17 dicembre 2011 – La Ferrovia

Per oggi avevamo progettato un giro fra Tuscia e Maremma ma gli amici, per motivi vari, non hanno potuto dare la loro adesione.
Ci siamo ritrovati così in due, MrSergio ed Ulysse -io-; con una rapida telefonata abbiamo deciso di posticipare il giro previsto e ci siamo accordati per andare ad esplorare la vecchia ferrovia abbandonata.
Esco dal box poco dopo le 8, una leggera pioggerellina scende da un cielo nero, nerissimo. Il tempo di imboccare l’Aurelia e mi investe uno scroscio di grandine, improvviso e violento; fortunatamente sono vicino al distributore e mi posso riparare sotto la tettoia approfittando per fare il pieno; i chicchi sono di dimensioni notevoli e non vorrei avere danni alla moto.
Aspetto cinque minuti, non di più, poi la grandine cede il posto ad una pioggia ora intensa; riparto sotto l’acquazzone e dopo una ventina di minuti sono all’appuntamento, MrSergio arriva poco dopo. Come sempre siamo in anticipo rispetto all’ora fissata… ah, le buone abitudini!
Non ci togliamo neanche i caschi per salutarci, faccio cenno a MrSergio di andare e lui procede, di buon passo anche. Ora è spiovuto, fatti i pochi chilometri di Aurelia prendiamo per Santa Maria in Galeria, poi la Braccianese ed in poco tempo siamo a Manziana. La sosta colazione la facciamo ad Oriolo, addirittura; usciti dal bar mi accorgo che la radio è scarica e prendo le pile al negozio di casalinghi accanto al bar e meno male che ne prendo due confezioni perchè poi la radio si scaricherà anche a MrSergio.
Ripartiamo, la strada per arrivare all’imbocco della vecchia ferrovia non è molta; dopo una sosta foto e dopo aver atteso l’apertura del passsaggio a livello finalmente entriamo nel bosco, percorrendo quella che una volta era la sede della ferrovia, ora senza binari e traversine. Il passaggio è stretto, la vegetazione sta riconquistando pian piano tutto lo spazio disponibile… fondo viscido, alcune zone sono allagate e non sempre lo sterrato è compatto, anzi sono molti i punti in cui il fango è padrone della scena.
Avanziamo, con attenzione, passiamo sotto un cavalcavia, incrociamo la prima stazione e ci fermiamo a fare foto ma abbiamo solo il tempo di un paio di scatti che di nuovo la grandine scende allegramente; i chicchi ora sono decisamente più piccoli e dura pochissimo, in compenso comincia a scendere la neve! Si riparte, a volte la sede della ferrovia si allarga per poi restringersi di nuovo; evidentemente qui i treni potevano attendere il passaggio di convogli in direzione opposta; in alcuni tratti viaggiamo incassati fra pareti di tufo, scavate appositamente. Siamo lontani dalle strade asfaltate, la ferrovia cammina in aperta campagna, regalandoci scorci bucolici, di altri tempi; nelle radio commentiamo i vari passaggi e ci viene da ridere pensando a quando faremo questo percorso in mountain bike con tutti gli altri amici… sarà una giornata memorabile, quella.
Passiamo altre stazioni, ci infiliamo anche nelle gallerie ma ad un certo punto siamo costretti a fermarci perchè un muretto in cemento ci sbarra la via. Lo si potrebbe aggirare, di lato si potrebbe passare ma ci sono due problemi: uno è che abbiamo praticamente una voragine davanti e non troviamo nulla per riempirla quel tanto da appoggiarci le ruote; l’altro è che ammesso che riusciamo a passare in quel primo punto, subito dopo c’è un dosso alto e ripido sulla cui sommità dovremmo fare una curva a 90 gradi e le moto non ci girano tanto è stretto. Siamo costretti a rinunciare, torniamo indietro fno a trovare, nel bosco, un passaggio che ci conduce sulla strada asfaltata.
Mezzoggiorno oramai è passato da parecchio e dato che la temperatura è intorno ai 5-6 gradi decidiamo di andarci a scaldare e rifocillare al chiuso. In meno di mezz’ora siamo a Tuscania, bel pranzetto, calduccio, due chiacchiere e siamo pronti a ripartire.
Puntiamo dritti sull’Aurelia, la strada è veloce anche se scivolosa ed in poco tempo siamo a Tarquinia. Un piccolo tratto di Aurelia e poi di nuovo in fuoristrada; passiamo sotto la collina dove ci sono le rovine di Cencelle e saliamo verso la Farnesiana; la strada non è per niente facile, questo non è uno sterrato compatto ma una pista fatta di sassi, buche, canaloni, curve e tornanti in salita e con le nostre moto dobbiamo fare attenzione. Ci fermiano alla vechia chiesa  per un paio di foto e poco dopo siamo nei pressi della stazione; anche qui altre foto, MrSergio entra anche nell’edificio; una quindicina di minuti e siamo ancora in sella per l’ultima delizia della giornata: il ponte sul Mignone, il secondo dei due; belle arcate, ovviamente anche qui non ci sono i binari e lo percorriamo interamente, nei due sensi, fermandoci al ritorno per documentare ed immortalare questo momento con le nostre reflex.
Sta facendo buio rapidamente, saliamo verso Allumiere, scendiamo poi verso il mare fino ad andare ad intercettare l’autostrada e neanche a farlo apposta appena lasciata la rampa di accesso di nuovo la grandine! Fortunatamente anche questa volta dura poco e viene sostituita da una pioggia incessante, a scroscio. Tiriamo dritti, arriviamo nei pressi dello svincolo che mi porta a casa, ci salutiamo via radio.
Una giornata particolare, posti particolari, rientriamo a casa con la voglia di ripartire quanto prima.

Alla prossima!

10 dicembre 2011 – Flaminia e Tuscia

Ancora un sabato in moto…
Ci vediamo con Simpleflower a Trastevere poco prima delle 8e30; pochi convenevoli e si parte subito. Invece con Freeblue ci vediamo al solito posto sulla Flaminia, perchè quando è passato a Trastevere noi eravamo già andati da qualche minuto.
Sincronizziamo le radio, oramai non credo ne faremo più a meno, ed iniziamo il nostro giretto; il fondo stradale è umido ed un pò scivoloso, caratteristica più o meno costante di questo periodo dell’anno, ma noi guidiamo con attenzione e prudenza.
Arriviamo a Civita Castellana, uno stop per una bevanda calda ci sta tutto nonostante non faccia assolutamente freddo; pochi minuti al bar e siamo di nuovo sulla strada.
Il cielo è coperto, ma non piove; prendiamo solo qualche goccia fra Corchiano e Vignanello, per un paio di chilometri, ma nulla più; passiamo Vallerano, Canepina e siamo sulla Cimina, che seguiremo fino a Viterbo. Una volta arrivati sulla Cassia vorrei proseguire per Montefiascone ma da quella parte è nero come la pece, meglio evitare e dunque ci buttiamo sulla Tuscanese, fino ad arrivare, ovviamente, aTuscania.
Parcheggiamo, ci facciamo un giro a piedi per il paese, poi a rimirar corvi e ruderi templari dal belvedere; pranzetto al nostro solito posto, ottimo e più che economico.
Usciamo motlo soddisfatti dalla trattoria e poco dopo siamo di nuovo in moto… La Vetrallese, poi a Cura deviamo per Blera.
Incrocio, dovrei svoltare ma tiro dritto perchè mi sono ricordato di una cosa e la voglio far vedere a Margherita ed Andrea: la vecchia stazione di Civitella Cesi.
Ci fermiamo davanti alla stazione e scendiamo dalle moto, un rapido consulto ed alla prevedibile risposta di Freeblue si aggiunge il consenso di Simpleflower ed è presto fatto: scendiamo con le moto la scarpata piena di fango ed acqua e siamo sulterrapieno dove una volta c’erano i binari… facciamo qualche chilometro in direzione di Civitavecchia, in alcuni punti il fondo battuto lascia spazio a fosse con fango ed acqua; andiamo avanti, passando anche tratti dove la ferrovia camminava incassata fra le pareti di tufo, poi decidiamo che va bene così e torniamo indietro.
Saliamo la scarpatella e siamo di nuovo sull’asfalto, riprendendo il percorso ceh avevamo lasciato.
La strada è piacevole, da un pò è uscito anche il sole e si sta benissimo; Vejano, Oriolo, Manziana ed infine, passando per il bosco, Sasso e l’Aurelia.
280 km, una bella giornata in moto ed in compagnia ed il piacevole fuori programma della ferrovia, il tutto in perfetto Babbaluci style.

Alla prossima, amici!

