15-16 Marzo – Tosco Romagnolo

Terzo mese dell’anno, terza uscita di due giorni…
Questa volta il gruppetto è un pò più numeroso dei soliti (due) noti: ai Sergi si aggiungono Marsilio e Francesco.
Appuntamento alle otto di venerdi mattina, area di servizio sul GRA. Colazione, rifornimento e via, a toglierci di dosso le tossine di una settimana di lavoro ed il traffico di Roma in una giornata feriale… Raccordo abbastanza frequentato a quest’ora, anche la Cassia ma lasciata alle spalle la periferia di Roma tutto diventa più tranquillo.
Sosta a Bolsena, un rito quando passiamo da queste parti: piccolo trancio di pizza dal fornaio, caffè e si riparte, non senza aver scattato qualche foto a ricordo dell’evento che stiamo vivendo.
La statale scorre veloce sotto le ruote, saliamo per Radicofani e tramite un percorso dal fondo stradale un pò sconnesso ma molto divertente, tutta una curva, raggiungiamo l’autostrada ed entriamo dal casello di Chiusi-Chianciano.
Una cinquantina di chilometri, facciamo il pieno e, passando per Arezzo, ci dirigiamo verso Bibbiena.
Ci troviamo a svalicare il nostro caro Croce ai Mori ed il pensiero va ai nostri amici con i quali abbiamo scavato solchi su questo passo, percorrendolo in tutti i sensi di marcia e a tutte le ore, anche con il sopraggiungere del buio; soprattutto penso ad Andrea, che ama questo valico in modo particolare e so quanto gli sarebbe piaciuto far parte della combriccola, oggi. Spero che quest’anno si possa fare una gita come ai vecchi tempi, con i cari vecchi amici, la banda al completo o quasi.
La nostra destinazione immediata è Ponte a Vicchio, dove ci aspetta una osteria a noi nota per soddisfare l’appetito oramai incalzante.
Non è che a pranzo, quando siamo in moto, siamo soliti “perdere tempo” a tavola, anche per non appesantirci in vista del prosieguo dell’itinerario che in genere, nel pomeriggio, è ancora sostanzioso. Ma praticamente siamo arrivati e poi dobbiamo assolutamente far conoscere il posto ai nostri amici.
L’osteria è piccola, molto spartana, tavoli minuscoli e sgabelli al posto delle sedie ma il tutto è compensato da una qualità superlativa delle cibarie. Tortelli ripieni di patate, una specialità del posto, fritti vegetali ed un prosciutto che … “è ‘n zucchero, a Sergio!
Con molto comodi ci alziamo da tavola, caffè al banco e si riparte, il Mugello è dietro l’angolo e andiamo a scattare delle foto commemorative a questo santuario della velocità.
A questo punto, come si dice a Roma, “s’è fatta ‘na certa” e ci mattiamo in lento cammino verso la nostra destinazione finale, un casolare di campagna che ci ospiterà per la notte e ci rifocillerà per la cena.
Si prendono le camere, si sistemano i bagagli, doccia e prima di cena siamo fuori a fare due chiacchiere. La cena è male, personaggi un pò pittoreschi al ristorante, sia fra il personale che fra i clienti ma tutto fa parte del folklore locale che a noi tanto piace vivere, in qualunque posto andiamo.
Il dopo cena non offe gran che, siamo in mezzo alla campagna , abbiamo dovuto fare anche un pò di sterrato per arrivare fin qui e, complice anche la stanchezza accumulata, raggiungiamo il letto senza tanti convenevoli.
La notte scorre tranquilla, senza un rumore a parte quelli nostri provenienti da “entrobordo”… la mattina ci svegliamo presto, abbiamo concordato la colazione alle otto e non manchiamo l’appuntamento. Io e mio fratello, malati e traviati da vecchie abitudini enduristiche, prima della colazione abbiamo già fatto i bagagli e sistemato gli stessi sulle moto. Visiere dei caschi pulite, guanti pronti sul manubrio, navigatori fissati…
