La Corsica, finalmente!
Sul forum, a luglio, le prime ipotesi, i primi studi di fattibilità, le prime adesioni anche se ovviamete con riserva. Poi abbiamo iniziato a fare sul serio, con la ricerca della base logistica più adatta sia come sistemazione sia come fulcro delle escursioni; la ricerca dei traghetti, i cambiamenti che si sono dovuti effettuare causa mancanza di coincidenze o soppressione di corse da e per Palermo, che hanno ovviamente condizionato Marmar e di conseguenza il gruppo. Poi, alla prima settimana di settembre, abbiamo concretizzato il tutto fissando le date definitive e dando seguito alle prenotazioni della casa e dei traghetti.
Anche se abbiamo messo piede, o meglio le ruote, in terra Corsa il giorno 21 settembre, in realtà il viaggio è iniziato il giorno prima, il 20: MrSergio alle 13 è all’aeroporto per prelevare Marmar giunto da Palermo; ai due si unisce Jack, proveniente da Fabriano e tutti insieme, dopo essersi rifocillati al nostro chiosco abituale, si recano nel mio garage dove è custodita la moto di Marmar e relativo bagaglio, lasciati qui dopo il soggiorno a Roma in agosto; Marmar ha le chiavi del garage e di casa e dunque sono autonomi.
Io e Lucilla, sempre martedi 20, stiamo rientrando da un soggiorno a Ventotene e ci uniamo all’allegra brigata nel pomeriggio. La mia moto è già pronta, gomme nuove ed il poco bagaglio già caricato prima di partire per Ventotene, altrimenti non avrei avuto tempo. Marmar invece sistema le ultime cose e così arriviamo all’ora dell’aperitivo, che consumiamo nel bar preferito; durante l’aperitivo ci raggiunge anche Freeblue e la compagnia è al completo. Dal bar ci trasferiamo al pub poco distante e dopo una frugale cena siamo tutti a casa mia.
Il proposito era di partire verso le 22, in modo da poterci fare una notturna percorrendo la Cassia, Volterra… insomma, strade piacevoli per essere a Livorno alle 6 e 30 del mattino dopo, dato che il traghetto sarebbe partito alle 8 e 15. Invece ci trastulliamo un pò troppo, fra chiacchiere e strimpellate di chitarra, con qualcuno che si abbiocca sul divano… Luicilla prepara i caffè ed io, contrariamente al mio solito, non faccio pressioni per partire subito perchè mi rendo conto che tutti veniamo da una giornata pesante, fra viaggi e lavoro e così lasciamo il garage all’una e trenta circa. Ovviamente decidiamo di percorrere l’Aurelia perchè non abbiamo più tempo per poter fare altri percorsi; fra una sosta caffè, un rifornimento ed una sosta semplicemente perchè ci andava di fermarci arriviamo a Livorno all’alba; un pò di attesa, neanche tanta a dire il vero, e subito dopo aver fatto colazione al bar del porto iniziano le operazioni di imbarco; in poco tempo sistemiamo le moto e ci ritroviamo stravaccati nel salotto del ponte superiore. Una dormitina ci sta tutta, anche se nessuno riesce ad andare oltre l’ora e mezza di sonno, ma è quanto basta per resettarci e lasciarci la nottata alle spalle.
Purtroppo la mattinata di questo primo giorno è andata sprecata in traghetto, magarri fosse partito alle 2 di notte!
Sbarchiamo, ci districhiamo nel traffico indisciplinato di Bastia ed in poco tempo ci troviamo sulla strada veloce che seguendo la costa verso sud conduce a Porto Vecchio.
Appena fuori Bastia troviamo lungo la strada un bar con dei tavoli all’ombra ed un parcheggio a vista, così ci fermiamo per un panino, sono oramai le 14 e 30. Trangugiamo delle mezze baguette con prosciutto, formaggio di capra ed altri prodotti locali, svuotiamo qualche bottiglia di acqua e senza fretta ci rimettiamo in marcia.
Ben presto lasciamo la strada veloce, poco meno di 50 km da Bastia, ed a Casamozza deviamo verso le alture dell’interno; è la regione di Castagniccia quella che andiamo ad attraversare, poco frequentata dai turisti ma che come altre parti della Corsica è di una rara bellezza. Lungo il tragitto che ci porterà a Morosaglia abbiamo anche modo di femarci a fotografare una cristallina pozza di acqua originata da alcune piccole cascatelle a loro volta alimentate da un ruscello che scorre fra i castagni. Il posto è da favola, come sono da favola le bocce di una giovane turista tedesca che ci vengono mostrate dal generoso e lasco decoltè nella loro interezza e splendore mentre si china a raccogliere dei sassi.