3 dicembre 2011 – Santuario della Mentorella

Sabato mattina ci vediamo all’Osteria del Curato, alle 9.
Arrivo per primo, con un pò di anticipo e subito dopo arriva Poldo, che non si era messo in lista per l’uscita ma aveva ventilato una sua probabile partecipazione a seconda delle condizioni meteo.
Io ero uscito dal box che già scendeva una leggera pioggerella, diventata acquazzone non appena presa l’Aurelia ma fortunatamente davanti vedevo un cielo più rassicurante; ho preso solo 20 minuti di acqua e sono arrivato all’Osteria del Curato praticamente asciutto; nei retrovisori invece vedevo semplicemente nero, addirittura lampi e non contavo, dunque, di vedere il caro Poldo; mi ha fatto molto piacere vedere la sua bianca cavalcatura affiancarsi al mio nero destriero.
Dopo un pò vediamo passare Murdok… ma ‘ndo va?!? Non ci ha visti e probabilmente sta andando allo spiazzo più avanti ma sente però le urla ed i fischi! Fa il giro e torna indietro. Nel frattempo telefona MrSergio, ha sbagliato direzione e sta arrivando anche lui.
Mi viene da pensare, sorridendo: cominciamo bene!
Ci siamo tutti: Murdok, Poldo, MrSergio ed Ulysse. Cerchiamo di far funzionare le radio trasmittenti prima di partire ma desistiamo subito perchè si sta facendo tardi; nel frattempo ha chianato Denny che ci incontrerà per un caffè strada facendo, appuntamento approssimativo a Capranica Prenestina.
Partiamo e ci fermiamo qualche chilometro più avanti, al solito bar di zona per la colazione; oramai abbiamo un bar su ogni Consolare, Statale, Regionale…
Altro tentativo, subito mollato anche questo, di far funzionare le radio, con Poldo che ci prende per il culo con suo gran divertimento.
Si riparte, cerchiamo di mantenere un ritmo non forsennato, anche perchè la strada è viscida, ma costante, per recuperare un pò di tempo. Si sale verso Monte Compatri, percorso spettacolare; prendiamo la Prenestina, un pò di caos passando Palestrina e poi finalmente siamo di nuovo su strada piacevole, più adatta alle moto. Il fondo è sempre viscido ma guidando con attenzione tutto fila liscio. Dopo una piccola sosta, perchè mi squillava il telefono e pensavo fosse Denny (era Denny) riprendiamo la marcia e poco dopo arriviamo a Capranica Prenestina, dove ci incontriamo per il caffè. Proponiamo a Denny di salire con noi al Santuario, se proprio non vuol fare il giro, ma non c’è nulla da fare! Ha il radiofaro su Pisoniano, lo guiderà velocemente verso casa 🙂
Noi invece prendiamo la salita verso la Mentorella, bel percorso ma bisogna fare attenzione perchè oltre al fondo viscido per l’umidità ci sono numerose testimonianze che le mucche non hanno bisogno di Activia.
Arriviamo al Santuario, parcheggiamo le moto cercando di fare meno casino possibile; saliamo la lunga e ripida scala fino alle campane, dove MrSergio si esibisce in una delle sua performance; qualche foto e scendiamo di nuovo.
Di fare il giro previsto non se ne parla, siamo in forte ritardo. Propongo di andare a Trevi e Poldo rilancia per Filettino, proposta che accettiamo subito. Distanza 63 km, sono le 12 e 26 quando lasciamo la Mentorella e dato che ho detto, mentre valutavamo la fattibilità della proposta, che saremmo arrivati a Filettino per le 13 e 30, vado avanti forzando un pò il ritmo; nulla di eccezionale, se la strada fosse asciutta… li aspetto agli incroci ma appena arrivano riparto subito, per non dar modo di fare fermate; i ragazzi si alternano nella seconda posizione e quando hanno un riferimento diretto camminano, anche. Ci beviamo così in un unico sorso il tragitto ed entriamo a Filettino che sono le 13 e 29; parcheggiamo mentre Poldo va a vedere se l’osteria è aperta, tutto a posto, si può andare.
Quel che è successo nell’osteria non lo racconto sia per decenza sia perchè chi si fa le uscite deve pur godere dell’esclusività di certi momenti irripetibili. Raccontarlo qui, comunque, non renderebbe l’idea di come sono trascorse quelle due ore e mezza ridendo con le lacrime agli occhi, ininterrottamente.
In tutto questo siamo riusciti a far funzionare le radio trasmittenti ed i relativi auricolari bluetooth… ad un cero punto MrSergio e Murdok giravano per il locale con il casco in testa come se fossero marziani, scambiati, però, più facilmente per imbecilli, quali erano :-))
Ci prendiamo anche il tempo per fare due chiacchiere davanti al camino con la simpatica (!) Angela, figlia del proprietario, scambiare due parole a tutto volume con la di lei madre e cuoca e spiegare al sempre di lei padre che al Mucca Assassina non si vince nessuna mucca a fine serata, cosa che lo interessava molto avendone alcune anche lui ed evidentemente desideroso di aumentarne il numero.
Angela è veramente uno spasso, simpatica e divertente anche se, come si è auto definita, un pò *inservagginita*.
Usciamo, riprendiamo le moto ed ovviamente cerchiamo di fare il percorso più breve per casa, dato che Poldo ha anche un impegno.
Ripercorriamo a ritroso un pezzo di strada fatta per arrivare qui, poi deviamo per Fiuggi, di nuovo Prenestina e poi autostrada a San Cesareo, per quei pochi chilometri che ci porteranno al raccordo e poi a casa. Sull’autostrada un breve scroscio di pioggia.
A fine giro, comunque, i chilometri saranno 250 circa, che per una uscita invernale sono di tutto rispetto.
Proviamo finalmente le radio on the road e siamo molto soddisfatti, funzionano benissimo e sono di una utilità unica! Posso prendere una deviazione senza dovermi fermare, semplicemente dicendo via radio di prendere lo svincolo a destra subito dopo il distributore; inoltre in un punto del percorso ho potuto avvisare MrSergio, in testa, di rallentare perchè dietro non vedevo Poldo e Jean e di nuovo avvisarlo di riprendere il ritmo quando invece i due si sono ricongiunti… Certo ne abbiamo approfittato anche per sparare qualche cazzata, ma è inevitabile.
Ci salutiamo all’area di servizio prima del casello; una giornata indimenticabile, di quelle che, come ha detto Murdok, vorresti non finissero mai, la conferma che chi gira lecca e chi sta fermo se secca! Bella, bella, bella.
Alla prossima, amici grazie di esistere!

20 novembre 2011 – Norcia

Domenica mattina, ci troviamo al solito posto sulla Salaria; l’appuntamento è per le nove ma arriviamo tutti con un leggero anticipo.
Dopo aver fatto colazione facciamo duie chiacchiere fuori dal bar e salutiamo gli amici che erano venuti all’appuntamento solo per i saluti e la colazione.
Appena partiti però vediamo che la ruota posteriore di Papen è sgonfia e per fortuna è solo sgonfia e non bucata, così basta una veloce sosta dal benzinaio per ripristinare la pressione.
Ci incolonniamo di nuovo sulla Salaria, con Poldo inusuale apripista e noi dietro: Jean, Papen ed Ulysse.
Non entriamo a Rieti e dunque non ci infiliamo nel lungo tunnel, bensì deviamo erp la Salaria direzione Antrodoco, dove arriviamo al piccolo trotto.
Fa freddino, non cè il bel sole di ieri a scaldarci ma la strada è asciutta e pulita; le gole del Velino, Posta. Qui ci fermiamo per un cappuccino caldo e per un rabbocco carburante alla moto di Papen.
Riprendiamo e data l’assenza di auto ci facciamo una bella galoppata da Posta a sotto Leonessa, per poi prendere verso Cascia. Ottime le curve, un pò meno l’asfalto che tuttavia rotola veloce sotto le ruote.
A Monteleone deviamo verso Usigno e dopo un pò che saliamo troviamo ghiaccio e neve sulla strada! Le parti in ombra sono infide, pericolose e guidiamo con molta cautela; il panorami però sono stupendi, con paesini arroccati sulle alture, boschi, prati… Sbuchiamo sulla 685 ed in breve siamo a Norcia.
Sono quasi le 13, il sole si è liberato del velo che lo occultava e fa caldo, si sta bene.
Pranzo alla solita rosticceria ben fornita, il costo è sempre esorbitante, ben 10 euro per un pasto più che abbondante.

Caffè al bar accanto, chiacchiere nella piazzetta soleggiata e dopo aver fatto rifornimento al distributore li vicino, dove Jean lascia un obolo di 20 euro, ci cinamminiamo verso Roma, passando la Val Nerina, Terni, Narni e poi la Flaminia fino alle porte di Roma.
Ci eravamo già salutati a Sassacci, al raccodo Poldo e Murdok tirano dritto mentre io e papen deviamo per L’Aurelia, dove ci dividiamo ulteriormente, prendendo ognuno la direzione della propria casa.
Anche questa è andata, una bella domenica soprattutto in amicizia, freddina ma non molto, 370 km di giro senza calcolare quelli da e per casa.
E’ sempre un immenso piacere andare in giro con i Babbaluci; anche se l’inverno sembra arrivato definitivamente non ci fermeremo certo qui, dunque l’appuntamento per tutti è semplicemente alla prossima uscita.
Grazie, amici!