Ma anche i nostri compagni svolgono il tutto nel pieno rispetto dei tempi previsti ed alle nove siamo già sullo sterrato che ci porta sulla statale.
E qui comincia il nuovo giorno motociclistico.
Una decina di chilometri ed inizia la salita al mitico Muraglione: strada deserta, asfalto da dieci e lode, curve di tutti i tipi, si sale velocemente fino al caratteristico muro che da il nome al passo. Sosta, foto di fronte al muro, l’unico che non vorremmo mai fosse abbattuto, foto al cartello del passo e ci infiliamo del bar.
Caffè, adesivi, chiacchiere e dopo una mezz’ora si riparte.
Scendiamo dalla stessa parte dalla quale siamo saliti, si rientra a casa in giornata e non abbiamo purtroppo tempo per poter fare un giro più completo.
Di nuovo Croce ai Mori, senso inverso al giorno precedente ma stessa goduria…
Dopo il valico lasciamo il percorso per un tracciato meno comodo, strada stretta, si sale discretamente tanto che ad un certo punto incontriamo della neve a bordo strada, se si può chiamare così. Dobbiamo arrivare all’Eremo di Camaldoli, ma la strada è sbarrata.
A vecchi enduristi come noi non crea imbarazzo passare di lato, fuori strada, e prendo l’iniziativa; in breve siamo tutti al di là della sbarra, tutti rei e correi… la complicità è essenziale in un gruppo e pur con le dovute cautele, proseguiamo.
La strada, lo stretto nastro che chiamano strada, si snoda nel bosco fitto, a terra rami, tronchi e terra. Fondo molto scivoloso ma percorso bellissimo e dopo una mezz’oretta siamo di fronte all’altra sbarra, che chiude l’uscita.
Valutiamo se buttarci per una scarpatella ma ci viene in mente la famosa catena della Corsica ed allora proviamo e riusciamo a svellere un palo di legno che ci impedirebbe una via più comoda. Siamo fuori, rimettiamo il palo al suo posto ed in breve siamo di fronte all’Eremo. Foto, ripartiamo ma sia lo sterrato per il Passo dei Fangacci, nostro ambito way point, che l’altra spettacolare strada che scende a Camaldoli sono chiuse, di nuovo.
A questo punto non ci resta che prendere l’unica strada accessibile, che passa sempre da Camaldoli ma meno spettacolare. Passiamo le quattro case e davanti al Monastero, siamo sulla statale del Passo dei Mandrioli ma la percorriamo in senso opposto, per arrivare a Soci, Poppi e poi dirigiamo verso Arezzo.
Strada facendo Francesco propone di passare per Palazzo del Pero, dove ci conduce per una strada veramente bella e divertente, un “curvaio” vero e proprio, per arrivare a Castiglion Fiorentino.
Sosta pranzo, di nuovo seduti ad un tavolo ma questa volta siamo parchi e veloci.
Dopo lo “svegliarino” legale dato dal caffè ci rimettiamo in marcia, non senza aver fatto una sosta foto al monumento del compianto Fabrizio Meoni.
Il proposito era di passare da Todi per poi fare la mille curve ma è tardi, la strada è tanta ed il pranzo che comunque è stato per noi fuori standard mi fanno avanzare una proposta, subito accolta: Monteplciano è a soli quaranta chilometri, fra l’altro di bellissima strada, arriviamo lì e poi scendiamo per la Cassia passando da Pienza.
Detto, fatto!
Ci ritroviamo a prendere un caffè a San Lorenzo Nuovo e prima di Viterbo ci salutiamo; io prendo la superstrada che mi porta verso l’Aurelia e Civitavecchia, glia mici proseguono sulla Cassia, per Roma.
Soddisfazione massima per questo giro, sicuramente sarebbe stato meglio avere una giornata in più da dedicare ad un giro dei passi, ma anche così è stato appagante.
Certo, c’è voluta l’esperienza, la passione, la volontà e la resistenza in sella degli amici, provetti motociclisti, per far si che tutto questo si potesse realizzare, ma queste sono le capacità e lo spirito del gruppo.