Viva la Corsica, viva le giovani tedesche e viva le bocce al vento! 🙂
Riprendiamo il cammino, la strada è sinuosa e le curve si susseguono senza interruzione; il fondo stradale non è dei migliori, ma sappiamo benissimo che in Corsica potrebbe essere molto peggio; in fondo basta adattare la velocità alla conformazione ambientale e non ci sono problemi, possiamo gustarci il tragitto in tutta tranquillità; il panorama è stupendo, in alcuni tratti usciamo dal fitto castagneto e possiamo ammirare le valli circostatni, le vette rocciose in lontananza, il tracciato della strada che si scorge sulla costa della collina di fronte; se esiste un paradiso terrestre questo è la Corsica. Intanto la strada migliora e possiamo trasferire la nostra attenzione dal panorama alla guida, assaporandone il piacere intenso ora che le curve scorrono più veloci sotto le ruote.
Arriviamo a Ponte Leccia, crocevia sulla direttrice di Corte; facciamo il primo rifornimento Corso e ci dirigiamo all’imbocco delle Gole di Asco, che percorriamo per 5 – 6 km prima di arrivare al campeggio dove abbiamo prenotato la nostra casetta. Ci accoglie un tizio abbastanza rustico, ci presentiamo e lui, nel verificare la nostra prenotazione, ci dice che c’è un problema: la casa da 6 posti è stata data per sbaglio a qualcun altro ed è rimasta libera la casa con 4 posti letto dove possiamo aggiungere un altro letto; ce la mostra e vediamo che tutto sommato può andare bene anche così, è bella grande e non c’è neanche bisogno di aggiungere il letto perchè c’è un divano molto grande e comodo; nel frattempo che aggiustiamo la cosa il tizio ci offre una graditissima bevuta: 4 belle birre fredde, birra Petra, alla castagna, ed una coca cola per Jack. Prendiamo possesso della casa, sistemiamo i bagagli, doccia, cambio di abito e siamo pronti per la cena: risalendo la gola dell’Asco arriviamo al paesino di Asco bassa, dove ci attende un rustico e delizioso ristorantino. Il gestore è simpatico, ci propone un menù con dentro un pò di tutto: antipasto di charcuterie, lonzo, figatelli, jambon, formaggio di capra, patè; una ciotola di lenticchie in umido con carni varie ed altro, fino al dolce. Soddisfatti rientriamo alla base percorrendo lentamente i circa 12 km delle gole nel buio pesto. Ci siamo meritati una intera notte di sonno vero, su un letto vero! Oggi abbiamo percorso circa 160 km, in mezza giornata…
Come da accordi la mattina alle sette siamo tutti in piedi, la partenza è fissata per le otto; i ragazzi sono tutti svelti ed evidentemente ansiosi di iniziare a girare per la Corsica, così lasciamo la casa con un quarto d’ora in anticipo. Ci fermiamo a Ponte Leccia, per la colazione; il bar è quasi lurido, con gente che fuma al banco ma qui è normale; i cornetti vengono prelevati da una busta, con le mani e così ci vengono offerti; ordiniamo i cappuccini, i succhi di frutta ed i caffè e ci trasferiamo all’esterno. Nel frattempo Marmar chiede, mimando, dei tovaglioli di carta ed il barista risponde: “al bagno”. Marmar: “no pipì, tovaglioli…” ed il gestore replica: “AL BAGNO!”
Vabbè, speriamo non siano usati e ci adattiamo…
Finalmente in moto: oggi è previsto il giro di Cap Corse, detto più comunemente “il Dito” e così scendiamo nuovamente a Bastia, seguendo però una strada veloce ma molto bella e sinuosa, con asfalto ottimo: in breve siamo sulla costa ed anzichè tuffarci in quella bolgia della strada principale, devioamo per la laguna, su una strada che ci porterà senza traffico ed in breve a Bastia Porto.
