settembre 2018 – MotoTour Balcani

LE FOTO

Quanto tempo ci vuole per “confezionare” un viaggio?
Io, per questo nostro ultimo, ci ho impiegato quasi un anno… L’idea è antica, ha radici lontane; uno di quei tanti sogni che nascono nella testa, riaffiorano nei dormiveglia o in quei giorni passati a lavorare in garage, piano piano prendono forma, si modificano, si ampliano.
La pratica e l’esperienza consentono poi di concretizzare le idee: si buttano giù i primi itinerari, con l’aiuto delle carte; si definiscono le tappe ed i pernottamenti, si procede con le prenotazioni, dove possibile, per la logistica, alberghi e traghetti in questo caso.

Le percorrenze erano state calcolate nel caso avessi viaggiato da solo, quando si è aggiunto il Mister qualcosina è stata modificata, come l’attraversamento del Kosovo, ma   in linea di massima era tutto fatto.
Il viaggio è stato lungo, non starò dunque ad annoiarvi con tabelle di marcia, chilometri e resoconti sterili.
Basti dire che il viaggio non aveva una meta definita ma solo dei punti di passaggio e questo ci ha fatto godere al massimo la strada, il viaggio in sè stesso e non il miraggio di una destinazione.
L’itinerario si è snocciolato in questo modo: Roma – Ancona, poi traghetto per Spalato.
Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania, Kosovo, Macedonia, di nuovo Albania ed infine Grecia.
Abbiamo incontrato bella gente, attraversato posti meravigliosi, incontaminati. L’unica fabbrica che abbiamo visto era un cementificio in piena campagna in Montenegro.
Cibo squisito ovunque, economico come sono stati economici gli alberghi e le locande, nonostante di ottimo livello.
Mostar è una città che suscita emozioni forti, lo Stari Grad è semplicemente meraviglioso ma per fare foto decenti ci siamo dovuti alzare alle cinque di mattina, altrimenti è un caos di gente e turisti di ogni genere.
Ottimi ristoranti, non abbiamo certo patito la fame, anzi… e tutto a prezzi irrisori.
A Skopje abbiamo dormito in un galeone sul fiume, perfettamente attrezzato, con bar e ristorante collocati sui ponti. Skopje è una città strana, pulitissima, molto kitsch con le sue innumerevoli statue giganti, fontane, palazzi moderni che si fondono in armonia con la parte vecchia della città, che ospita un grande bazar e numerose locande.
Gjirokaster, in Albania, molto pittoresca; da qui abbiamo effettuato una escursione al Blue Eye, una sorgente spettacolare che sgorga dalle viscere della terra.
Infine Papigko, in Grecia.
Alta montagna, villaggio incantevole dove non esistono nuove costruzioni, solamente vecchie case in pietra; gente meravigliosa, cordiale e disponibile.
Siamo subito diventati amici con il gestore e grigliatore pazzo della locanda che la sera, finito di grigliare, veniva a mangiare e bere al nostro tavolo, al quale si aggiungevano il cameriere ed una coppia di clienti… la serata finiva molto tardi, a parlare, bere e dire cazzate a profusione.
Bella, faticosa, lunghissima gita fra i monti per andare a svalicare a 1.900 mt su un passo segnalato dall’amico Nikos. Molto entusiasmante, strada strettissima, quasi totale assenza di protezioni, molti tratti sterrati come d’altronde in tutto il resto del viaggio.
Per il resto parlano le foto…

La realizzazione di questo riuscitissimo viaggio è stata possibile grazie alla collaborazione, complicità e compartecipazione attiva dell’amico MrSergio, senza il quale sicuramente non sarebbe stata la stessa cosa. Grazie anche alle nostre moto infaticabili, potenti, affidabili che non hanno mostrato cedimenti su nessun tipo di percorso, sono state messe veramente a dura prova e l’hanno superata brillantemente. Il Kosovo non è stata una passeggiata!
Infine il clima, che ci ha graziato regalandoci giornate di sole, sempre, con temperature spesso oltre i trenta gradi, addirittura un giorno il Mister registrava trentatre gradi e mezzo! L’unica pioggia l’abbiamo presa al rientro da Brindisi a Roma, poco dopo Termoli e fin quasi ad Avezzano. L’unico giorno in cui abbiamo usato gli antipioggia.