Alla prossima, sperando ci siano anche i veterani del gruppo!
Grazie a tutti!

15-16 Febbraio – Castiglione della Pescaia

Febbraio, seconda due giorni in moto dell’anno.
Appuntamento presso un’area di servizio sull’autostrada per Civitavecchia e, come sempre, arriviamo prima del previsto… colazione, due chiacchiere e si parte.
Il meteo sembra essere benevolo, la temperatura è decisamente più dolce rispetto alla precedente uscita, caratterizzata da panorami e strade innevate.
Autostrada, Aurelia fino a Montalto di Castro dove imbocchiamo la Castrense percorrendola fino a poco prima di Canino, per deviare poi sulla provinciale.
Un saliscendi continuo, un susseguirsi ininterrotto di curve ci portano ad attraversare la Maremma nella direzione Sud-Nord, fra colline e vallate, frazioni, fattorie, distese di campi coltivati e non, fino alle porte di Grosseto.
Un complicato sistema di rampe ed innesti sull’Aurelia ci fa perdere un pò di tempo, questi nuovi svincoli sono veramente un delirio e ce ne rendiamo conto anche al ritorno, quando da Tarquinia cerchiamo di prendere nuovamente l’Aurelia!
Comunque, dopo una sosta piacevolissima ad un bar dove consumiamo il consueto trancetto di pizza di metà mattina, come due diligenti scolaretti durante la ricreazione, ci rimettiamo in marcia; una manciata di chilometri di Aurelia e deviamo nuovamente verso l’interno. Ora si sale, non molto ovviamente, ma quel tanto da poter godere di due splendidi regali: curve a non finire ed un panorama mozzafiato verso il mare. Dall’alto, grazie ad una visibilità estrema, possiamo ammirare il promontorio dell’Argentario e le isole del Giglio e Giannutri, immerse nell’azzurro intenso del mare e contornate da una nebbiolina bassa sull’acqua che dona al tutto uno scenario da fiaba.
Dopo la necessaria e meritata contemplazione riprendiamo la marcia, sempre curve, a tratti immersi nei boschi, attraversando paesini minuscoli fino a lambire l’Abbazia di San Galgano. Tiriamo dritto, passata Massa Marittima proseguiamo ancora verso Nord, Monterotondo Marittimo, il Lago Boracifero, Monteverdi Marittimo… è tutto marittimo qui, a testimonianza e conferma che comunque il nostro itinerario ci sta portando verso il mare.
Ancora una serie di curve per tutti i gusti, siamo a Castagneto Carducci e la memoria va al Poeta. Bolgheri è la degna e logica conclusione di questa serie; entriamo nel borgo in punta di piedi, facendo un largo giro per poi parcheggiare le moto a ridosso della torre.
Una invitante Osteria, dove fra l’altro siamo gli unici avventori, ci offre quel misero desinare da poveri pellegrini: bruschette con pomodoro, affettati, formaggi o, viste le risicate porzioni, la puzza dei medesimi; tutto buonissimo, comunque, eccellente direi.
Un caffè al banco, due chiacchiere con la simpatica ostessa e si riparte.
Usciti dal borgo, dopo l’arco, ci aspetta il Viale dei Cipressi e nella mente prendono corpo i versi con i quali Giosuè Carducci descrisse proprio questo luogo, rimasto inalterato nel tempo:
I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
quasi in corsa giganti giovinetti
mi balzarono incontro e mi guardar.

Ci fermiamo, due foto, un breve filmato da parte del Mister per documentare il nostro passaggio in questa storica strada e ci incamminiamo a velocità ridotta gustandoci, appunto, il duplice filare di cipressi che ci accompagnano per tutti e quattro i chilometri del viale, fino ad arrivare “davanti San Guido“, che poi è proprio il titolo della poesia.
Riprendiamo il cammino, lungo rettilineo ed un cavalcavia ci riporta sull’Aurelia, direzione Sud ovvero verso la nostra meta: Castiglione della Pescaia. Sosta ad un distributore, pieno e via, in un’oretta di dolce planata siamo a destinazione.
Ora, se fossimo camionisti saremmo già falliti… da dove ci siamo incontrati sarebbero solo centosessanta chilometri per arrivare fin qui, ma noi siamo riusciti a farne quattrocento!
Goduria, voglia di guidare, di vedere, di conoscere; moto che fanno il loro dovere senza tentennamenti, senza intoppi, seguendoci ed appoggiando ogni nostra impresa.
Questo è il piacere di andare in moto.
Alberghetto, con tanto di parcheggio interno protetto da una sbarra, le moto possono riposare tranquille. Signora anziana, simpatica e cordiale, che ci accoglie e sbriga le pratiche della registrazione. Nel mentre arriva la figlia, accompagnata da una manciata di Jack Russel, uno dei quali un cuccioletto tutto pepe.
Prendiamo possesso della stanza, albergo pulitissimo e piacevole. Doccia, due minuti di relax e siamo di nuovo in strada. A piedi ci facciamo un giro al porto, due foto ed infine siamo seduti al tavolo di una trattoria per gustarci una cena di pesce, degna conclusione di una giornata splendida per il clima, i paesaggi, le moto, i percorsi ed anche un pó di storia.
Rientriamo in albergo e crolliamo in un sonno che sarà lungo e profondo, aiutati dalla abbondante cena e dal vinello frizzantino, non molto ma che ha sortito il suo effetto.
E comunque la temperatura confortevole, ottenuta dal Mister tramite spippolamento del calorifero e l’assenza assoluta di ogni rumore, agevolano l’abbraccio avvolgente di Morfeo.
Il risveglio al mattino seguente è dolce, tranquillo… con molta calma ci alterniamo in bagno, facciamo i bagagli, scendiamo, regoliamo i conti, stiviamo le due borse e siamo di nuovo in sella.
Ci regaliamo una visita alla Casa Rossa Ximenes, immersa nel parco naturale e veniamo anche salutati da un fagiano ciarliero che svolacchia sopra le nostre teste.
Foto, in sella e ci fermiamo poco dopo ad un bar per la necessaria colazione.
Riprendiamo la strada, percorrendo l’Aurelia per un breve tratto, poi di nuovo il giocoso toboga fatto di curve che aggirano e scavalcano colline, fino ad arrivare ad un punto dove so per certo essere vicino a due luoghi di interesse culinario… uno un pò più distante, in verità, così dopo rapida consultazione optiamo per la più vicina Tuscania e facciamo bene. Alfreda ci accoglie con il solito spartano ma sicuro menù, con tredici euro a testa ci mangiamo una porzione di ombrichelle, una fettina panata il Mister e mezzo polletto io, patate per entrambi, mezzo litro, acqua e via. Due passi, un caffè, di nuovo in moto.
Passaggio davanti alle Sette Cannelle, aggiriamo Tuscania dall’esterno e siamo sulla SP3 che ci porta di nuovo sull’Aurelia.
Sosta presso una stazione di servizio sull’autostrada dove veniamo anche redarguiti da un solerte poliziotto per esserci fermati fuori “dell’apposito stallo”!
Un crimine orribile con le aggravanti che la stazione di servizio era deserta, che eravamo a ridosso del marciapiede e non ostacolavamo nessuno e che, comunque, la loro auto non è che fosse parcheggiata in un modo dissimile alla cazzo di cane.
Pazienza, spero solo che ciò che gli ribolliva dentro non fosse così grave!
Ci salutiamo dandoci ovvio appuntamento alla prossima uscita, dove staremo bene attenti ad aspettarci l’un l’altro parcheggiando a modino negli stalli previsti!

