratti.
Non è possibile per noi prevedere se partiremo con una o due moto, ma Paolo riesce ad ottenere dal concessionario l’anticipo della consegna della mia a venerdì mattina, anziché sabato, giusto poche ore prima della partenza…della serie “O la va o la spacca”!
Giovedì notte non chiudo occhio, tante domande mi ronzano in testa: sarà troppo alta o troppo pesante? La farò cadere al primo giro come la vecchia? Ci troveremo in sintonia? Ce la farò a percorrere tutta quella strada, dopo tanto tempo d’inattività, con una moto nuova che non conosco affatto? C’è solo un modo per rispondere a queste domande: provare!
Venerdì mattina, la tensione è talmente alta che nel percorrere la poca strada che c’è da casa mia al concessionario mi addormento in macchina.
Arrivata ad Ancona trovo la moto ancora esposta: cavolo, ma allora non è pronta!!!
Il concessionario si prodiga in mille scuse e ci offre una moto sostitutiva per far passare il tempo nell’attesa che venga messa a punto la mia. La tensione cresce sempre più: siamo in ritardo e dobbiamo ancora tornare a casa per preparare le cose prima di partire!
Finalmente mi consegnano la moto e chiedo al meccanico se posso già prenotare il tagliando per la prossima settimana. Mi guarda strano e mi dice che devo farlo a 1000 km; con un sorriso gli rispondo che se va tutto come previsto entro domenica li avrò compiuti!
Salgo in sella, metto la marcia, lascio la frizione, ma la moto si spegne…iniziamo bene!!!
Faccio pochi metri, mi fermo per mettere casco e giacca e la moto…si spegne di nuovo!!!
La frizione stacca prima dell’altra ed è piuttosto duretta e inclinata diversamente…andiamo bene se devo fare 1000 km a singhiozzo…
Riparto, m’immetto sulla strada, provo a frenare per vedere come rispondono i freni e…..mizzica quanto è lunga la frenata rispetto all’altra che si bloccava immediatamente!!! Dovrò prendere le misure perché al momento ho l’impressione che non si fermi.
Arrivo a casa e la tensione cresce ancora: fra poco partiremo davvero e la strada da percorrere è tanta!!!
Preparate le borse, risalgo in sella. La moto è praticamente in piano, ma….cavolo, non riesco a tirarla su dal cavalletto!!! E allora? Dov’è finita la mia forza??? Il viaggio inizia bene… Mi sento un po’ come Fantozzi!!!
Paolo mi dà una mano ed io ricomincio a pensare che forse è troppo pesante, che forse di qua, che forse di là…poi mi viene in mente quello che mi ha detto mio fratello qualche giorno prima: “Fatti meno seghe mentali e pensa a guidare!” e così cerco di godermi il viaggio.
Siamo sole, io e la mia moto…Beh, a dire il vero c’è anche Paolo, ma sono da sola a guidare! Affronto le prime curve e mi rendo immediatamente conto della differenza rispetto alla precedente! Non c’è paragone!!! L’erogazione è fluida, non mi mette mai in difficoltà, le buche quasi non si sentono, se freno non si scompone…passo persino su un piccolo pezzo di strada sterrata che stanno sistemando, ma quasi non me ne accorgo…ha il manubrio largo, come piace a me, ed ha l’anteriore decisamente stabile, non come la Kawasaki!!! Un vero spettacolo!!! Perché non l’ho cambiata prima anziché soffrire per 5 anni per una moto che non sopportavo?
Dopo un centinaio di chilometri, all’altezza di Gualdo Tadino, inizia a farmi male la mano sinistra: la leva della frizione è troppo lontana e mi rendo conto che non posso continuare così per tutto il weekend; Paolo me la sistema e ripartiamo. Ora è davvero un’altra cosa!
Sono sempre un po’ impacciata e faccio un casino tremendo con le frecce perché la destra è a destra e talvolta, dato che tengo le mani quasi al limite esterno, non arrivo ad attivarla…fortuna che si spegne da sola!!!
Mi concentro sulla guida: provo ad impostare meglio le curve…quanto è diverso il baricentro, hai quasi la sensazione di cadere dall’alto, ma è piacevole il modo in cui piega (il concetto di “piega” è relativo!!!)