Non ci fermiamo, proseguiamo direttamente sulla D 80 che effettua il periplo del promontorio; una breve sosta foto in un posto incantevole, poi saliamo fino a Macinaggio ed Ersa; da qui si possono ammirare Cap Corse e l’isola della Giraglia e da qui inizia il percorso sul versante occidentale del promontorio. Scendiamo velocemente, la strada è bella e l’asfalto non presenta problemi particolari, anzi in alcuni tratti è ottimo. Facciamo numerose soste foto ed infine ci fermiamo al porto di Centuri; sono le 12 ed avevamo già in programma di fare la sosta pranzo proprio qui. Il posto è incantevole, da cartolina; parcheggiamo le moto e scendiamo per strette stradine e scalinate fino alla piazzetta sul porticciolo dove troviamo un bar con tavoli sistemati in una piccola nicchia nel muro di pietra che costeggia la banchina; in più, ai lati della nicchia, ci sono due enormi fichi che itrecciano le rispettive fronde sopra i tavoli, ombreggiando la simpatica terrazza. Ci accomodiamo, la ragazza del bar, sarda, ci dice che c’è da aspettare per mangiare e così ci facciamo un aperitivo, durante il quale le cazzate, le prese in giro, gli scherzi si susseguono senza sosta. Ordiniamo poi una insalata a testa, un gelato o dolce e poi ci facciamo una passeggiata fotografica per il paesino, veramente bello e caratteristico. Salendo al parcheggio delle moto abbiamo modo di ammirare i tetti in ardesia delle casupole, ardesia che troviamo spesso lungo le pareti rocciose nelle quali sono scavate le strade, luccicante al sole pieno di queste meravigliose giornate. Ripartiamo ed una volta ripresa quota ci fermiamo per altre foto, qui il panorama è straordinario, specialmente a Nonza ed anche poco prima, dove si possono ammirare dall’alto le calette con l’acqua trasparente e dai mille colori e le spiagge di ciotoli neri caratteristiche di questa regione.
Arriviamo infine a Saint Florent, che per i Corsi è ovviamente Santu Fiorenzu, e neanche ci fermiamo: abbiamo deciso che se riusciamo ad arrivare preso a casa faremo una escursione alle gole dell’Asco, fino in cima. Da Santu Fiorenzu si prende una delle strade più belle e veloci di tutta la Corsica, la strada che passa al margine del Desert des Agriates. Andare piano è un problema, non ci si riesce… le gomme sono appiccicate ad un asfalto ottimo, abbastanza pulito e caratterizzato da un grip notevole. Ci beviamo in un unico sorso i circa 30 km di questa pista che è meglio del Mugello, fino all’incrocio con la dorsale che scende fino a Corte: seguiamo questa per arrivare presto a casa e presto arriviamo. Doccia velocissima, cambio di vestiario e siamo di nuovo in moto. C’è luce, saliamo le gole dell’Asco fermandoci spesso a fare foto, fino ad arrivare in cima: Haut Asco, siamo sotto le creste rocciose della montagna, uno spettacolo della natura! Ora c’è un dubbio da risolvere: cenare qui, presso la locanda del rifugio, scendere ad Asco e cenare nella trattoria della sera precedente o scendere proprio a valle e cenare in una trattoria/pizzeria che Marmar ha verificato nel pomeriggio? Ci pensa Freeblue a risolvere il dilemma, insistendo per cenare qui. Io sono contento, sia perchè il posto mi piace, sia perchè mi piace lo spirito propositivo di Andrea; le uniche cose che evidenzio sono l’affrontare i 30 km di discesa nelle gole, su una strada con un fondo ai limiti dello sterrato nella parte alta, con nessuna protezione lato fiume, lo Stranciacone, e con la parete rocciosa dall’altro lato ed in più con un ponte strettissimo da attraversare, ponte sistemato ovviamente fra due curve a 90 gradi e scherziamo proprio sul fatto che se lisciamo il ponte ci troveremo a mollo nelle gelide acque del fiume. E poi il freddo: per la cena non siamo vestiti con l’abbigliamento tecnico e c’è la concreta possibilità che scendendo dai 1.400 metri del piazzale del rifugio, con la circolazione sanguigna impegnata a risolvere la pesantezza data dal cibo e dal vinello, in effetti si possa patire un pò di freddo. Non è che la cosa, personalmente, mi preoccupi più di tanto ma è giusto mettere in guardia i ragazzi e renderli consapevoli delle conseguenze.
Allegramente prendiamo possesso del tavolone di legno, nella locanda ci sono altri due gruppi di cui uno numeroso; il cameriere, simpatico e gentile, prende le ordinazioni e ci serve prontamente: charcuterie varia, cannelloni al brocciu, un formaggio locale aromatizzato, entrecote, vino, coca cola, acqua, gelati o tiramisù artigianali, fatti da loro, caffè e ammazzacaffè.