Grazie sempre a Mister Sergio, compagno di merende, ma anche di colazioni, pranzi e cene nonchè di aperitivi e scorribande in moto.

25-26 gennaio – Montepulciano

LE FOTO

L’anno motociclistico inizia con questa uscita di due giorni.
Appuntamento, data la stagione, alle nove del mattino presso una delle solite aree di servizio del GRA.
Arrivo con abbondante anticipo, davanti al bar il Mister non c’è ancora, mi allungo al distributore, faccio il pieno, torno indietro e… magia! Il Mister è li che aspetta, praticamente siamo arrivati uno dietro l’altro e, come consuetudine, entrambi in anticipo.
Saluti, il Mister esordisce con: “aspettiamo le nove o entriamo a fare colazione?”.
Ovviamente espletiamo la pratica e, per farla breve, alle otto e quaranta siamo già in marcia sul raccordo, verso la Cassia.
Fa freddo, ma pensavo peggio. Oramai l’odierno abbigliamento tecnico è miracoloso e le manopole riscaldate del GS mi consentono di guidare con guanti un pò più leggeri rispetto allo standard di stagione senza che le mani si congelino.
La Cassia, nonostante sia venerdi, scorre abbastanza veloce ed all’altezza di  Settevene è oramai libera. Guidiamo rilassati, con scioltezza ma stando bene attenti a non distrarci, il fondo stradale è abbastanza viscido; salendo sulla Cimina la musica cambia: paesaggio innevato, neve a bordo strada, ammassata, segno che la strada è stata pulita.
Pulita sì, ma ghiaccio e fondo scivoloso in agguato per cui prudenza estrema.
Passiamo Viterbo, arriviamo a Bolsena e facciamo una sosta.
Una focaccia ed un te sono la nostra panacea contro la temperatura rigida e ci consentono di riprendere la strada con rinnovato vigore.
San Lorenzo Nuovo, Acquapendente ed ancora su per la Cassia, fino all’oramai consueta deviazione per Radicofani.
Salendo troviamo di nuovo la neve, molta più che sulla Cimina. Con attenzione ma senza particolari apprensioni passiamo il lungo tratto innevato; belle strade, comunque, sempre gradevoli. Il nostro cercare percorsi alternativi ci regala anche un fuoristrada senza particolari difficoltà, divertente. Siamo a Monticchiello, la nostra meta è oramai vicina.
A Montepulciano ci fermiamo in centro, un bar molto attrezzato ci risolve egregiamente il problema dello spuntino, oltretutto abbiamo piacevole intermezzo con un personaggio “digiamo tra virgolette” del posto. Prendiamo possesso della casa, che è gelata!
Riscaldamento a palla ma gli spessi muri di pietra impiegano non poco a dare una temperatura confortevole all’ambiente.
Ci riposiamo, usciamo più tardi per fare un giro in piazza ma è tutto chiuso, tanto che non è facile trovare un posto per la cena.
Fortunatamente c’è una osteria aperta e siamo doppiamente fortunati perchè, scopriremo poi, cucinano in modo sublime; anche un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Dopo cena rientriamo in casa, purtroppo è tutto chiuso, qui riapriranno a Pasqua!
La notte scorre serena, nessun rumore a disturbare il sonno, le moto che riposano tranquille davanti casa.