Arrivati a Terni il Tom Tom di Paolo ci fa fare, ovviamente, un giro turistico dentro la cittadina nell’ora di punta ed io, per non imprecare nel casco, taccio del tutto!!! Mi rendo conto però che anche in queste situazioni la moto nuova reagisce decisamente meglio dell’altra e non mi mette mai in difficoltà.
Curva dopo curva arriviamo poco prima di Tivoli e decido che è ora di togliere gli occhiali, ma gli auricolari sono scarichi (come sempre quando servono!!!). Provo a mettere la freccia, mi sbraccio per farmi vedere da Paolo, lampeggio, ma niente…Così accosto e mi fermo, pensando: tanto se ne accorgerà. Il pover’uomo però non si accorge di nulla e, quando finalmente guarda negli specchietti, non mi vede più e inizia a pensare le cose peggiori: è caduta, è finita di sotto perché non ci sono guard rail… Così torna indietro a cercarmi, facendo inversione su una strada non proprio larga e carico come un somaro, ma io riparto e lo incrocio quasi fischiettando. Mi odierà sempre per questa cosa!!!
Arriviamo a Tivoli e, tanto per cambiare, il Tom Tom ci porta fuori strada…Ci ritroviamo in centro e chiediamo informazioni per trovare il B&B “Il casale dei fiori” dove abbiamo prenotato una camera. Due tipi ci dicono di scendere lungo la strada che sta di fronte a noi. La guardo: è in pendenza mostruosa e ci sono i sanpietrini…annamo bene!!!! Provo ad appigliarmi al fatto che è ZTL per non doverla percorrere, ma in due mi dicono che con le moto si può passare e aggiungono anche che la strada, dopo la prima curva, è asfaltata. E va bene: riaccendiamo la moto e iniziamo a scendere!
Certo, la strada dopo la prima curva è asfaltata, peccato che più avanti ricomincino i sanpietrini! Per non farci mancare nulla salgono persino le macchine!!! Paolo è carico come un mulo e la strada consente il passaggio di un solo veicolo alla volta. Maledicendo quelli che ci hanno consigliato di fare quel giro, vado giù lo stesso. Arrivo al B&B con la fronte imperlata di sudore, ma ce la faccio e sono soddisfatta di me!
Solo al nostro arrivo scopriamo che esiste una strada migliore per raggiungere il B&B senza problemi (“C’è il sentiero”, direbbe Giacomino!!!). E, come se non bastasse, scopriamo anche che la strada che ci hanno fatto percorrere è effettivamente ZTL, ma Gianluca, il proprietario, si offre di chiamare i vigili per dire loro che siamo suoi clienti, evitandoci così una multa! Grazie, Gianluca!!!
È solo venerdì sera e la mia moto ha all’attivo 289 km!
Il B&B è molto carino, vivamente consigliato a chi vuole fermarsi in zona perché ha uno spazio recintato dove tenere le moto e si trova praticamente in centro (60 euro per una matrimoniale non è un prezzo eccessivo).
Dopo un po’ arriva anche mio fratello, che si è sparato tutta autostrada per arrivare prima possibile una volta uscito dal lavoro.
Per raggiungere il B&B ha percorso una strada ancora peggiore della nostra…evidentemente abbiamo sbagliato entrambi!!! Strada degli Orti, questa è quella giusta da prendere; nome da memorizzare nel caso in cui dovessimo ritornarci!!!
Decidiamo di cenare e andare a vedere Villa d’Este di notte, in fondo confina quasi con il Casale dei Fiori…solo che per raggiungerla dobbiamo circumnavigarla a piedi e Tivoli è tutta in salita!!! Però che spettacolo quei giochi d’acqua e di luce nel buio della notte!!! Per noi hanno un significato particolare perché i miei si sono sposati lì!
Trascorro un’altra notte insonne perché verso le 4 inizia a piovere a dirotto ed io inizio a pensare di dover guidare sotto la pioggia e di dover percorrere una strada in grande pendenza per uscire da Tivoli…
La mattina dopo ho all’attivo 48 ore di veglia assoluta, ma devo rimettermi in marcia e con l’antipioggia!!! Sono tesissima, ma le mie paure sono infondate sia perché la strada è ottima, e non come quella che abbiamo percorso la sera precedente, sia perché arrivati alla punta smette di piovere!
I ragazzi sono tutti lì: 10 persone, 8 moto.