19 novembre 2011 – Civita di Bagnoregio

Quasi uno scampolo estivo in questo sabato di novembre inoltrato.
Per oggi avremmo previsto una passeggiata tranquilla e poco faticosa, giusto per onorare la bella giornata di sole; siamo solo io e Lucilla con la nostra moto e Papen, ovviamente con la sua; appuntamento al mio box alle 9e30, ma Papen arriva prima, che bella abitudine!
Colazione dalle *signorine*, giri e giretti in loco per bancomat e cose varie e poi si parte, in anticipo rispetto a quanto preventivato visto che non sono ancora le 10. Qualche chilometro di Aurelia, poi a Furbara deviazione per Sasso e si comincia a salire; piccola fermata a motore acceso nel borgo di Sasso in quanto Papen non lo conosceva, poi ci inoltriamo nel bosco di Manziana; infiliamo in rapida successione Oriolo, Vejano, Blera, Cura, Vetralla e siamo sulla superstrada Viterbo-Orte, solo pochi chilometri per evitare il passaggio in centro a Viterbo.
Di nuovo sulla Cassia, rifornimento alle porte di Montefiascone e subito dopo prendiamo la deviazione per Bagnoregio; arrivati sotto Civita parcheggiamo le moto e, a passo lento, percorriamo il ponte che ci conduce al borgo. Qualche foto, sosta abbastanza lunga in una specie di bar osteria per un panino, poi percorriamo ancora il lungo ponte, questa volta in discesa, per tornare alle moto.
Facciamo a ritroso la strada fino alla Cassia ma qui anzichè prendere la direzione per Roma dirigiamo verso Orvieto; meno di 10 chilometri ed arriviamo all’incrocio con la strada per Bolsena; bella strada, pulita, bel fondo, bellissime curve che anche se l’andatura è sicuramente tranquilla ci godiamo pienamente. A Bolsena non ci fermiamo, andiamo verso Gradoli, poi Valentano, Tuscania, Vetralla, Sutri ed infine lasciamo la Cassia per andarcene verso Anguillara. Il sole sta scendendo, la temperatura si abbassa ma oramai abbiamo quasi terminato il giro; scendiamo per Santa Maria in Galeria fino all’Aurelia e qui, dopo la sosta commiato ci dividiamo: Papen verso Roma e noi di nuovo sull’Aurelia ma in senso opposto.
E dire che doveva essere una passeggiatina senza pretese… il ritmo è stato sicuramente blando ma alla fine abbiamo percorso più di 300 chilometri.
Mi sento soddisfatto, anche Lucilla è contenta per la bella giornata di sole, arricchita dalla compagnia di un altro Babbaluco come Papen.
Domani si uscirà di nuovo, ma sarà una storia diversa, una storia da Babbaluci!

15 novembre 2011 – Abruzzo

La settimana, dal punto di vista meteo, non era stata delle migliori ma le previsioni dicevano che per sabato una uscita si poteva fare; così ci siamo dati appuntamento per le 9 sulla Salaria, subito dopo il Raccordo.
I partecipanti arrivano alla spicciolata e sono, in ordine sparso: Papen, Jedan, Ulysse, Dennykey, Claudio, Jestercap e MrSergio.
Si parte, sapendo che la prima sosta sarà fra pochissimo, al bar Fortuna per la sacra colazione; offre Denny nonostante non sia stato l’ultimo ad arrivare ma vuole festeggiare il suo compleanno, seppur con una settimana di ritardo.
Ci prendiamo il tempo necessario ed anche quello superfluo, quello per le chiacchiere e le solite, immancabili cazzate… Si riparte che sono le 9,40, abbiamo fatto appena 15 km in mezz’ora, dato che siamo andati via dalla punta con molto comodo.
Salaria, dunque, ma pochi chilometri, poi ci si addentra per Poggio Moiano, lago del Turano, lago del Salto ed infine Tornimparte.
Fin qui la strada è stata sporca, per le tante foglie cadute ed i resti della digestione bovina; inoltre è molto scivolosa, il manto stradale è umido e le foglie bagnate aumentano i rischi; ma tutti guidiamo con la necessaria cautela e non ci sono grossi problemi. I panorami però sono degni di nota, specialmente nel tratto prima di arrivare a Tornimparte. Da qui, complice un bel sole appena affacciatosi -ma forse eravamo noi ad essere nascosti nella vegetazione- la strada è bella asciutta, gripposa al punto giusto ed arriviamo a Campo Felice in un batter di ciglia.
Sosta, deciadiamo il da farsi e la decisione, visto l’orario, è di andare a rifocillarsi… Decidiamo per la trattoria/bar in fondo alla Piana, che è in direzione opposta al nostro itinerario, ma sono solo un paio di km. L’abbuffatina è piacevole, sia per il posto bello caldo ed accogliente, spartano come serve a noi, sia per il cibo che per il conto… solo 6 euro e 50 a testa per due porzioni di fettuccine, 4 panini belli carichi con salsicce (2) e cicoria o salsicce e scamorza; 7 bruschette, 3 dolci pera e cioccolato, 4 bottiglie di acqua, 4 lattine di coca, caffè -offerto però da Jedan, ed 1 kite kat (!!!).
Si riparte, attraversiamo di nuovo la Piana, saliamo per Casamaina e Lucoli, arriviamo alla periferia dell’Aquila e percorriamo la stupenda strada che passa per l’altopiano dlele Rocche; infine Santa Jona, Forme e MAgliano de Marsi.
Sosta la bar, caffè questa volta offerto da MrSergio che in effetti era stato l’ultimo ad arrivare alla punta; usciti dal bar il gruppo si divide: Jestercap, Claudio e Dennykey prendono l’autostrada, mentre noi -Ulysse, Papen, MrSergio e Jedan- decidiamo di seguire la Tiburtina e dunque lasciamo Magliano de Marsi in direzione di Scurcola Marsicana, Tagliacozzo, Arsoli e arrivati a Mandela Scalo ci immettiamo anche noi sull’autostrada.
MrSergio e Jedan partono a razzo, dopo il casello mentre io e Papen procediamo a 110 all’ora, gustando acnora quelle ultime curve fatte al tramontar del sole… Sosta rifornimento, la prima per me, e ci salutiamo in vista del raccordo.
Bella giornata, forse un adelle ultime occasioni, s enon l’ultima, di percorrere le strade montane; 370 km in compagnia, in stupenda compagnia e come al solito il pensiero va a chi, per motivi diversi, non ha potuto prendere parte a questa escursione.
Ma noi restiamo in perenne attesa della prossima uscita!

Grazie amicii, alla prossima!

15-16 ottobre 2011 – Badia Prataglia

Ci vediamo alle 8 di mattina, quasi tutti puntuali, all’area di servizio Selva Candida, sul Raccordo Anulare.
Oltre a quelli che saranno fuori due giorni, ossia Murdok, Poldo, Ulysse e Lucilla, ci sono anche tre pessimi elementi che ci accompagneranno per un bel pezzo di strada: Freeblue, MrSergio e Dennykey. Colazione, rifornimento per alcuni ed alle 8 e 35 si parte; alle 10 e 15 abbiamo appuntamento con Jack sulla Cassia, poco dopo l’incrocio di Montefiascone. Passo svelto ma non audace ed una sosta a Vetralla per Murdok che sente freddo ed indossa un giubottino antivento. Si riparte subito, ora a passo tranquillo ed arriviamo in perfetto orario all’appuntamento; il ptempo di spegnere le moto e scendere che arriva anche Jack. Il bar della zozzona è chiuso così procediamo per Bolsena dove ci scaldiamo con caffè e cappuccini.
Sosta non molto lunga, dopo due cazzate scambiate nella piazzetta partiamo di nuovo; costeggiamo per un pò le rive del lago e poi saliamo per San Lorenzo Nuovo, la bella strada non trafficata ci porta ad Acquapendente e poi, sempre sulla Cassia, arriviamo alle porte di Siena.
Facciamo rifornimento, oramai sono le 12 e decidiamo di fare la sosta spuntino al primo posto omologato.
Passiamo Siena, sempre restando sulla Cassia, e poco dopo avvisto un bar-panini-focacce; ci fermiamo, parcheggiamo ed entriamo.
Ci viene proposto un *menu* a 5 euro, composto da panino, bibita e patatine fritte; in realtà le bibite saranno qualcuna in più ed il buon Denny, non ancora soddisfatto, fa aggiungere una crepe alla nutella, da dividere. Peccato che a questo punto il conto salga vertiginosamente a circa 6 euro a testa!