Il mattino dopo ce la prendiamo comoda, la temperatura ci consiglia di partire quando il sole avrà sciolto parte del ghiaccio formatosi nella notte.
Passiamo un paio di ore nel letto, ascoltando buona musica dalla mia play list.
Prepariamo il poco bagaglio e via, alle dieci e trenta siamo di nuovo in sella.
Usciti da Montepulciano facciamo una breve e rapida deviazione per San Biagio, poi percorriamo la bellissima strada che ci porta a Pienza, dove ci fermiamo per la colazione, veramente piacevole.
Poco tempo, poi si riparte. Girovagando per la Val d’Orcia alla fine, ed ovviamente, siamo di nuovo sulla Cassia, direzione Roma.
Ci fermiamo presso un chiosco/baita per un panino, alle dodici e quaranta.
Sosta gradevole, ragazze del chiosco simpatiche e ci preparano dei bei panini imbottiti, buonissimi.
Oramai la temperatura, anche se ancora rigida, non è più proibitiva come la mattina o il giorno precedente.
Riprendiamo la strada, Tuscania, Onano e via verso l’Aurelia, che evitiamo preferendo prendere l’autostrada a Tarquinia.
Scorre veloce sotto le ruote, sosta saluti all’autogrill, solo diciotto chilometri mi separano dall’uscita che dovrò prendere per raggiungere casa. Il Mister ne dovrà fare un pò di più, dovendo arrivare a Roma.

Per la cronaca, in questi due giorni abbiamo incrociato due sole moto, due GS, il sabato a Radicofani…

Bella uscita, soddisfatti, il meteo non è stato un problema, data la stagione era preventivato e comunque non ci spaventa mai.
Siamo pronti per la prossima, con l’entusiasmo e la voglia di sempre.

E sempre grazie a Mister Sergio, inossidabile, infaticabile, resistente alle intemperie! 

settembre 2018 – MotoTour Balcani

LE FOTO

Quanto tempo ci vuole per “confezionare” un viaggio?
Io, per questo nostro ultimo, ci ho impiegato quasi un anno… L’idea è antica, ha radici lontane; uno di quei tanti sogni che nascono nella testa, riaffiorano nei dormiveglia o in quei giorni passati a lavorare in garage, piano piano prendono forma, si modificano, si ampliano.
La pratica e l’esperienza consentono poi di concretizzare le idee: si buttano giù i primi itinerari, con l’aiuto delle carte; si definiscono le tappe ed i pernottamenti, si procede con le prenotazioni, dove possibile, per la logistica, alberghi e traghetti in questo caso.

Le percorrenze erano state calcolate nel caso avessi viaggiato da solo, quando si è aggiunto il Mister qualcosina è stata modificata, come l’attraversamento del Kosovo, ma   in linea di massima era tutto fatto.
Il viaggio è stato lungo, non starò dunque ad annoiarvi con tabelle di marcia, chilometri e resoconti sterili.
Basti dire che il viaggio non aveva una meta definita ma solo dei punti di passaggio e questo ci ha fatto godere al massimo la strada, il viaggio in sè stesso e non il miraggio di una destinazione.
L’itinerario si è snocciolato in questo modo: Roma – Ancona, poi traghetto per Spalato.
Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania, Kosovo, Macedonia, di nuovo Albania ed infine Grecia.
Abbiamo incontrato bella gente, attraversato posti meravigliosi, incontaminati. L’unica fabbrica che abbiamo visto era un cementificio in piena campagna in Montenegro.
Cibo squisito ovunque, economico come sono stati economici gli alberghi e le locande, nonostante di ottimo livello.
Mostar è una città che suscita emozioni forti, lo Stari Grad è semplicemente meraviglioso ma per fare foto decenti ci siamo dovuti alzare alle cinque di mattina, altrimenti è un caos di gente e turisti di ogni genere.
Ottimi ristoranti, non abbiamo certo patito la fame, anzi… e tutto a prezzi irrisori.
A Skopje abbiamo dormito in un galeone sul fiume, perfettamente attrezzato, con bar e ristorante collocati sui ponti. Skopje è una città strana, pulitissima, molto kitsch con le sue innumerevoli statue giganti, fontane, palazzi moderni che si fondono in armonia con la parte vecchia della città, che ospita un grande bazar e numerose locande.
Gjirokaster, in Albania, molto pittoresca; da qui abbiamo effettuato una escursione al Blue Eye, una sorgente spettacolare che sgorga dalle viscere della terra.
Infine Papigko, in Grecia.
Alta montagna, villaggio incantevole dove non esistono nuove costruzioni, solamente vecchie case in pietra; gente meravigliosa, cordiale e disponibile.
Siamo subito diventati amici con il gestore e grigliatore pazzo della locanda che la sera, finito di grigliare, veniva a mangiare e bere al nostro tavolo, al quale si aggiungevano il cameriere ed una coppia di clienti… la serata finiva molto tardi, a parlare, bere e dire cazzate a profusione.
Bella, faticosa, lunghissima gita fra i monti per andare a svalicare a 1.900 mt su un passo segnalato dall’amico Nikos. Molto entusiasmante, strada strettissima, quasi totale assenza di protezioni, molti tratti sterrati come d’altronde in tutto il resto del viaggio.
Per il resto parlano le foto…