Inizia la seconda parte di quest’avventura! Ce la farò a reggere il ritmo? C’è sempre un unico modo per saperlo!
Partiamo tutti insieme e percorriamo curve, su curve, su curve…tutte strade meravigliose a cavallo tra Lazio, Abruzzo, Molise. Alcune zone le conosciamo perché ci abbiamo trascorso le vacanze la scorsa estate: Barrea, Castel di Sangro, Passo Godi, Lago di Scanno, le Gole del Sagittario; altre sono una piacevole scoperta.
Resto indietro perché non sono in grado di tenere il ritmo di quelli che mi precedono, ma ho accanto due angeli custodi, Paolo e Marco, cui spesso si aggrega anche Murdock, che non mi lasciano un attimo; anche il resto del gruppo non mi fa sentire un peso, nonostante debba fermarsi ogni tanto ad aspettarmi agli incroci e mi coccola in molti altri modi.
Non facciamo che togliere e mettere gli antipioggia, ma in generale le strade sono asciutte e così mi lascio andare al piacere della guida, lenta, ma sempre più sicura. Questa nuova moto mi piace sempre più e affronto con maggiore tranquillità persino i tornanti!!!
Durante il pranzo a Sora Paolo Yamanero mi regala un portachiavi con tanti cornetti rossi come portafortuna!
Si apre uno spazio temporale favorevole e appare persino il sole!!!
A pochi chilometri da Alfedena la stanchezza comincia a farsi sentire e decidiamo di separarci dal gruppo. Il grande Ulisse ha previsto anche questa possibilità e predisposto un percorso alternativo (anzi più d’uno, in realtà)! Io e San Paolo ci recheremo direttamente ad Alfedena e aspetteremo lì il gruppo per proseguire poi insieme verso la nostra meta, così facendo eviterò un pezzo di strada e avrò tempo di riposare un po’. Mi dispiace saltare una parte del percorso, ma non me la sento proprio di continuare. Al distributore MrSergio rivolge a Paolo un: ”Vedrai quando avrà imparato a mettere la seconda!” che ci fa sbellicare dalle risate.
Ripartiti da Alfedena con gli altri che sono passati a prendere un po’ di vento al parco eolico, sbagliamo direzione, ma la variazione non è affatto male perché quel pezzo di strada è davvero fantastico. Io, l’istrice, Gecche e Murdock rimaniamo indietro e rallentiamo perché non siamo convinti di essere nel posto giusto, così telefoniamo agli altri per sapere dove siano finiti: anche loro hanno sbagliato strada e stanno tornando indietro.
Ritornati sulla retta via, ci dirigiamo verso Barrea e da lì saliamo a Passo Godi. La temperatura scende sensibilmente, ma le manopole riscaldate fanno il loro sporco lavoro alla perfezione!!! Inizio ad essere davvero stanca, ho la nausea della moto, non ne posso più e non vedo l’ora di arrivare…probabilmente lo stop più lungo del normale, mi ha deconcentrato del tutto.
Vorrei solo togliermi l’abbigliamento tecnico e fare una doccia, ma dovrò attendere ancora…
Nel frattempo l’auricolare decide di abbandonarci e io e Paolo ci mettiamo d’accordo per un segnale convenzionale: quando si avvicina un tornante, tirerà fuori una gamba per segnalarmelo. Murdock, che è dietro di noi, inizia a chiedersi che cavolo stia segnalando Paolo visto che merde in giro non ce ne sono, ma dopo un po’ afferra anche lui il significato del gesto in codice!
Il sole sta calando; la luce, che arriva sugli occhi filtrando tra i rami è accecante, ma del resto se siamo ancora in giro a quell’ora è a causa mia.
Finalmente arriviamo alla Locanda dell’Asino d’Oro, un miraggio!!!
Il parcheggio è sterrato…che faccio, provo ad entrare? Paolo mi dice con fare perentorio: ”Ferma lì, rimandiamo le prove a quando avrai montato paramotore e paracarene!”.
Anche questa volta ho evitato lo sterrato!!! Fiuuuuu…
La mia moto segna ora all’incirca 650 km!
Il posto dove dormiremo è bellissimo!!! Si sentono gli asini ragliare; Murdock decide persino di registrarli. Essere svegliati dal ragliare dell’asino potrebbe dare fastidio a qualcuno, noi invece ridiamo come matti perché sono troppo buffi!