Ovviamente il pensiero andava spesso a chi non ha potuto partecipare, peccato perchè per tanti versi è stato un viaggio irripetibile, molto entusiasmante ed interessante.

Grazie MrSergio, grazie BMW R 1200 GS!

19-20 maggio – Roccascalegna

Le Foto

Troppo, troppo tempo è passato dall’ultima uscita in moto.
Impegni, problemi, tante cose ci hanno impedito di godere di una uscita degna di questo nome, ma tutto arriva per chi sa aspettare e così eccoci di nuovo qui, a raccontare ancora una volta di due giorni passati in sella alle nostre moto.
In sella alle nostre moto va letto come voglia di stare insieme, di condividere tempo ed attività, di continuare a compilare quel bellissimo album che è la raccolta delle nostre escursioni ma soprattutto è la storia della nostra amicizia, ovviamente per chi nel tempo ha continuato a coltivarla.
Non che la preparazione di questa uscita sia stata priva dei soliti inconvenienti, fra chi è stato impedito da problemi meccanici e chi alle prese con acciacchi bloccanti e così siamo i soliti, il duo Sergio & Sergio.
Appuntamento alle otto presso l’area di servizio sul Raccordo.
Puntualmente e come consuetudine, arriviamo con mezz’ora di anticipo; ci salutiamo senza scendere dalle moto e senza neanche toglierci i caschi, senza perdere tempo, giusto il necessario a fare il pieno e si parte, .
Rapida galoppata sulla Roma-L’Aquila, quei pochi chilometri necessari a lasciarci Roma alle spalle ed usciamo a Vicovaro; solito bar, colazione e qui, sì, perdiamo -ma preferisco dire “impieghiamo”- un pò di tempo a settare i percorsi sui nuovissimi TOMTOM RIDER 450, un regalo che io ed il Mister ci siamo fatti a Natale.
Si va, Tiburtina semi deserta. Ad Arsoli prendiamo la strada che, passando sotto  Cervara, ci porta a Subiaco; saliamo a Jenne per la strada dei monasteri, sempre affascinante, poi diretti all’Altopiano di Arcinazzo; la statale, tortuosa ma molto veloce, ci consente una guida sciolta, divertente; ho modo di apprezzare le nuove gomme ma soprattutto le nuove sospensioni della mia GS.
Superata Guarcino ci inerpichiamo verso la Certosa dei Trisulti, dove ci concediamo una meritata sosta per fare due foto ed ammirare il panorama. Riprendiamo il tracciato, passiamo per Sora e poi via, dritti sparati verso il nostro traguardo volante, dove avremo modo di rifocillarci e fare una sosta un pò più lunga.
Arriviamo, il rifugio è pieno di gente e ci accomodiamo ad un tavolo all’aperto, che è anche piacevole data la calda giornata di sole.
Affettati, porchetta, formaggi, coca cola ed acqua, queste le pietanze e bevande  per il nostro desinare.
Dopo la piccola ma piacevole siesta, con scambi di battute con alcuni autoctoni interessati alle nostre moto, ci rimettiamo in marcia. Abbiamo percorso circa trecentoquaranta chilometri, ne mancano una settantina alla meta.
Divoriamo velocemente, ma non senza ammirare il panorama, il bel percorso che ci porta a Capracotta prima e ad incrociare poi la statale 652,  percorso un tratto della quale ci troviamo immersi fra i monti, su strade dal fondo molto rovinato e addirittura con alcuni punti in off road.