Dopo che Poldo ha espletato le sue funzioni di assistente sociale in reperibilità telefonica salutiamo coloro salutiamo Frreblue, MrSergio e DennyKey che riprendono la strada di casa ed anche noi siamo nuovamente in moto, pronti ad affrntare al via del Chianti: Castellina in Chianti, Greve in Chianti e poi prendiamo per Figline Val d’Arno; il vento è il leitmotiv di questa giornata: soffia costantemente e spesso arrivano raffiche di tutto rispetto.
La strada però è stupenda, c’è il sole e ci godiamo i saliscendi, le curve continue fino ad arrivare ad incrociare la Casentinese. Abbiamo già deciso, nell’ultima sosta, che non prenderemo la Casentinese e dunque il passo della Consuma, ma tireremo oltre Pontassieve, fino ad incrociare la 556 che ci porterà a valicare Croce ai Mori… Che schifo, amisci! Tutte quelle curve, incessanti, la lunga salita e poi la altrettanto lunga discesa scorrono velocemente sotto le ruote, con Jack che approfitta del fatto che sono con Lucilla e mi svernicia senza pietà, seguito poco dopo da Jean… Gli vorrei mordere un braccio ad entrambi! Anche Poldo, che fino a quel momento si era relegato in ultima posizione, tranquillo, a tratti distratto, ha uno schizzo di adrenalina e risale le posizioni. Vabbè, non sarò mica sempre con il passeggero, e lo sanno.
Mentre guido trotterellando mi viene in mente Freeblue, a cui Croce ai Mori piace tantissimo e mi spiace non sia qui con noi, come tutti gli altri ovviamente. Procediamo, nonostante il sole fa freddino perchè il vento non consente alla temperatura di alzarsi più di tanto; Poldo accusa un doloretto ad un ginocchio e chiede la sosta. Abbiamo dato appuntamento ai Paoli, Pallina ed Histryx, alle 18 alla locanda e siamo in perfetto orario, dunque passiamo velocemente Poppi ed arrivati a Soci ci concediamo la sosta la bar in piazza. Ci sta tutta, un bel cioccolato caldo con panna è veramente quel che ci vuole, almeno per me. Altri preferiscono caffè, cappuccini.
Ripartiamo, arriviamo al parcheggio della locanda alle 18:00, e mentre stiamo entrando vediamo i Paoli che ci vengono incontro a piedi, loro sono arrivati prima, molto prima. Parcheggiamo, prendiamo i pochi bagagli ed entriamo nella locanda, la Foresta.
Andrea ci accoglie con la solita cortesia ed affabilità, ci mostra le camere e dopo qualche siparietto per fare le docce, cambiarci, scendiamo e ci ritroviamo tutti a sedere sul divano di Fonzie! Ripercorrere quei momenti con aneddoti e risate è cosa automatica…
Giro in paese, per chi non ha freddo; effettuo la solita giocata al super enalotto, una copia per ciascun partecipante, e distribuisco ad ognuno la propria copia: l’accordo è che chi dovesse vincere, ovviamente, dividerà con gli altri. E’ questa un apiccol acosa ceh però mi piace molto, mi fa sperare che con i proventi di una ipotetica vincita potremmo comprarci una schera di moto tutte uguali, anche nel colore, ed andarecene tutti a fare un viaggio con la V, la I, la A, le due G, un’altra I e la O maiuiscole. Magari fosse!

Cena! Dopo l’aperitivo a base di prosecco e stuzzichini, offerto da Jean, concordiamo tutti nel voler fare una cvena leggera: pappardelle al cinghiale, chianine con peso dagli ottocento grammi al chilo e passa, verdure grigliate, patatine, dolce, una bottiglia di rosso, altre due bottiglie di prosecco, qualche liquore. Solo Histryx preferisce la ribollita alle pappardelle, penso stia male o abbia fatto qualche voto, ma poi lo vedo trangugiare la chianina che passa il chilo e mi tranquillizzo!
Beh, la cena sarebbe finita ed invece il buon Poldo propone di sbafarci un piatto di spaghetti aglio, oglio e peperoncino, anzi: ajo, ojo e peperoncino…
Non possiamo deluderlo e poco dopo arriva Angela con una teglia piena di spaghetti… porcazozza, finiscono in un lampo, neanche dovessimo ancora cenare. Le immancabili chiacchiere dopo cena, consultazioni per il percorso del giorno successivo e poi tutti a nanna.

La mattina facciamo colazione abbastanza presto, paghiamo il conto (esistono ancora pochi posti come questo, dove i conti sono umanamente accettabili, anzi sicuramente al di la di ogni speranza) e dopo aver salutato Andrea & Angela avviamo le moto; rifornimento al distributore della piazetta e poi saliamo per il Passo Fangacci. Che spettacolo! Sole, ma nel folto della foresta quasi non si vede nulla; le tre cascate sono quasi asciutte, bisognerà attendere la primavera per sentirle cantare. Saliamo, sosta e foto al rifugio della Forestale e poi arriviamo all’Eremo di Camaldoli.
Breve visita, qualche foto e poscendiamo verso valle, dall’altro versante. Bella strada, inusuale, e quasi dispiace essere arrivati sotto Bibbiena e dover lasciare quel tracciato che si snoda fra le colline ed i cascinali.
Prendiamo la strada per Arezzo, non passiamo in centro e ci dirigiamo verso Siena. Alla sosta caffè Pallina ed Histryx ci lasciano per tornare nelle Marche, Jack invece prosegue con noi. Dopo un primo tratto, breve ma palloso, comincia il divertimento: Torrita di Siena, Osteria delle Noci, San Biagio e Montepulciano ed infine Chianciano. Qui facciamo la sosta panino, seduti fuori di un bar, non siamo in pieno sole ma siamo riparati dal vento e non fa freddo. Scambiamo duie parole con un motociclista di Roma, ora residente a Montepulciano, e poi partiamo.
Arriviamo a Città della Pieve, dove un piccolo incidente di percorso non riesce comunque ad annullare la belleza ed il clima dei due giorni passati assieme. C’è sempre il rammarico per chi non ha partecipato, ma siamo abbastanza attivi e sappiamo che c’è sempre una possibilità per tutti.
Ma ancora una volta, chiudendo la porta del garage, mi trovo a pensare che almeno una volta dovrà sucedere che ci siamo tutti, ma proprio tutti tutti.

Grazie amicii, alla prossima!

20-24 settembre 2011 – Corsica

La Corsica, finalmente!
Sul forum, a luglio, le prime ipotesi, i primi studi di fattibilità, le prime adesioni anche se ovviamete con riserva. Poi abbiamo iniziato a fare sul serio, con la ricerca della base logistica più adatta sia come sistemazione sia come fulcro delle escursioni; la ricerca dei traghetti, i cambiamenti che si sono dovuti effettuare causa mancanza di coincidenze o soppressione di corse da e per Palermo, che hanno ovviamente condizionato Marmar e di conseguenza il gruppo. Poi, alla prima settimana di settembre, abbiamo concretizzato il tutto fissando le date definitive e dando seguito alle prenotazioni della casa e dei traghetti.
Anche se abbiamo messo piede, o meglio le ruote, in terra Corsa il giorno 21 settembre, in realtà il viaggio è iniziato il giorno prima, il 20: MrSergio alle 13 è all’aeroporto per prelevare Marmar giunto da Palermo; ai due si unisce Jack, proveniente da Fabriano e tutti insieme, dopo essersi rifocillati al nostro chiosco abituale, si recano nel mio garage dove è custodita la moto di Marmar e relativo bagaglio, lasciati qui dopo il soggiorno a Roma in agosto; Marmar ha le chiavi del garage e di casa e dunque sono autonomi.
Io e Lucilla, sempre martedi 20, stiamo rientrando da un soggiorno a Ventotene e ci uniamo all’allegra brigata nel pomeriggio. La mia moto è già pronta, gomme nuove ed il poco bagaglio già caricato prima di partire per Ventotene, altrimenti non avrei avuto tempo. Marmar invece sistema le ultime cose e così arriviamo all’ora dell’aperitivo, che consumiamo nel bar preferito; durante l’aperitivo ci raggiunge anche Freeblue e la compagnia è al completo. Dal bar ci trasferiamo al pub poco distante e dopo una frugale cena siamo tutti a casa mia.
Il proposito era di partire verso le 22, in modo da poterci fare una notturna percorrendo la Cassia, Volterra… insomma, strade piacevoli per essere a Livorno alle 6 e 30 del mattino dopo, dato che il traghetto sarebbe partito alle 8 e 15. Invece ci trastulliamo un pò troppo, fra chiacchiere e strimpellate di chitarra, con qualcuno che si abbiocca sul divano… Luicilla prepara i caffè ed io, contrariamente al mio solito, non faccio pressioni per partire subito perchè mi rendo conto che tutti veniamo da una giornata pesante, fra viaggi e lavoro e così lasciamo il garage all’una e trenta circa. Ovviamente decidiamo di percorrere l’Aurelia perchè non abbiamo più tempo per poter fare altri percorsi; fra una sosta caffè, un rifornimento ed una sosta semplicemente perchè ci andava di fermarci arriviamo a Livorno all’alba; un pò di attesa, neanche tanta a dire il vero, e subito dopo aver fatto colazione al bar del porto iniziano le operazioni di imbarco; in poco tempo sistemiamo le moto e ci ritroviamo stravaccati nel salotto del ponte superiore. Una dormitina ci sta tutta, anche se nessuno riesce ad andare oltre l’ora e mezza di sonno, ma è quanto basta per resettarci e lasciarci la nottata alle spalle.