Nel corso della cena non mancano spunti di ilarità allo stato puro, non diluita, non frenata; ad un certo punto uno del tavolo accanto si alza e comincia a cantare, forse per opera delle numerose bottiglie che avevano sul tavolo. Appaludiamo anche noi ed una del loro gruppo invita Marmar a cantare, ma lui rifiuta; allora intono una strofa irripetibile, in una poco credibile tonalità da tenore, dandoci dentro con la voce: un successo, sia per i nostri vicini che applaudono gridando bravò, sia per noi che ci sbellichiamo dalle risa; sia perchè ho rifatto il verso al tizio che aveva cantato prima, sia per le parole della strofa. Con questo spirito ridiscendiamo la gola; il freddo c’è ma non più di tanto; è buio pesto, per fortuna abbiamo fari supplementari e/o lampadine molto potenti per rischiarare le tnebre; Andrea, a cui va il meritato riconoscimento, si mete alla testa del gruppo e lo guida per tutti e 30 i km della discesa… arriviamo a casa non solo sani e salvi, ma completamente soddisfatti. Oggi abbiamo percorso 302 km su strade non certo facili e siamo molto contenti del nostro gruppo.
In tutto questo c’è una attività parallela: qui in Corsica giochiamo al Corsicazzu, un gioco dove non si vince ma si perde; si prendono punti se si dice o si fa una cosa molto divertente, se si è pronti in moto per primi al mattino, se ci si sveglia per primi, se si segnala una bella topa, se si fa una scorreggia tonante o se si fa una cosa a favore del gruppo; si perdono punti per le loffie, per aver detto cazzate e soprattutto per essersi lamentati di una qualunque cosa o persona, anche a ragione… Oltre al gusto dello sfottò, del giocare, questo dovrebbe anche innescare una modalità pro-gruppo ed è molto divertente.
Dopo la bella dormita, qui non vola una mosca, siamo di nuovo in sella prima delle otto; oggi la giornata sarà più lunga della precedente ed il percorso oltre ad essere più lungo sarà anche più duro. Di nuovo sosta a Ponte Leccia, ma altro bar; decisamente più pulito e qui, cosa non rara che ho riscontrato anche in precedenti viaggi, tutti parlano a voce altissima; urliamo l’ordinazione, ridendo, e ci sediamo. Consumata velocemente la colazione partiamo senza indugi; seguiamo la dorsale per Corte ma prima di arrivarci deviamo per andare ad imboccare il canyon della Scala di Santa Regina. Le parole e le foto non riusciranno mai a rendere la bellezza e la suggestione di questo posto: due pareti rocciose, in mezzo alle quali scorre nel fondo un fiumiciattolo a tratti impetuoso, con una miriade di cascatelle, a tratti invece rilassato in enormi piscine naturali, con un’acqua sempre trasparente. Scavata letteralmente nella roccia, a mezza costa, c’è la strada: non un solo centimetro di rettilineo, fondo stradale non pessimo ma certo neanche dei migliori; assenza di protezioni a valle, roccia che si incunea nella strada ed in certi punti la rende ancora più stretta… non ci si può far distrarre dal panorama, si guida con accortezza e quando la coda dell’occhio registra uno scorcio può bello degli altri è preferibile fermarsi. Incantevole, meraviglioso, questi sono gli aggettivi adatti. Percorriamo tutto il canyon, poi la strada sale attraverso la foresta d’Aitone fino ad arrivare ad Evisa; lungo la via abbiamo incontrato come al solito mucche, vitelli, maiali selvatici, asini, capre… nel canyon un gruppetto di capre si è arrampicato sulla roccia praticamente verticale, da far invidia alla migliore moto da trial! Ci fermiamo ad Evisa, ad ammirare il panorama che si è aperto sul golfo di Porto, con il mare che si intravede fra le due montagne… piccola sosta per foto e telefonate a casa, poi si riparte: Piana e le sue Calanches ed anche qui non si può descrivere la bellezza della roccia rossa nella quale è scavata la strada, le guglie, gli strapiombi, la strada stessa, il tutto di una bellezza assurda, creata dalla natura e, onestamente, mantenuta egregiamente dai Corsi. Fosse stata nostra, la Corsica, a quest’ora sarebbe piena di ville e villette abusive e non, di autostrade, priva di gran parte delle sue meravigliose foreste…
Ci fermiamo a Piana; l’orario mensa nei nostri giri non è fisso: in una fascia oraria che va dalle 12 alle 15, il primo posto strategicamente utile è buono per un pranzetto veloce; ci ritroviamo dunque seduti ai tavoli di un bar, sulla terrazzetta ombreggiata che affaccia proprio sulla piccola piazza. Prendiamo le nostre insalate, addizionate dal gelato finale, assolutamente niente alcool; le solite cazzate sparate a raffica, con una performance da Oscar da parte di MrSergio: la cameriera, dato che lui non era stato attento, recita per la seconda volta e solo per lui la lista dei dolci e dei gelati, in francese, terminando con “soup anglais avec le blanc d’oeuf” e Sergio ordina: “ovo”!