Le moto digeriscono tutto -gioisco per le nuove sospensioni- la guida è piacevole, l’ambiente spettacolare. Passiamo rari paesini arroccati su rocce, ci divincoliamo in stretti vicoli, riprendiamo strade poco più veloci ed alla fine siamo alla meta: Roccascalegna.
Rapida ricognizione per trovare il B&B e parcheggiare le moto, asportiamo la borsa con gli indumenti e le macchine fotografiche dalle valigie e andiamo a prendere possesso delle camere. Appuntamento a fra un’ora, dopo aver sistemato le cose e fatto una necessaria doccia dopo i quattrocentoventisei chilometri della galoppata odierna.
Giretto per il paese, finalizzato alla ricerca di un bar dove consumiamo un aperitivo a base di spritz e stuzzichini, tanto per fare due chiacchiere ed arrivare all’ora di cena.
Cena che meriterebbe un capitolo a parte: trattoria locata in una piazzetta in cima al paese, tavoli fuori data la serata dolce e serena, protetti da una rustica pergola; vista spettacolare sul castello, finchè c’è luce perchè non è illuminato…  si parte con gli antipasti, tanti, sfiziosi; subito un cerasuolo bello freddo per lubrificare il lavorio delle mascelle; poi i primi, ben quattro e generosi nelle portate, squisiti! Gnocchetti con crema di zucchine e zafferano, cavatelli con verdure, altra pasta con porcini e tartufo, spaghetti alla chitarra con sugo di agnello… una faticaccia alla fine della quale arriva un vassoio colmo di carni varie arrostite, con peperoni e patate.
Si, lo ammetto, abbiamo fatto schifo!
Un sincero ringraziamento ai proprietari che ci hanno regalato una cena superlativa, con ingredienti genuini sapientemente cucinati ed una simpatia rara.
Torneremo, troppo bello, da far conoscere agli amici.
La notte trascorre in un silenzio tombale, ci troviamo la mattina alle otto e mezza a colazione, sistemiamo i pochi bagagli e di nuovo in sella, alla ricerca di inquadrature per immortalare il maestoso castello. Espletata la pratica si parte.
Urge un distributore, per me perchè il cammello del Mr ha ancora carburante da vendere e rappresenta la sopravvivenza. Ancora montagna, strade tortuose, panorami insoliti con pinnacoli di roccia che si innalzano dal verde della vegetazione. Sullo sfondo la Majella, massiccia, severa.
Paesino, un micro distributore ma che serve alla bisogna; pieno e si riparte, alla fine del toboga ci aspetta il veloce attraversamento dell’altipiano delle Cinque Miglia fino a Sulmona, che prendiamo di striscio; autostrada, pochissimi chilometri, usciamo a Magliano de Marsi e di nuovo Tiburtina. Ad Arsoli ci fermiamo al bar in piazza per un tramezzino ed una coca; siamo di fronte al bivio che il giorno precedente ci ha visto prendere la strada dei parchi, abbiamo chiuso l’anello!
Ci rimettiamo in marcia, a Vicovaro solito e definitivo tratto autostradale per rientrare a casa; ci salutiamo dalle moto, senza fermarci.
Ancora una gita a marchio Babbaluci messa a segno!
Tutto, ogni singolo componente dell’escursione ha fatto onore al nome proprio: Moto, Amicizia, Percorsi, Panorami, Cibo, Location.
Questo è andare in moto, questo è essere Babbaluci!
Nell’attesa e nella speranza di formare un gruppo più congruo per le prossime uscite ringrazio l’Amico di tante avventure, puntuale, affidabile, Babbaluco vero: MrSergio!

Alla prossima!