Alla locanda troviamo anche Enzo Ferrara e sua moglie, che ci hanno preceduti.
Questa compagnia è davvero fantastica: si ride, si scherza, si prende per i fondelli Marmar, ma si parla anche di cose serie.
La notte stavolta dormo come un angioletto, anche se alle 6,30 ho già gli occhi aperti.
Decido di vestirmi e andare a guardare gli asini da vicino. Uno di loro ha assaporato la libertà e Paolo si ritrova a fare da “aiuto asinaro”. Queste creature sono bellissime e simpaticissime, soprattutto quando mangiano le mele mostrando i dentoni!!!
E’ ormai domenica, è ora di ritornare verso casa, ma il giro non è ancora concluso; l’obiettivo è quello di arrivare a Magliano dei Marsi prima di dirsi arrivederci. Io però non mi sento affatto in forma. Partiamo con gli altri, ma dopo pochi km io e Paolo decidiamo che è meglio salutarsi lì e prendere direttamente la strada di casa. Non sono al massimo delle forze, perciò non ha senso spararsi altri 400 km quando posso risparmiarne parecchi; inoltre non voglio condizionare il gruppo, farei fare tardi a tutti e c’è chi ha il tempo contato. Senza contare che le previsioni meteo non promettono nulla di buono per il pomeriggio, anche se al momento c’è il sole. Mi sento in colpa nei confronti di Paolo che per stare vicino a me deve perdere anche questa parte del giro, ma Mr Sergio trova una soluzione anche a questo: “Lasciala per oggi e te la riprendi domani!”.
Salutiamo gli altri e ripartiamo in due.
In realtà il giro in solitaria non andrà poi tanto male…Sì, andiamo piano, ma abbiamo modo di parlottare riguardo a come fare per migliorare la mia resistenza in moto. Non posso dire di andare sempre pianissimo, diciamo che più altro sono incostante: talvolta accelero e mi rendo conto che quando vado più veloce guido meglio e imposto meglio le curve, ma non reggo quei ritmi per tanto tempo. È come se il mio cervello subisse un ON OFF continuo che non riesco a controllare e quando va su off, la manopola del gas non gira nemmeno se mi sparo!
Per evitare l’acqua decidiamo di non fermarci nemmeno a pranzo, giusto una rapida sosta a Marana per un caffè che ci fa passare le fame e una a Forca di Presta per mettere l’antipioggia: persino l’acqua è stata più veloce di me! Il pranzo non ci manca, siamo abituati, quando andiamo in giro in moto, a mangiare anche alle quattro del pomeriggio per approfittare delle ore in cui c’è meno traffico in giro, per cui nessuno dei due ne sente l’esigenza.
A Castelluccio inizia a piovigginare. La piana tutta viola è uno spettacolo lunare: sembra quasi di galleggiare sull’acqua!
A Visso il tempo decide di non assisterci più e viene giù il diluvio universale. A quel punto ci prende la risarella isterica perché entrambi i nostri antipoggia lasciano passare l’acqua. Mancano solo 30 chilometri a Camerino dove abbiamo deciso che ci fermeremo per chiedere ospitalità ai miei, ma sono sufficienti per farci arrivare a casa di mamma con le scarpe piene di paperelle, i guanti da strizzare e le rane nelle mutande!!! Gli ultimi 3 km, nonostante le manopole riscaldate, fatico persino a muovere le mani! Che freddo! Ho i brividi! Però che ridere…quando sei tutto zuppo in quel modo non puoi far altro che ridere, soprattutto se ad ogni cambio marcia senti l’acqua che si sposta dalle dita dei piedi al tallone!
La mattina dopo, riprendiamo l’ultima tappa del nostro giretto: Camerino-Senigallia, con scarpe e guanti ancora umidi.
Le nostre moto ora sono in garage, una di fianco all’altra…Il mio contachilometri segna 973 km! E’ praticamente pronta per il tagliando!!! Certo per è stata battezzata bene, persino con acqua e vento!!!

Paola Pallina

23-24 luglio 2011 – Sannio & Abruzzo

Lunga storia, anzi lunga gestazione per questa due giorni.