Purtroppo la mattinata di questo primo giorno è andata sprecata in traghetto, magarri fosse partito alle 2 di notte!
Sbarchiamo, ci districhiamo nel traffico indisciplinato di Bastia ed in poco tempo ci troviamo sulla strada veloce che seguendo la costa verso sud conduce a Porto Vecchio.
Appena fuori Bastia troviamo lungo la strada un bar con dei tavoli all’ombra ed un parcheggio a vista, così ci fermiamo per un panino, sono oramai le 14 e 30. Trangugiamo delle mezze baguette con prosciutto, formaggio di capra ed altri prodotti locali, svuotiamo qualche bottiglia di acqua e senza fretta ci rimettiamo in marcia.
Ben presto lasciamo la strada veloce, poco meno di 50 km da Bastia, ed a Casamozza deviamo verso le alture dell’interno; è la regione di Castagniccia quella che andiamo ad attraversare, poco frequentata dai turisti ma che come altre parti della Corsica è di una rara bellezza. Lungo il tragitto che ci porterà a Morosaglia abbiamo anche modo di femarci a fotografare una cristallina pozza di acqua originata da alcune piccole cascatelle a loro volta alimentate da un ruscello che scorre fra i castagni. Il posto è da favola, come sono da favola le bocce di una giovane turista tedesca che ci vengono mostrate dal generoso e lasco decoltè nella loro interezza e splendore mentre si china a raccogliere dei sassi.
Viva la Corsica, viva le giovani tedesche e viva le bocce al vento! 🙂
Riprendiamo il cammino, la strada è sinuosa e le curve si susseguono senza interruzione; il fondo stradale non è dei migliori, ma sappiamo benissimo che in Corsica potrebbe essere molto peggio; in fondo basta adattare la velocità alla conformazione ambientale e non ci sono problemi, possiamo gustarci il tragitto in tutta tranquillità; il panorama è stupendo, in alcuni tratti usciamo dal fitto castagneto e possiamo ammirare le valli circostatni, le vette rocciose in lontananza, il tracciato della strada che si scorge sulla costa della collina di fronte; se esiste un paradiso terrestre questo è la Corsica. Intanto la strada migliora e possiamo trasferire la nostra attenzione dal panorama alla guida, assaporandone il piacere intenso ora che le curve scorrono più veloci sotto le ruote.
Arriviamo a Ponte Leccia, crocevia sulla direttrice di Corte; facciamo il primo rifornimento Corso e ci dirigiamo all’imbocco delle Gole di Asco, che percorriamo per 5 – 6 km prima di arrivare al campeggio dove abbiamo prenotato la nostra casetta. Ci accoglie un tizio abbastanza rustico, ci presentiamo e lui, nel verificare la nostra prenotazione, ci dice che c’è un problema: la casa da 6 posti è stata data per sbaglio a qualcun altro ed è rimasta libera la casa con 4 posti letto dove possiamo aggiungere un altro letto; ce la mostra e vediamo che tutto sommato può andare bene anche così, è bella grande e non c’è neanche bisogno di aggiungere il letto perchè c’è un divano molto grande e comodo; nel frattempo che aggiustiamo la cosa il tizio ci offre una graditissima bevuta: 4 belle birre fredde, birra Petra, alla castagna, ed una coca cola per Jack. Prendiamo possesso della casa, sistemiamo i bagagli, doccia, cambio di abito e siamo pronti per la cena: risalendo la gola dell’Asco arriviamo al paesino di Asco bassa, dove ci attende un rustico e delizioso ristorantino. Il gestore è simpatico, ci propone un menù con dentro un pò di tutto: antipasto di charcuterie, lonzo, figatelli, jambon, formaggio di capra, patè; una ciotola di lenticchie in umido con carni varie ed altro, fino al dolce. Soddisfatti rientriamo alla base percorrendo lentamente i circa 12 km delle gole nel buio pesto. Ci siamo meritati una intera notte di sonno vero, su un letto vero! Oggi abbiamo percorso circa 160 km, in mezza giornata…

Come da accordi la mattina alle sette siamo tutti in piedi, la partenza è fissata per le otto; i ragazzi sono tutti svelti ed evidentemente ansiosi di iniziare a girare per la Corsica, così lasciamo la casa con un quarto d’ora in anticipo. Ci fermiamo a Ponte Leccia, per la colazione; il bar è quasi lurido, con gente che fuma al banco ma qui è normale; i cornetti vengono prelevati da una busta, con le mani e così ci vengono offerti; ordiniamo i cappuccini, i succhi di frutta ed i caffè e ci trasferiamo all’esterno. Nel frattempo Marmar chiede, mimando, dei tovaglioli di carta ed il barista risponde: “al bagno”. Marmar: “no pipì, tovaglioli…” ed il gestore replica: “AL BAGNO!”
Vabbè, speriamo non siano usati e ci adattiamo…
Finalmente in moto: oggi è previsto il giro di Cap Corse, detto più comunemente “il Dito” e così scendiamo nuovamente a Bastia, seguendo però una strada veloce ma molto bella e sinuosa, con asfalto ottimo: in breve siamo sulla costa ed anzichè tuffarci in quella bolgia della strada principale, devioamo per la laguna, su una strada che ci porterà senza traffico ed in breve a Bastia Porto.
Non ci fermiamo, proseguiamo direttamente sulla D 80 che effettua il periplo del promontorio; una breve sosta foto in un posto incantevole, poi saliamo fino a Macinaggio ed Ersa; da qui si possono ammirare Cap Corse e l’isola della Giraglia e da qui inizia il percorso sul versante occidentale del promontorio. Scendiamo velocemente, la strada è bella e l’asfalto non presenta problemi particolari, anzi in alcuni tratti è ottimo. Facciamo numerose soste foto ed infine ci fermiamo al porto di Centuri; sono le 12 ed avevamo già in programma di fare la sosta pranzo proprio qui. Il posto è incantevole, da cartolina; parcheggiamo le moto e scendiamo per strette stradine e scalinate fino alla piazzetta sul porticciolo dove troviamo un bar con tavoli sistemati in una piccola nicchia nel muro di pietra che costeggia la banchina; in più, ai lati della nicchia, ci sono due enormi fichi che itrecciano le rispettive fronde sopra i tavoli, ombreggiando la simpatica terrazza. Ci accomodiamo, la ragazza del bar, sarda, ci dice che c’è da aspettare per mangiare e così ci facciamo un aperitivo, durante il quale le cazzate, le prese in giro, gli scherzi si susseguono senza sosta. Ordiniamo poi una insalata a testa, un gelato o dolce e poi ci facciamo una passeggiata fotografica per il paesino, veramente bello e caratteristico. Salendo al parcheggio delle moto abbiamo modo di ammirare i tetti in ardesia delle casupole, ardesia che troviamo spesso lungo le pareti rocciose nelle quali sono scavate le strade, luccicante al sole pieno di queste meravigliose giornate. Ripartiamo ed una volta ripresa quota ci fermiamo per altre foto, qui il panorama è straordinario, specialmente a Nonza ed anche poco prima, dove si possono ammirare dall’alto le calette con l’acqua trasparente e dai mille colori e le spiagge di ciotoli neri caratteristiche di questa regione.
Arriviamo infine a Saint Florent, che per i Corsi è ovviamente Santu Fiorenzu, e neanche ci fermiamo: abbiamo deciso che se riusciamo ad arrivare preso a casa faremo una escursione alle gole dell’Asco, fino in cima. Da Santu Fiorenzu si prende una delle strade più belle e veloci di tutta la Corsica, la strada che passa al margine del Desert des Agriates. Andare piano è un problema, non ci si riesce… le gomme sono appiccicate ad un asfalto ottimo, abbastanza pulito e caratterizzato da un grip notevole. Ci beviamo in un unico sorso i circa 30 km di questa pista che è meglio del Mugello, fino all’incrocio con la dorsale che scende fino a Corte: seguiamo questa per arrivare presto a casa e presto arriviamo. Doccia velocissima, cambio di vestiario e siamo di nuovo in moto. C’è luce, saliamo le gole dell’Asco fermandoci spesso a fare foto, fino ad arrivare in cima: Haut Asco, siamo sotto le creste rocciose della montagna, uno spettacolo della natura! Ora c’è un dubbio da risolvere: cenare qui, presso la locanda del rifugio, scendere ad Asco e cenare nella trattoria della sera precedente o scendere proprio a valle e cenare in una trattoria/pizzeria che Marmar ha verificato nel pomeriggio? Ci pensa Freeblue a risolvere il dilemma, insistendo per cenare qui. Io sono contento, sia perchè il posto mi piace, sia perchè mi piace lo spirito propositivo di Andrea; le uniche cose che evidenzio sono l’affrontare i 30 km di discesa nelle gole, su una strada con un fondo ai limiti dello sterrato nella parte alta, con nessuna protezione lato fiume, lo Stranciacone, e con la parete rocciosa dall’altro lato ed in più con un ponte strettissimo da attraversare, ponte sistemato ovviamente fra due curve a 90 gradi e scherziamo proprio sul fatto che se lisciamo il ponte ci troveremo a mollo nelle gelide acque del fiume. E poi il freddo: per la cena non siamo vestiti con l’abbigliamento tecnico e c’è la concreta possibilità che scendendo dai 1.400 metri del piazzale del rifugio, con la circolazione sanguigna impegnata a risolvere la pesantezza data dal cibo e dal vinello, in effetti si possa patire un pò di freddo. Non è che la cosa, personalmente, mi preoccupi più di tanto ma è giusto mettere in guardia i ragazzi e renderli consapevoli delle conseguenze.
Allegramente prendiamo possesso del tavolone di legno, nella locanda ci sono altri due gruppi di cui uno numeroso; il cameriere, simpatico e gentile, prende le ordinazioni e ci serve prontamente: charcuterie varia, cannelloni al brocciu, un formaggio locale aromatizzato, entrecote, vino, coca cola, acqua, gelati o tiramisù artigianali, fatti da loro, caffè e ammazzacaffè.
Nel corso della cena non mancano spunti di ilarità allo stato puro, non diluita, non frenata; ad un certo punto uno del tavolo accanto si alza e comincia a cantare, forse per opera delle numerose bottiglie che avevano sul tavolo. Appaludiamo anche noi ed una del loro gruppo invita Marmar a cantare, ma lui rifiuta; allora intono una strofa irripetibile, in una poco credibile tonalità da tenore, dandoci dentro con la voce: un successo, sia per i nostri vicini che applaudono gridando bravò, sia per noi che ci sbellichiamo dalle risa; sia perchè ho rifatto il verso al tizio che aveva cantato prima, sia per le parole della strofa. Con questo spirito ridiscendiamo la gola; il freddo c’è ma non più di tanto; è buio pesto, per fortuna abbiamo fari supplementari e/o lampadine molto potenti per rischiarare le tnebre; Andrea, a cui va il meritato riconoscimento, si mete alla testa del gruppo e lo guida per tutti e 30 i km della discesa… arriviamo a casa non solo sani e salvi, ma completamente soddisfatti. Oggi abbiamo percorso 302 km su strade non certo facili e siamo molto contenti del nostro gruppo.
In tutto questo c’è una attività parallela: qui in Corsica giochiamo al Corsicazzu, un gioco dove non si vince ma si perde; si prendono punti se si dice o si fa una cosa molto divertente, se si è pronti in moto per primi al mattino, se ci si sveglia per primi, se si segnala una bella topa, se si fa una scorreggia tonante o se si fa una cosa a favore del gruppo; si perdono punti per le loffie, per aver detto cazzate e soprattutto per essersi lamentati di una qualunque cosa o persona, anche a ragione… Oltre al gusto dello sfottò, del giocare, questo dovrebbe anche innescare una modalità pro-gruppo ed è molto divertente.