4-5 ottobre 2008 – Ciociaria e Maiella

Dovevamo essere di piu’, molti di piu’ per la seconda edizione del famoso “Gay Pride”, come battezzato lo scorso anno da Jestercap.
Era anche la prima uscita importante dopo le ferie, i lieti eventi, gli impegni di lavoro ed altro, che hanno diradato le nostre attivita’ motociclistiche.
Il meteo che ha messo molta ansia, qualcuno zoppo, un altro convalescente, qualcuno con la febbre, qualcun altro con la paura di prenderla, alla fine siamo partiti da Roma in quattro: Poldo, Freeblue, Ste ed Ulysse, con Ste che ha partecipato solo sabato.
Ci vediamo sulla Anagnina; pochi km per arrivare al distributore ed al primo bar per le operazioni di rito e poi, a passo non troppo spedito, ci avviamo verso Colleferro.
Il tempo e’ imbrogliato ma non piove; le prime gocce cominciano a cadere a quattro Km da Carpineto ma arriviamo al solito bar senza inzupparci; dopo il caffe’, proprio mentre stiamo per indossare gli antipioggia, arrivano due simpaticissimi Carabinieri che chiedono i documenti a tutti. La pioggia ora e’ battente, siamo tutti sotto la tettoia del bar e finito il controllo continuiamo a parlottare per un po’ con i due Carabinieri, poi riprendiamo la marcia. La pioggia cessa quasi subito, la Carpinetana e’ bagnata e scivolosa ma noi non abbiamo fretta e ci godiamo una passeggiata in pieno relax; giunti a Maenza, per evitare l’inutile giro per Priverno e la superstrada fino a Fondi, imposto una rotta a “due quarte a sud di est” per tagliare il percorso passando per Castro dei Volsci… ecco, ci siamo, dopo il primo tratto in aperta campagna attraversiamo la superstrada, prendo a destra… cazzarola, il nuovo percorso, dopo un altro tratto campagnolo, ci riporta sulla superstrada ma in direzione opposta! Ho sbagliato, quale disonore, adesso me ne diranno di tutti i colori e chissa’ per quanto dovro’ pagare lo scotto di questo errore gravissimo! Mi preparo psicologicamente a subire la gogna, ma gli amici sono piu’ che buoni, tranne Poldo con una sua malefica frecciatina: “stavorta te sei sbajato, eh?!”. Va bene, poco male, in fin dei conti i simpatici tutori dell’ordine ci hanno fatto perdere molto piu’ tempo e noi con un toboga riusciamo a riprendere la retta via e ad arrivare a Sora in orario per il pranzo. Gia’, Sora, o meglio il Grottino! Non abbiamo preannunciato il nostro arrivo, ma veniamo comunque accolti calorosamente da Melissa & co. Il pranzo non lo descrivo per decenza, e neanche il conto, perche’ a raccontare quanto tanto e bene abbiamo mangiato e quanto pochissimo abbiamo speso, si corre il rischio di essere presi per bugiardi.
Si sono fatte oramai le tre e mezza del pomeriggio; Ste vorrebbe proseguire con noi fino ad Opi e poi salire per il Passo del Diavolo per andare a prendere la A24 a Pescina; ma e’ tardi e decide di tornare indietro. Comprendiamo i suoi impegni ma ci dispiace veramente vederlo andare via…
Noi invece di tempo ne abbiamo e ne approfittiamo per passare a Posta Fibreno; il luogo e’ sempre affascinante, ed il maltempo gli dona un’atmosfera particolare. Dopo la sosta ci inerpichiamo su per una stradina tanto stretta quanto ripida, con tornanti da prima ridotta, ma che in un attimo ci porta ad incrociare la strada per Forca d’Acero; ricomincia a piovere, di nuovo indossiamo gli antipioggia e via. La salita al passo e’ molto bagnata, l’asfalto pero’ consente una buona aderenza; ci fermiamo poco prima della forca per ammirare il panorama, mentre sta venendo giu’ il nevischio, ma una volta svalicato il passo non piove piu’ ed arriviamo ad Opi in perfetto orario e neanche tanto bagnati.