Era partita come sempre, con il lancio della proposta nel forum; poi, con il passare dei giorni, ci sono state modifiche alle date, iscrizioni, cancellazioni e soprattutto una marea di messaggi, prevalentemente OT, che hanno prodotto la bellezza di 26 pagine di messaggi.
L’unica cosa che non è mai cambiata è stato il percorso e la logistica annessa.
Siamo arrivati, dunque, a definire tutte le caratteristiche del giro e la composizione dei partecipanti solo nella settimana della partenza: Hystrix, Pallina, Jack dalle Marche, pur non essendo marchigiani; Yamanero ed Emilio dalla Campania; MrSergio, Francesca, Jean, Ulysse e Lucilla gli autoctoni.
I marchigiani adottivi sono arrivati venerdi pomeriggio / sera ed hanno pernottato dalle parti di Tivoli; i Campani invece sono arrivati direttamente sabato mattina alla punta, una levataccia per loro.

Si parte alle 08:40 dall’area di servizio sulla Roma – L’Aquila, pochi km ed usciamo a Mandela per prendere la Tiburtina; velocemente passiamo Agosta e poi Subiaco, per salire a Jenne con la mitica via dei Monasteri. Strada piacevolissima, con quel suo susseguirsi di curve e gallerie; salendo inizia a piovere, ma è pioggia leggera. Arriviamo al punto dello svalicamento, poco prima dell’abitato di Jenne, e fatte alcune foto riprendiamo la via, scendendo verso gli Altipiani di Arcinazzo, sempre accompagnati da quella pioggerellina leggera ed intermittente; arrivati agli Altipiani ci fermiamo al bar e mentre alcuni prendono chi un caffè, chi una bottiglietta d’acqua, Yamanero segue il suo fiuto come un segugio e ritorna con tanto di pizza con la mortadella fra le capienti fauci!
Effettuato il pit stop partiamo nuovamente, destinazione: La Certosa dei Trisulti; percorriamo la bella strada in mezzo al bosco che, tutta in salita e con una serie continua di di curve, ci porta all’Abbaziia ma mentre saliamo la pioggia aumenta di intensità ed arriviamo sotto un vero e proprio acquazzone.
Il posto è bello ma le condizioni meteo ci consigliano di proseguire senza indugi. Scendiamo così a valle, tagliando parte del percorso, e prendiamo la superstrada che con 12 km in 10 minuti ci conduce alle porte di Sora. Non entriamo in centro ma percorriamo la strada periferica che ci porterà all’altra superstrada, la Sora – Cassino. Fatte però poche centiania di metri vedo un allettante bar – tavola calda e mi fermo, proponendo di fare qui lo spuntino. L’orario c’è, la fame non manca, ha pure smesso di piovere così ci sistemiamo sotto una pergola, allineando i tavoli, ed ordiniamo: chi prende un primo, chi prende una insalata chi invece si sbafa un quarto di bue… Come chi? Yamanero, no?!
Fra cazzate stratosferiche, soprattutto da parte di MrSergio, il tempo scorre allegramente e l’ora che ci siamo concessi ben presto finisce.
Si sale in sella, altra decina di km sulla superstrada ed arrivati ad Atina prendiamo per Saracinisco e Cerro al Volturno. Bella valle incassata fra i monti, bella strada sinuosa che ci porta ad attraversare diversi paesini, salendo e scendendo continuamente e con le moto che raramente stanno dritte.
Con questo andazzo arriviamo a Cerro al Volturno con un ritmo tranquillo, senza forzare. Palina, alle prese con la sua nuova moto, se la cava egregiamente e dobbiamo solo fermarci a qualche bivio ma come si fa normalmente nelle uscite, nulla più. I due passaggi sulle superstrade, solo una decina di km a tratta, li avevo inseriti proprio per farle riprendere fiato e consentire a tutto il gruppo di guadagnare tempo; quando ci fermiamo a Rionero Sannitico per il rifornimento con annessa abbeverata, siamo perfettamente in tabella, abbiamo addirittura recuperato i 10 minuti di ritardo alla partenza. A questo punto però abbiamo percorso tanti km e all’arrivo del primo giorno ne mancano ancora 180, di strade di montagna.
Hystrix e Pallina prendono dunque la saggia decisione di sfruttare uno dei tagli al percorso previsto proprio in questo punto e se ne vanno ad Alfedena, dove attenderanno il nostro arrivo. Noi prendiamo per Capracotta e dopo pochi chilometri inizia il divertimento: strada spettacolare, fondo stradale ottimo, altopiano decisamente bello, siamo in pieno parco eolico!