La realizzazione di questo riuscitissimo viaggio è stata possibile grazie alla collaborazione, complicità e compartecipazione attiva dell’amico MrSergio, senza il quale sicuramente non sarebbe stata la stessa cosa. Grazie anche alle nostre moto infaticabili, potenti, affidabili che non hanno mostrato cedimenti su nessun tipo di percorso, sono state messe veramente a dura prova e l’hanno superata brillantemente. Il Kosovo non è stata una passeggiata!
Infine il clima, che ci ha graziato regalandoci giornate di sole, sempre, con temperature spesso oltre i trenta gradi, addirittura un giorno il Mister registrava trentatre gradi e mezzo! L’unica pioggia l’abbiamo presa al rientro da Brindisi a Roma, poco dopo Termoli e fin quasi ad Avezzano. L’unico giorno in cui abbiamo usato gli antipioggia.

Ovviamente il pensiero andava spesso a chi non ha potuto partecipare, peccato perchè per tanti versi è stato un viaggio irripetibile, molto entusiasmante ed interessante.

Grazie MrSergio, grazie BMW R 1200 GS!

19-20 maggio – Roccascalegna

Le Foto

Troppo, troppo tempo è passato dall’ultima uscita in moto.
Impegni, problemi, tante cose ci hanno impedito di godere di una uscita degna di questo nome, ma tutto arriva per chi sa aspettare e così eccoci di nuovo qui, a raccontare ancora una volta di due giorni passati in sella alle nostre moto.
In sella alle nostre moto va letto come voglia di stare insieme, di condividere tempo ed attività, di continuare a compilare quel bellissimo album che è la raccolta delle nostre escursioni ma soprattutto è la storia della nostra amicizia, ovviamente per chi nel tempo ha continuato a coltivarla.
Non che la preparazione di questa uscita sia stata priva dei soliti inconvenienti, fra chi è stato impedito da problemi meccanici e chi alle prese con acciacchi bloccanti e così siamo i soliti, il duo Sergio & Sergio.
Appuntamento alle otto presso l’area di servizio sul Raccordo.
Puntualmente e come consuetudine, arriviamo con mezz’ora di anticipo; ci salutiamo senza scendere dalle moto e senza neanche toglierci i caschi, senza perdere tempo, giusto il necessario a fare il pieno e si parte, .
Rapida galoppata sulla Roma-L’Aquila, quei pochi chilometri necessari a lasciarci Roma alle spalle ed usciamo a Vicovaro; solito bar, colazione e qui, sì, perdiamo -ma preferisco dire “impieghiamo”- un pò di tempo a settare i percorsi sui nuovissimi TOMTOM RIDER 450, un regalo che io ed il Mister ci siamo fatti a Natale.
Si va, Tiburtina semi deserta. Ad Arsoli prendiamo la strada che, passando sotto  Cervara, ci porta a Subiaco; saliamo a Jenne per la strada dei monasteri, sempre affascinante, poi diretti all’Altopiano di Arcinazzo; la statale, tortuosa ma molto veloce, ci consente una guida sciolta, divertente; ho modo di apprezzare le nuove gomme ma soprattutto le nuove sospensioni della mia GS.
Superata Guarcino ci inerpichiamo verso la Certosa dei Trisulti, dove ci concediamo una meritata sosta per fare due foto ed ammirare il panorama. Riprendiamo il tracciato, passiamo per Sora e poi via, dritti sparati verso il nostro traguardo volante, dove avremo modo di rifocillarci e fare una sosta un pò più lunga.
Arriviamo, il rifugio è pieno di gente e ci accomodiamo ad un tavolo all’aperto, che è anche piacevole data la calda giornata di sole.
Affettati, porchetta, formaggi, coca cola ed acqua, queste le pietanze e bevande  per il nostro desinare.
Dopo la piccola ma piacevole siesta, con scambi di battute con alcuni autoctoni interessati alle nostre moto, ci rimettiamo in marcia. Abbiamo percorso circa trecentoquaranta chilometri, ne mancano una settantina alla meta.