Dopo la bella dormita, qui non vola una mosca, siamo di nuovo in sella prima delle otto; oggi la giornata sarà più lunga della precedente ed il percorso oltre ad essere più lungo sarà anche più duro. Di nuovo sosta a Ponte Leccia, ma altro bar; decisamente più pulito e qui, cosa non rara che ho riscontrato anche in precedenti viaggi, tutti parlano a voce altissima; urliamo l’ordinazione, ridendo, e ci sediamo. Consumata velocemente la colazione partiamo senza indugi; seguiamo la dorsale per Corte ma prima di arrivarci deviamo per andare ad imboccare il canyon della Scala di Santa Regina. Le parole e le foto non riusciranno mai a rendere la bellezza e la suggestione di questo posto: due pareti rocciose, in mezzo alle quali scorre nel fondo un fiumiciattolo a tratti impetuoso, con una miriade di cascatelle, a tratti invece rilassato in enormi piscine naturali, con un’acqua sempre trasparente. Scavata letteralmente nella roccia, a mezza costa, c’è la strada: non un solo centimetro di rettilineo, fondo stradale non pessimo ma certo neanche dei migliori; assenza di protezioni a valle, roccia che si incunea nella strada ed in certi punti la rende ancora più stretta… non ci si può far distrarre dal panorama, si guida con accortezza e quando la coda dell’occhio registra uno scorcio può bello degli altri è preferibile fermarsi. Incantevole, meraviglioso, questi sono gli aggettivi adatti. Percorriamo tutto il canyon, poi la strada sale attraverso la foresta d’Aitone fino ad arrivare ad Evisa; lungo la via abbiamo incontrato come al solito mucche, vitelli, maiali selvatici, asini, capre… nel canyon un gruppetto di capre si è arrampicato sulla roccia praticamente verticale, da far invidia alla migliore moto da trial! Ci fermiamo ad Evisa, ad ammirare il panorama che si è aperto sul golfo di Porto, con il mare che si intravede fra le due montagne… piccola sosta per foto e telefonate a casa, poi si riparte: Piana e le sue Calanches ed anche qui non si può descrivere la bellezza della roccia rossa nella quale è scavata la strada, le guglie, gli strapiombi, la strada stessa, il tutto di una bellezza assurda, creata dalla natura e, onestamente, mantenuta egregiamente dai Corsi. Fosse stata nostra, la Corsica, a quest’ora sarebbe piena di ville e villette abusive e non, di autostrade, priva di gran parte delle sue meravigliose foreste…
Ci fermiamo a Piana; l’orario mensa nei nostri giri non è fisso: in una fascia oraria che va dalle 12 alle 15, il primo posto strategicamente utile è buono per un pranzetto veloce; ci ritroviamo dunque seduti ai tavoli di un bar, sulla terrazzetta ombreggiata che affaccia proprio sulla piccola piazza. Prendiamo le nostre insalate, addizionate dal gelato finale, assolutamente niente alcool; le solite cazzate sparate a raffica, con una performance da Oscar da parte di MrSergio: la cameriera, dato che lui non era stato attento, recita per la seconda volta e solo per lui la lista dei dolci e dei gelati, in francese, terminando con “soup anglais avec le blanc d’oeuf” e Sergio ordina: “ovo”!
Si riparte, strada verso Cargese fino ad arrivare ad una manciata di km da Ajaccio; bel panorama marino poi ci immettiamo sulla dorsale che da Ajaccio riporta verso Corte; strada larga, bell’asfalto, attraversa foreste, sempre ai margini di paesini senza mai entrare dentro; qui si cammina svelti, il nostro obiettivo è arrivare poco prima di Vivario e li, in base all’ora, decidere se fare o meno una escursione supplementare al defile de l’Inzecca. Arriiviamo, siamo in orario e ci fermiamo ad un bar proprio sull’incrocio in modo da poter decidere rinfrescandoci la gola con un pò di acqua; la strada è sbarrata, chiusa, un cartello ci dice che stanno facendo lavori e non si può passare. Abbiamo già vissuto questa storia e non ci siamo certo fermati di fronte ad un cartello, quanto meno abbiamo tentato… Andrea, al solito, propone di andare mentre io mi astengo, non voglio fare pressioni; si discute, si parla con il ragazzo del bar, Andrea propone di nuovo di provarci; siamo in perfetto orario, si può fare, e con soddisfazione vedo che gli altri accettano.
Scavalchiamo il fosso a lato dello sbarramento io, Andrea e Marmar, mentre MrSergio semplicemente stacca il moschettone della catena e passa fischiettando, seguito da Jack… INFAMI! Prendiamo a salire, l’asfalto non c’è, è uno sterrato dove a tratti compare qualche macchia o lingua di asfalto; in più buche, canali dovuti al passaggio dei mezzi pesanti e dei cingolati, pietrisco, acqua che attraversa la sede stradale, strapiombo; 15 km, incluse alcune salite di tutto rispetto e qualche tornante completamente su terra. Ma ci piace, siamo felici per questo fuori programma… alla fine però, quando questo tracciato incrocia il bivio per Ghisoni, ritroviamo l’ìasfalto; deviamo per il canyon, il defile de l’Inzecca, che tanto per cambiare è molto bello e suggestivo. Ci fermiamo a fare foto ma senza indugiare troppo, questa deviazine ci costa 60 km e non vogliamo arrivare a casa con il buio. Il tratto che dopo il canyon ci porta a riprendere la strada principale è un vero spetacolo: asfalto steso da poco, pulito, perfetto. I rettilinei sono sempre inesistenti ed in un incessante susseguirsi di pieghe a destra e a manca ci ritroviamo a Vivario, ci immettiamo sulla strada veloce, passiamo Corte e ci fermiamo solo a Ponte Leccia, per fare rifornimento e decidere dove andare a cenare. La scelta cade su una pizzeria poco distante da casa, solo un paio di km; l’aspetto non è dei migliori ma c’è scritto che cuociono le pizze nel forno a legna e così, dopo essere passati a casa per doccia e cambio, ci sediamo ad un bel tavolo rotondo, tutto per noi. Non ci sono altri clienti se non alcuni intenti a bere cose al banco del bar. Prendiamo le pizze, non sono male; loro sono simpatici ed alla fine ci offrono anche il caffè ed i digestif… In compenso consumiamo una buona quantità di birre, fra Pietra, Serena ed Heineken non ci siamo fatti mancare nulla, a parte Jack che va a benzina normale. Paghiamo, il conto è veramente ridicolo e lasciamo ben 8 euri di mancia.
Rientriamo a casa, nonostante la stanchezza ci troviamo tutti sul divano e cercare di vedere cosa ha fatto la Roma, ma riusciamo a vedere solo filmatini porno, sembra non trasmettano altro…
Il Corsicazzu è terminato con la cena, come da regolamento ed ora si tirano le somme: perdono, ex aequo, Marmar e Freeblue e dunque sono costretti a recitare la litania per chiedere il nostro perdono, che gli viene concesso ma solo dopo penitenza… qui le parole non servono, rimandiamo alla visione del relativo filmato!
Buonanotte! Oggi sono stati 340 km, duri, intensi; la fatica c’è ma nessuno è spossato allo sfinimento, siamo tutti abbastanza allenati e sopportiamo bene le lunghe sedute in sella. Andiamo a letto molto soddisfatti.