La discesa dall’altopiano è sempre all’insegna delle curve ma il fondo stradale ci consiglia prudenza. In breve passiamo Castel di Sangro ed arriviamo ad Alfedena; una rapida occhiata alla tabella dice che siamo ancora perfettamente in orario. Recuperati Hystrix e Pallina, dopo un paio di passaggi in centro ed altrettante telefonate di Hystrix; ho il telefono collegato all’interfono e dunque mi arriva la sua vocina che, senza un minimo accenno di protesta, mi comunica: “son due volte che ci passate davanti ma non vi fermate. Alla fine, grazie anche al fatto che si è piazzato in mezzo alla strada, lo vediamo e ci fermiamo.
Qui facciamo il guaio: ripartendo da Alfedena il liguaggio a gesti fra me ed Emilio produce una incomprensione per cui ci facciamo 15 km non previsti ed altrettanti ovviamente a tornare indietro, comunque di una strada molto allettante. Pallina, Hystrix, Jean e Jack si erano già fermati prima ma per dei dubbi ad un incrocio; mentre stiamo tornando mi chiama Jean e gli dico di non muoversi che stiamo arrivando. Finalmente giungiamo a Villetta Barrea ed iniziamo la salita verso Passo Godi; MrSergio e Francesca si staccano per andare a salutare i nonni e ci raggiungeranno più avanti. Noi proseguiamo, faccio cenno a Jack, Emilio e Yamanero di andare avanti, vedo che Pallina è veramente stanca ed il suo ritmo scende sempre più. Mancano solo una sessantina di km all’arrivo, ma quei 30 km fuori programma ed il ritmo che ora un pò calato ci fanno inesorabilmente accumulare ritardo. Poco male, perchè manca veramente poco. Avendo previsto questo, dati causa e pretesto, quando stavamo facendo inversione dopo aver preso la strada sbagliata, mi ero preoccupato di telefonare alla locanda dicendo che saremmo arrivati alle 20 e saremmo stati pronti per cenare alle 21, non prima.
Jack nel frattempo si è fermato ad aspettarci, mentre Emilio e Yamanero hanno proseguito per la locanda; loro hanno 250 km in più sulle spalle ed è giusto che vadano a rinfrescarsi e riposarsi quanto prima; sono contento di aver fornito a tutti il percorso per il navigatore, precauzione che ripaga in casi come questi, consentendo ai partecipanti di raggiungere la meta in autonomia.
Proseguiamo, un occhio fisso al retrovisore per controllare la situazione e con la speranza di veder spuntare da una curva la mucca di MrSergio, ma niente. Arriviamo alla locanda, sono le 20; scarico la borsa dal portapacchi e quella da serbatoio e mentre Lucilla e gli altri prendono possesso delle camere, io riparto a razzo per andare incontro a MrSergio. Pochi km, a tutta birra, e ci incrociamo un un tratto rettilineo; ancora una conferma, è ragazzo affidabile, questo è il pensiero che mi viene in mente mentre effettuo una inversione che somiglia più ad un testa coda.
Insieme arriviamo alla locanda; andiamo anche noi a farci una bella doccia e ad indossare abiti civili, ci rivedremo tutti a tavola.
Faccio rapidamente, scendo e trovo già gente in giro per i giardini ed i recinti degli asini, che spettacolo. Due chiacchiere, salutiamo anche Enzo e consorte che ci hanno preceduto alla locanda; ci aveva telefonato Enzo quando eravamo nei pressi di Alfedena per avvisarci del suo arrivo.
Ci siamo tutti, ci mettiamo a tavola. Che ore sono? Ma le 21, ovvio…
Si ride, la cena è uno spasso, gli antipasti spariscono dai vassoi come fossero acqua fresca; i primi riscuotono un noteole successo, così pure i secondi, le patate, i friarielli ed ovviamente il Montepulciano di Abruzzo. Anche se tutte allegre, noto molte facce stanche; il percorso era lungo e faticoso, 430 km, di cui 15 di autostrada in partenza, una ventina di superstrade varie e tutto il resto curve e solo curve, di tutti i tipi. Ma siamo felici, appagati, è stato veramente un bel giro e tutto sommato il tempo è stato clemente: solo 15 minuti di acquazzone. Qualche chiacchiera dopo cena, in giardino, e poi tutti a nanna; la giornata è iniziata, si è svolta ed infine conclusa nel migliore dei modi.