Divoriamo velocemente, ma non senza ammirare il panorama, il bel percorso che ci porta a Capracotta prima e ad incrociare poi la statale 652,  percorso un tratto della quale ci troviamo immersi fra i monti, su strade dal fondo molto rovinato e addirittura con alcuni punti in off road.
Le moto digeriscono tutto -gioisco per le nuove sospensioni- la guida è piacevole, l’ambiente spettacolare. Passiamo rari paesini arroccati su rocce, ci divincoliamo in stretti vicoli, riprendiamo strade poco più veloci ed alla fine siamo alla meta: Roccascalegna.
Rapida ricognizione per trovare il B&B e parcheggiare le moto, asportiamo la borsa con gli indumenti e le macchine fotografiche dalle valigie e andiamo a prendere possesso delle camere. Appuntamento a fra un’ora, dopo aver sistemato le cose e fatto una necessaria doccia dopo i quattrocentoventisei chilometri della galoppata odierna.
Giretto per il paese, finalizzato alla ricerca di un bar dove consumiamo un aperitivo a base di spritz e stuzzichini, tanto per fare due chiacchiere ed arrivare all’ora di cena.
Cena che meriterebbe un capitolo a parte: trattoria locata in una piazzetta in cima al paese, tavoli fuori data la serata dolce e serena, protetti da una rustica pergola; vista spettacolare sul castello, finchè c’è luce perchè non è illuminato…  si parte con gli antipasti, tanti, sfiziosi; subito un cerasuolo bello freddo per lubrificare il lavorio delle mascelle; poi i primi, ben quattro e generosi nelle portate, squisiti! Gnocchetti con crema di zucchine e zafferano, cavatelli con verdure, altra pasta con porcini e tartufo, spaghetti alla chitarra con sugo di agnello… una faticaccia alla fine della quale arriva un vassoio colmo di carni varie arrostite, con peperoni e patate.
Si, lo ammetto, abbiamo fatto schifo!
Un sincero ringraziamento ai proprietari che ci hanno regalato una cena superlativa, con ingredienti genuini sapientemente cucinati ed una simpatia rara.
Torneremo, troppo bello, da far conoscere agli amici.
La notte trascorre in un silenzio tombale, ci troviamo la mattina alle otto e mezza a colazione, sistemiamo i pochi bagagli e di nuovo in sella, alla ricerca di inquadrature per immortalare il maestoso castello. Espletata la pratica si parte.
Urge un distributore, per me perchè il cammello del Mr ha ancora carburante da vendere e rappresenta la sopravvivenza. Ancora montagna, strade tortuose, panorami insoliti con pinnacoli di roccia che si innalzano dal verde della vegetazione. Sullo sfondo la Majella, massiccia, severa.
Paesino, un micro distributore ma che serve alla bisogna; pieno e si riparte, alla fine del toboga ci aspetta il veloce attraversamento dell’altipiano delle Cinque Miglia fino a Sulmona, che prendiamo di striscio; autostrada, pochissimi chilometri, usciamo a Magliano de Marsi e di nuovo Tiburtina. Ad Arsoli ci fermiamo al bar in piazza per un tramezzino ed una coca; siamo di fronte al bivio che il giorno precedente ci ha visto prendere la strada dei parchi, abbiamo chiuso l’anello!
Ci rimettiamo in marcia, a Vicovaro solito e definitivo tratto autostradale per rientrare a casa; ci salutiamo dalle moto, senza fermarci.
Ancora una gita a marchio Babbaluci messa a segno!
Tutto, ogni singolo componente dell’escursione ha fatto onore al nome proprio: Moto, Amicizia, Percorsi, Panorami, Cibo, Location.
Questo è andare in moto, questo è essere Babbaluci!
Nell’attesa e nella speranza di formare un gruppo più congruo per le prossime uscite ringrazio l’Amico di tante avventure, puntuale, affidabile, Babbaluco vero: MrSergio!

Alla prossima!