Si parte, oggi è il giorno dell’addio.
Alle sette e come al solito siamo in piedi; prepariamo i bagagli, il conto lo abbiamo saldato la sera prima e siamo a posto; ancora una volta prima delle otto siamo in sella. Una nebbia abbastanza consistente ci accompagna per tutto il tragitto nella valle; all’incrocio, al solito incrocio, questa volta invece che prendere per Ponte Leccia andiamo in senso opposto ma ci rifiutiamo di fare la strada veloce. Saliamo per dolci colline e per le interminabili curve fino al paese di Belgodere; qui facciamo una ricca colazione, sotto la pergola di un bar minuscolo quanto grazioso, rustico; cornetti ed altro si prendono al forno adiacente, uno spettacolo. Non abbiamo nessuna fretta ed infatti la sosta è più lunga del solito, poi riprendiamo la via: ora si scende, fino ad incrociare la mitica strada del Desert des Agriates, che percorriamo in senso contrario rispetto a due giorni fa ed arriviamo a Santu Fiorenzu. Parcheggiamo, ci dividiamo per acquistare qualche ricordino dandoci appuntamento per le 11 e 30, ma siamo tutti in anticipo ed alle 11 e 25 siamo di nuovo su strada. Saliamo, ancora, dobbiamo attraversare la base del “Dito” per arrivare a Bastia e sull’altura abbiamo una piacevole sorpresa: fra corvi e gabbiani, in alto, volteggiano numerosi rapaci, che Marmar riconosce come nibbi, e dei falchi; Marmar riesce a fotografarne qualche esemplare e tutti siamo con il naso in aria ad ammirarli; un nibbio addirittura volteggia poco distante da noi e ci offre uno spettacolo emozionante facendo una magnifica virata e tuffandosi in picchiata! Neanche a Quark!
Scendiamo a Bastia, entriamo direttametne in porto e siamo già in fila per l’imbarco, puntuali in modo vergognoso.
Ci ritroviamo al solito salotto, sono quasi le 14 e prendiamo qualche insalata allo snack della nave. Ci concediamo un paio di Pietra, per mantenere vivo il ricordo, tanto abbiamo da fare più di 4 ore di navigazione e siamo dunque esentati dalla guida. Con un pò di ritardo arriviamo a Livorno, ci vuole molto tempo per uscire dal traghetto perchè la corsa del sabato è strapiena; Marmar dovrà prendere qui a Livorno il traghetto per Palermo e decidiamo di cenare tutti insieme, anche se è presto. Jack trova una trattoria, parcheggiamo proprio di fronte e ci viene dato il tavolo in vetrina, così possiamo vedere le moto. Caciucco per tutti, una modestissima quantità di vino pro capite e ben presto siamo fuori; la cena è stata divertente, il proprietario molto simpatico e ci ha anche allietato con una barzelletta in vernacolo. Ci salutiamo, il gruppo esplode: Marmar di nuovo al porto per l’imbarco per Palermo, Jack prende la strada per Pisa, Freeblue quella per Perugia ed infine io e MrSergio l’Aurelia per Roma.

Finisce così la nostra piccola scorribanda in Corsica; un bel gruppetto, affiatato ed agguerrito: Freeblue, Jack, Marmar, MrSergio ed Ulysse; tutti puntuali, tutti ben disposti e motivati, desiderosi di fare strada e vedere posti. Il meteo ci ha premiati, regalandoci giornate piene di sole, nottate stellate che raramente si vedono altrove; noi alloggiavamo in una gola, immersi nel buio totale ed il clielo di notte era una immensa carta blu con una miriade di puntini luminosi, più o meno grandi, a ricirdarci quanto siamo piccoli. L’alba, con le cime rocciose che si coloravano di rosa proprio di fronte alle nostre finestre, ci dava il buon giorno nel migliore dei modi. Tutto questo insieme alla bellezza dei posti, ci ha fatto vivere dei giorni indimenticabili; la riuscita del viaggio, poi, è stata possibile grazie alle indubbie qualità dei ragazzi che hanno partecipato, che insieme formano un gruppo unico.
Altre avventure ci vedranno insieme, ora mettiamo nell’album anche questo ennesimo successo, con felicità ed orgoglio.

Grazie a tutti, alla prossima!

13 agosto 2011 – Tolfa e Cimini

Oggi uscita leggera.
Ci si vede alle 8 e 30 al mio garage: Freeblue, Denny, Marmar ed Ulysse. Dopo una tranquilla colazione al mio bar abituale, in compagnia anche di Lucilla, andiamo a prendere l’Aurelia; solo pochi km e siamo a Santa Severa, dove prendiamo la strada per Tolfa.
Il tracciato è divertente e sebbene sia la mia palestra non mi stanco mai di godere di quelle curve; arriviamo a Tolfa e ci fermiamo nell piazza principale. Caffè, o thè freddo, spiritosaggini con la simpatica ragazza del chiosco e poi addirittura ci sediamo ai tavoli fuori per chiacchierare un pò. Vorremmo chiamare Fonzie ma non c’è campo per i cellulari. Il posto è tranquillo, c’è l’atmosfera rilassata dei giorni di festa; Marmar invece è in ansia continua per lla sua nuova moto, ha paura che le auto in manovra la possano urtare… Rilassate, fio mio!
Riprendiamo la via, c’è poca gente in giro; la Braccianese Claudia ci porta velocemente a Manziana, poi passiamo in rapida succesisone Oriolo, Vejano, Barbarano, Blera ed infine ci fermiamo a Cura di Vetralla, solita piazza, solito bar.
Proviamo di nuovo a chiamare Fonzie, visto che siamo a poche decine di metri da casa sua ci farebbe piacere incontrarlo e scambiare due chiacchiere, soprattutto per parlare della futura gita in Corsica; ma Mario non risponde così Andrea gli invia un sms. Noi siamo seduti al tavolo del bar, all’aperto, Marmar sempre con la prua del suo naso puntata verso la moto, sia mai che qualche piccione maleducato dovesse insudiciare l’immacolato serbatoio!!! 🙂
Dopo un aperitivo rigorosamente analcolico, offerto da Andrea, andiamo a riprendere le moto ma prima di partire facciamo un test all’ammortizzatore di Andrea, che emette uno strano cigolio; per cercare di produrre il rumore Denny sale in sella e mentre noi sorreggiamo la moto da dietro lui salta dalle pedane e ricade pesantemente conil culo sulla sella, a gambe levate. La scena è alquanto comica, sembra un cinghialetto o un orsetto da circo e ci sbellichiamo dalle risa, specialmente quando alzo il posteriore della moto mentre lui sta per dare la culata, producendo un inaspettato contraccolpo. Marmar videoriprende il tutto… Nel frattempo la piazza si è riempita di harley e proprio una poco gentile poco carina poco simpatica motociclista, o meglio una vestita da motociclista ma che di motociclistico ha solo il culo a forma di serbatoio dell’Adventure, scambia uno stizzoso ed acido battibecco con Marmar… Ma vaff!
Finalmente siamo in sella, ci dirigiamo verso Viterbo ed arrivati qui andiamo a prendere la Cassia Cimina. Che spettacolo, pochissime auto, nessuna moto, andiamo via veloci; Marma è sulla selal delal sua moto dunque non dovrebbe essere in ansia ma ci penso io ad agitarlo: gli sto dietro ed approfitto di ogni curva per cambiare continuamente posizione e traiettorie; lui deve stare con un occhio incollato ai retrovisori perchè sa che l’agguato è prossimo, potrebbe avvenire in un qualunque momento e non vuole farsi cogliere impreparato, si spaventerebbe. Ma io non pongo in atto la minaccia e lui resta sulle spine…
Arriviamo a Ronciglione, poi Sutri, poi la bella strada nel bosco che ci porta a Trevignano. Mezzo giro del lago di Bracciano e siamo al nostro chiosco di Anguillara. Parcheggiamo e ci andiamo a sedere ad uno dei tavoli sulla palafitta del chiosco; ma non un tavolo qualunque, un tavolo da dove si possa vedere Biancaneve, ovviamente!
Ci sbafiamo un paio di panini mentre cazzeggiamo con una delle due signore del chiosco; è neozelandese, ma vista l’età ni modo poco rispettoso la chiamo oldzelandese. E’ simpatica, sta al giuoco e ride di gusto quando le dico che Marmar Zampe di Quaglia gioca con gli All Blacks… Il momento clou del pranzetto arriva quando racconto una barzelletta che ha un finale alquanto *pittoresco* e ridiamo così forte, io momenti mi strozzo, che perfino dai tavoli più lontani si girano a vedere cosa è successo.
Stiamo un bel pò, il clima è ottimale, all’ombra si sta benissimo; poi si fanno le 15 e qualcosa e decidiamo di andare: Denny prende la casa per Cassia, no, cioè, la Cassia per casa mentre io, Marmar e Freeblue continuiamo a percorrere il lungo lago, fin poco prima di Bracciano, dove saliamo sulla Settevene Palo che ci porterà fino a Cerveteri. Qui ci dividiamo, i due prendono l’autostrada per Roma ed io mi dirigo verso casa.
Una uscitina lite, meno di 200 km, ma è stata lo stesso divertente; d’altronde basta stare insieme, ci divertiremmo anche a piedi!