Domenica mattina ci svegliamo con il raglio degli asini anzichè col canto del gallo; sono animali dolcissimi e molto intelligenti; io e Lucilla scendiamo presto e poco dopo siamo raggiunti da Yamanero, Hystrix e Pallina, via via tutti gli altri. La colazione sarà alle 9 e la partenza alle 10, possiamo prendercela comoda, così giriamo fra i recinti e le stalle; nel trasferimento di un gruppo di asini da un recinto all’altro ne scappano tre e noi tutti ci adoperiamo per aiutare il personale a recuperarli; riusciamo nell’impresa e, soddisfatti, offriamo delle piccole mele agli asini, che le gradiscono in modo particolare. Ci siamo tutti, è l’ora, si va a fare colazione. Yamanero, che è stato il più mattiniero di tutti, partecipa anche lui alla colazione ma veramente ne ha già fatte due, questa sarebbe la terza; ma lo fa solo per spirito di gruppo, per condividere con noi questo momento importante… è guaglione: ca famme se cocca, ca famme se sceta!
Le 10, si parte in perfetto orario; arriviamo a Anversa degli Abruzzi ed Hystrix ferma la truppa: Pallina non ha smaltito la stanchezza del giorno prima e preferiscono fare strada verso casa, meglio non esagerare. Nel conciliabolo MrSergio tira fuori tutta la sua perfidia: si avvicina ad Hystrix e gli dice: “ma lasciala, no? Poi ti ci rimetti insieme lunedi…”. Che animale, è puro Babbaluco, anche lui.
Ci separiamo, ci dispiace ma è meglio non forzare queste situazioni; Pallina si è prodotta in una performance notevole, fra l’altro con una moto che più nuova non si poteva, avendola ritirata solo il venerdi poco prima di partire alla volta di Roma. Brava!
Ripresa la marcia, passiamo sotto Cocullo e prendiamo ancora una volta uno splendido tracciato che dopo uno svalicamento ci porta ad Ortona dei Marsi ed infine a Pescina; qui facciamo rifornimento e ci imbattiamo in una corsa ciclistica ma fortunatamente restiamo fermi solo una decina di minuti.
Saliamo ora per il parco eolico, la strada è in condizioni perfette ed in breve arriviamo a Castelvecchio; qui dovremmo prendere per Ovindoli, ma viste le condizioni della strada, senza consultarmi con gli altri vado a riprendere in senso contrario il bel percorso appena terminato. Svicoliamo veloci ma sempre entro i limiti di sicurezza ed in breve siamo ad Avezzano; pochi km fra il delirio di sensi unici e finalmente usciamo dal labirito, la nostra meta è Magliano de Marsi. Arrivati a Cappelle vediamo una invitante pizzeria tavola calda e ci fermiamo. Le moto parcheggiate nella piazzetta, ci sediamo all’aperto e nel poco tempo che ci viene preparato un piatto di pasta consumiamo pizza al taglio, qualche crocchetta di patate e suppli.
arrivano gli spaghetti, e così come sono arrivati in breve se ne vanno… Girare in moto mette fame più che andare a piedi, sembra!
Meno male che i due pranzetti, sabato e domenica, ci sono costati solo 9 euro l’uno e 8 euro l’altro…
Altre chiacchiere, altre cazzate… il tempo vola, Emilio ci aveva salutato prima del pranzo, ora ci lasciano anche Jack e Yamanero, che prendono ognuno la direzione di casa propria. Io e Lucilla, con Jean, MrSergio e Francesca, decidiamo che basta così: prendiamo l’autostrada ed in meno di un’ora siamo a Roma; saluti, baci e abbracci, noi ci faremo altri 70 km per arrivare a casa.

Un’altra gemma da conservare nel nostro scrigno dei ricordi, ricordi che per intensità e bellezza dei momenti vissuti insieme resteranno indelebili nelle nostre memorie, e se qualcuno mai dovesse dimenticarsene ci saranno le pagine di questo bel libro che sitamo scrivendo, tutti insieme e pagina dopo pagina.

Alla prossima, fratelli!