12-13 maggio – Amiata

Si dice che di venere e di marte non si sposa e non si parte.
Sposare, in questo ambito, non ci interessa.
Partire di venerdi, invece, non ci preoccupa; non è la prima volta e non ci ha mai creato problemi; l’unica volta che una nostra gita ha subito inconvenienti eravamo partiti di sabato.
Io la mattina ero impegnato al lavoro, come il Mister, mentre Enrico è oramai lontano da questo argomento; ci vediamo da me alle quindici, incontro al garage. Una mezz’oretta se ne va fra chiacchiere e “prove” sulla costruenda chitarra di Enrico e, comunque, per la mia preparazione.
Lasciamo il garage e ci dirigiamo sull’Aurelia, per poi imboccare l’autostrada.
Non sono molto propenso a questa soluzione che, dice Enrico, ci farà risparmiare tempo, ma mi adatto, tanto più che devo rifornire la moto entro una trentina di chilometri.
Distributore, rifornimento e mentre stiamo per partire Enrico se ne esce con un “vogliamo uscire e passare da Tolfa?”.
Perfetto, qualche chilometro e siamo fuori, solo che così invece di risparmiare tempo, allunghiamo. Poco male, la strada, pur conosciutissima, è sicuramente meglio dell’autostrada ed è sempre piacevole; a quell’ora possiamo farci una passeggiata solitaria, solo noi e le nostre moto.
Passiamo Tolfa e giù, per la pianura solcata da quel divertente e veloce toboga che ci porta a Manziana. Vejano ed in breve siamo sulla Cassia, a Vetralla dove il capofila Enrico imbocca nuovamente l’autostrada o, meglio, la superstrada per Orte.
Ancora una volta, e la mia posizione in coda al gruppo non è casuale, seguo senza discutere; ma se pur breve, il tratto è un soffrire anche perchè usciti di nuovo sulla Cassia siamo in un bel traffico!
Arriviamo al lago di Bolsena, costeggiamo le sue acque tramite una stradina proprio a stretto contatto con la riva, poi la Maremmana che ci porta a Piansano ed infine a Pitigliano. Facciamo la spesa alla Coop, poi Enrico ci guida per una bella stradina che attraversa un vigneto che si estende a perdita d’occhio; la strada è stretta, in alcuni tratti non asfaltata ed è immersa nel verde, panorami che appagano la vista e lo spirito.
In breve arriviamo a casa di Enrico, sistemiamo le moto, scarichiamo i pochi bagagli e la spesa e siamo dentro.
Subito Enrico si occupa del camino, mentre il Mister lava, affetta, apparecchia… e io? io non faccio uncà, una volta tanto mi lascio andare su un divano senza muovere un dito.
Il fuoco richiede tempo per formare la brace, tempo che noi impieghiamo seduti attorno ad un tavolo all’aperto, sotto la veranda, a bere vino rosso e smangiucchiare formaggio squisito, ovviamente a corredo delle nostre chiacchiere e cazzate varie.
Non riesco a non pensare agli amici che, ancora una volta e per vari motivi, non hanno potuto partecipare alla gita. Per me è sempre un dispiacere…
La serata se ne va fra cibo, vino e chiacchiere, fino al momento di andare a dormire.
La mattina dopo ci svegliamo di buon’ora, sistemiamo, ci prepariamo ed infine partiamo, direzione Monte Amiata; Enrico ci guida in un percorso fuoristrada, divertente, non impegnativo. Poi si riprende l’asfalto ed in breve si giunge sull’Amiata. Foto di rito, incontro e chiacchiere con un gruppetto di motociclisti di Bologna. Ci rimettiamo in sella, scendiamo a valle ed arriviamo a Piansano. Parcheggiamo le moto, ci incamminiamo alla ricerca di un luogo dove consumare uno spuntino, ma le diverse abitudini motociclistiche di Enrico ci fanno entrare in una trattoria dove siamo costretti a mangiare con i piedi sotto al tavolo; secondo me, mia personalissima opinione, una perdita di tempo inutile e controproducente. Infatti, per quanto svelti possano essere in cucina, se ne vanno più di due ore ed al momento di rimetterci in sella arriva ancora la proposta di prendere l’autostrada “tanto oramai…”.
Mi dissocio, nonostante l’idea della gita sia stata mia, con conseguente preparazione dei percorsi e del resto, mi sono sottomesso (letteralmente) alle proposte di chi era stato invitato. Pazienza, per amicizia si fa anche questo ma giuro che per me è l’ultima volta. Il lavoro e gli impegni mi lasciano poco, pochissimo tempo a mia disposizione e le gite in moto mi debbono restituire una soddisfazione almeno pari all’impegno che ci metto nel preparale.
Questa volta è andata così, mi resta il godimento della compagnia, ovviamente, alcune belle ma poche strade percorse, il divertimento in fuoristrada.
Ma io ed i Babbaluci siamo abituati a ben altro!

Alla prossima, e sarà come deve essere! 🙂