Al campeggio prendiamo possesso della roulotte e dopo esseci sistemati ci facciamo un aperitivo a base di patatine, birra e coca; la sera altra cena da paura, con fettuccine fatte a mano condite con sugo di cinghiale e funghi. A seguire cicoria, broccoletti e patate, vino rosso e via cosi’.
La notte fa molto freddo, ma nella roulotte si sta benissimo; il cielo e’ stellato ed e’ una buona premessa per una domenica senza pioggia. Al mattino ci svegliamo in una atmosfera completamente diversa; le cime delle montagne intorno a noi sono illuminate dal sole nascente ed il cielo e’ limpido; dobbiamo mettere le moto al sole, perche’ durante la notte si e’ formata sulle stesse una coltre di ghiaccio!!!
Andando verso i bagni ci imbattiamo in un cinghiale enorme, che cerca di sfondare la rete di recinzione con il muso… forse incazzato perche’ nel sugo della sera prima c’era un suo parente.
Colazione, conto (una miseria!), ci prepariamo, sistemiamo le borse e ripartiamo; abbiamo improvvisato un itinerario di massima, il tempo e’ a dir poco splendido e ci avviamo baldanzosi.
Alfedena, Castel di Sangro, poi su ad infilarci nel Parco della Majella, con i suoi spettacolari borghi e panorami e con una serie infinita di curve, tornanti, salite e discese; arriviamo fino al laghetto di Sant’Angelo, dove iniziamo il rientro verso casa; tagliamo il parco diagonalmente, l’idea e’ di andare ad intercettare la parte alta della SS5 ad una decina di km da Cheti, percorrerla fino a Tagliacozzo o Mandela e da qui prendere l’ultimo tratto della A24 per Roma. Tutto procede secondo tabella; prima di Popoli, sono le 13 e 30, Poldo avvista la locanda del Postiglione: la fame c’e’, l’ora e’ quella giusta, il punto di ristoro c’e’ quindi in pochi secondi siamo con le gambe sotto al tavolo; che noia, ancora una volta pappardelle ai funghi porcini (e tartufo), scamorze e prosciutto, Poldo decide per un misto salumi/formaggio, niente vino, caffe’ e si riparte.
Sono davanti, procedo a velocita’ ammessa dal codice, la strada e’ bella ed il tempo pure; non e’ neanche tardi… Ad un certo punto vedo un cartello ed il nome del paesino indicato mi riporta indietro nel tempo: li ci sono gia’ passato, ricordo panorami splendidi e strade che un motociclista non potrebbe desiderare di meglio; senza indugi e senza comunicare nulla ai due compagni prendo per il nuovo percorso: due ore abbondanti dove ci si dimentica dell’esistenza dei rettilinei; solo curve, tornanti, saliscendi a ripetizione; il tutto in assoluta assenza di traffico e fra panorami mozzafiato… ci troviamo su un tratto di strada obbligata, non ci sono deviazioni e mi concedo un allungo; poi, giustamente, mi fermo ad aspettare Andrea e Paolo, approfittando di un punto panoramico; arrivano, e Paolo supplica: “basta curve, per favore prendiamo l’autostrada!”.
Bene, in una trentina di Km raggiungiamo il casello piu’ vicino e ci infiliamo sulla A24; in una oretta di marcia siamo al casello di Roma, saluti, baci e abbracci… Siamo soddisfatti, belle giornate nonostante il meteo non favorevole di sabato, percorsi interessanti, panorami bellissimi, compagnia sempre squisita, due giorni in amicizia e divertimento… Cosa possono chiedere di piu’ degli svalvolati in moto? Peccato per chi non c’era, veramente; siamo dispiaciuti per loro.
Forse questa era l’ultima occasione per effettuare uscite di questo tipo, fra non molto dovremo impostarci su “modalita’ inverno” ed accorciare i percorsi, relegandoli a quote piu’ basse.

Alla prossima!