Grazie a tutti, alla prossima!

6 agosto 2011 – Notturna in Sabina

Finalmente!
Dopo tanta attesa anche questo evento è finito nel nostro album dei ricordi; si è trattato di un evento speciale, una escursione motociclistica che esula dalle normali uscite: una notturna. Sottolineo che non si è trattato di un molto più comune trasferimento notturno, ma di una uscita vera e propria, con tutte le caratteristiche peculiari di questo genere: percorso motociclisticamente appagante, con curve, tornanti ed ascese di tutto rispetto anche se non da vertigine; tratti veloci e passaggi al limite dello sterrato; attraversamento di boschi, paesini e tutto quello che si può elencare parlando di un giro mototuristico.
Alla pizza pre partenza eravamo in numero doppio rispetto al drappello che sarebbe poi partito per la notturna: fra mogli, compagne, figlie, amici ed amiche eravamo in 12; pizza a Testaccio, locale molto alla mano, da *famiglie del rione* e di conseguenza molto molto low cost.
Poco dopo le 22, dopo un siparietto in strada il cui fulcro è stato il semprepiùbabbaluco MrSergio, accendiamo le moto e tutti in sella:
Marmar, dalla Sicilia.
Jack, dalle Marche.
Dennykey, Freeblue, MrSergio ed Ulysse i residenti o quasi.
6 moto, che riescono ad attraversare Roma da Testaccio a Labaro senza perdersi di vista in quel delirio che è il traffico di Roma il sabato sera fino a tarda notte. A ridosso del Raccordo il traffico scema, le auto sono sempre meno finchè ci troviamo a passare davanti la nostra abituale punta sulla Flaminia che praticamente ne vediamo una ogni tanto.
Giunti a Rignano lasciamo la Flaminia e scendiamo verso la valle del Tevere; strada piacevole, sinuosa; attraversiamo qualche paese finchè una festa, a Civitella San Paolo, chiude l’unica via di transito; pazienza, torniamo indietro di pochissimi chilometri e prendiamo l’altra strada, quella che passa per Monte Lino ed arriviamo infine a Nazzano e successivamente a Torrita Tiberina. Proseguiamo per Mirteto scalo ma invece di salire, come da programma, per Poggio Mirteto, prendo direttamente la stradella che porta sotto Poggio Catino; l’ultima volta l’avevo fatta lo scorso anno, in autunno, e dunque sono andato tranquillo, ma ora la troviamo che è praticamente uno sterrato. Vabbè, siamo tutta gente di mondo, penso, e non ci arrendiamo per qualche chilometro di strada dissestata. Infatti proseguo e tutti sono dietro, finchè non riagganciamo la strada *normale* e per ripidi tornanti saliamo velocemente a Poggio Catino. Stop! Altra festa, che rivela la sua parte più interessante nella fauna stanziale e di passo, specie di genere femminile dove spicca un esemplare di brunettacapellocorto veramente notevole.
Ci abbeveriamo alla locale fontanella mentre Denny, ripreso il thermos che aveva dato in custodia a Jack, si avvia verso il bar per farselo riempire di caffè; ma torna poco dopo, a passo di danza agitanto il thermos come fosse una maracas: l’interno è andato in mille pezzi e Denny si dispera pensando a come dirlo alla suocera, propietaria della suddetta boccia termica…
Pazienza, chi ne ha voglia si prende il caffè al bar; la sosta non trascorre noiosa, le cazzate volano alte e si capisce che c’è una atmosfera particolare; questa notte daremo il meglio di noi stessi.
Si riparte, MrSergio guida il gruppo, dopo opportuno mini briefing dove si pone l’attenzione all’albero che troneggia in mezzo alla strada, dividendola in due parti, che di notte lo vedi all’ultimo momento utile per schivarlo, ed allo stretto ponticello nel bel mezzo di una esse e nel cavo di una discesa e successiva salita. Conosco bene il posto e so che ci saranno detriti e sassi all’imbocco, in mezzo ed all’uscita del ponte.
Fila via tutto liscio, MrSergio con la sua luminaria è un faro per tutti; poco prima di Monte Tancia lo raggiungo e fermo il plotone, indirizzandolo nell’ampio piazzale rigorosamente non asfaltato; c’è la casetta in legno della Pro Loco, c’è l’osteria di Monte Tancia ma soprattutto si gode di una vista spettacolare della volta celeste, che soffre poco o niente di inquinamento luminoso. Per altri tipi di inquinamento provvederemo noi a ripristinare eventuali carenze. La vista è spettacolare, sia in cielo che verso i piani di Sant’Elia; Rieti è nascosta dietro il monte ma si vede la cupola luminosa che rivela la sua presenza. Il buio pesto verso il Terminillo, ma sopra di noi c’è la vera attrattiva: un cielo talmente stellato che è difficile isolare le singole costellazioni; e poi la presenza di Giove, solitario, più in basso, ad indicarci la rotta fin sopra il Terminillo, come fossimo una flotta in navigazione in mezzo al mare. Ammirare quello spendore allietati dalle note del Flauto Magico, suonato in modo magistrale da Freeblue, è cosa che non ha prezzo…
Si trascorre una buona oretta, con Marmar che si scatena in riprese ardite neille quali interpretiamo la duplice veste di soggetti e pennellatori di luce, *alluciando* con le torce elettriche gli altri soggetti.
Si riparte, ora si scende verso Rieti che raggiungiamo dopo una mezz’ora abbondante; deserta o quasi, facciamo uno stop al distributore per consentire il rabbocco del carburante a chi ne ha necessità; si riparte quasi subito, questo è un semplice scalo tecnico.
Attraversata Rieti in un baleno, saliamo ora per andare a prendere la mitica 521; salendo il passo si fa via via più allegro e si guida quasi meglio che di giorno; con tutto quel parco luci che abbiamo la strada è illuminata a giorno ma il fatto che solo la strada lo sia mentre tutto il resto è buio pesto, ci fa concentrare ancora di più sul tracciato; eventuali automobili, che in tutta la 521 saranno solo un paio, si vedono molto prima che di giorno e dunque si va su tranquilli e spediti: arriviamo a Leonessa e senza fermarci imbocchiamo la SP10 che ci porterà in cima al Terminillo; prima di arrivare riprendo Jack, in testa, per far salire il gruppo sull’anello di Campo Forogna.
Qui si che facciamo sosta, prolungata, ammirando una Rieti illuminata e le altre luci della vallata; Marmar entra di nuovo in azione, l’obiettivo è rovente e le riprese ancora più ardite; ritratti soggetto + moto, con la tecnica delle solite alluciate; non mancano le cazzate, in certi momenti si ride a crepapelle… Poi, sazi di buio, luci, foto, *suoni della notte e relativi profumi* prendiamo le moto e scendiamo nuovamente nell’ampio piazzale.

Scendendo vedo che nella piazza c’è disegnato un grande anello, una corona circolare molto ampia, forse stanno preparando una rotatoria… mi infilo nel mezzo della corona e comincio ad inanellare giri, seguito da tutti gli altri; pensavo di fare due, al massimo tre giri ma vedo che Marmar ha parcheggiato nel mezzo della rotonda ed è sceso, impugnando il telefonino per fare riprese video; allora continuiamo, il carosello si anima, Denny e MrSergio prendono a girare in senso contrario al gruppo, all’esterno del cerchio; poi mi produco in un passaggio alla Alberto Sordi in sella alla sua moto da vigile, in piedi e con la gamba sinistra protesa all’indietro e le riprese continuano finchè, in una spontanea regia, ci andiamo ad allinearre all’esterno del cerchio. Marmar ci indica di partire uno alla volta, fare un mezzo giro e poi prendere la via della discesa; io, senza farmi sentire, dico a tutti di scappare… Come dirà poi Jack: i cani non si abbandonano, Marmar si!
Ma stiamo andando piano proprio per farci raggiungere ed infatti poco dopo è con noi; si scende rapidamente a Rieti, sempre più deserta; oramai sono le 4 di notte e non riusciamo a trovare un bar aperto.
Andrea scorge un chiosco di kebab che sta per chiudere e così, poco dopo, ci troviamo a mangiare kebab a colazione; non tutti, alcuni preferiscono una banalissima piadina con nutella… parliamo a lungo con il simpatico ragazzo egiziano del chiosco; Danilo fa prendere al discorso una piega social-politica ma noi, da dietro, riportiamo il discorso terra terra con le continue cazzate sparate a raffica.
Si riparte, per l’ultimo veloce tratto: tutta Salaria fino a Settebagni, dove troviamo il Bar Fortuna aperto; qui il caffè ci sta tutto e dopo una sosta nella quale rischiamo di addormentarci, ci salutiamo e riprendiamo la strada di casa: Jack torna a Fabriano, noi verso Roma, ci risentiremo a giorno inoltrato…

Peccato veramente per chi ha perso questa notturna, ma i Babbaluci debbono ancora aggiungere molti capitoli alla loro storia e ci saranno altre edizioni.

Grazie a tutti, alla prossima!