Si riparte, strada verso Cargese fino ad arrivare ad una manciata di km da Ajaccio; bel panorama marino poi ci immettiamo sulla dorsale che da Ajaccio riporta verso Corte; strada larga, bell’asfalto, attraversa foreste, sempre ai margini di paesini senza mai entrare dentro; qui si cammina svelti, il nostro obiettivo è arrivare poco prima di Vivario e li, in base all’ora, decidere se fare o meno una escursione supplementare al defile de l’Inzecca. Arriiviamo, siamo in orario e ci fermiamo ad un bar proprio sull’incrocio in modo da poter decidere rinfrescandoci la gola con un pò di acqua; la strada è sbarrata, chiusa, un cartello ci dice che stanno facendo lavori e non si può passare. Abbiamo già vissuto questa storia e non ci siamo certo fermati di fronte ad un cartello, quanto meno abbiamo tentato… Andrea, al solito, propone di andare mentre io mi astengo, non voglio fare pressioni; si discute, si parla con il ragazzo del bar, Andrea propone di nuovo di provarci; siamo in perfetto orario, si può fare, e con soddisfazione vedo che gli altri accettano.
Scavalchiamo il fosso a lato dello sbarramento io, Andrea e Marmar, mentre MrSergio semplicemente stacca il moschettone della catena e passa fischiettando, seguito da Jack… INFAMI! Prendiamo a salire, l’asfalto non c’è, è uno sterrato dove a tratti compare qualche macchia o lingua di asfalto; in più buche, canali dovuti al passaggio dei mezzi pesanti e dei cingolati, pietrisco, acqua che attraversa la sede stradale, strapiombo; 15 km, incluse alcune salite di tutto rispetto e qualche tornante completamente su terra. Ma ci piace, siamo felici per questo fuori programma… alla fine però, quando questo tracciato incrocia il bivio per Ghisoni, ritroviamo l’ìasfalto; deviamo per il canyon, il defile de l’Inzecca, che tanto per cambiare è molto bello e suggestivo. Ci fermiamo a fare foto ma senza indugiare troppo, questa deviazine ci costa 60 km e non vogliamo arrivare a casa con il buio. Il tratto che dopo il canyon ci porta a riprendere la strada principale è un vero spetacolo: asfalto steso da poco, pulito, perfetto. I rettilinei sono sempre inesistenti ed in un incessante susseguirsi di pieghe a destra e a manca ci ritroviamo a Vivario, ci immettiamo sulla strada veloce, passiamo Corte e ci fermiamo solo a Ponte Leccia, per fare rifornimento e decidere dove andare a cenare. La scelta cade su una pizzeria poco distante da casa, solo un paio di km; l’aspetto non è dei migliori ma c’è scritto che cuociono le pizze nel forno a legna e così, dopo essere passati a casa per doccia e cambio, ci sediamo ad un bel tavolo rotondo, tutto per noi. Non ci sono altri clienti se non alcuni intenti a bere cose al banco del bar. Prendiamo le pizze, non sono male; loro sono simpatici ed alla fine ci offrono anche il caffè ed i digestif… In compenso consumiamo una buona quantità di birre, fra Pietra, Serena ed Heineken non ci siamo fatti mancare nulla, a parte Jack che va a benzina normale. Paghiamo, il conto è veramente ridicolo e lasciamo ben 8 euri di mancia.
Rientriamo a casa, nonostante la stanchezza ci troviamo tutti sul divano e cercare di vedere cosa ha fatto la Roma, ma riusciamo a vedere solo filmatini porno, sembra non trasmettano altro…
Il Corsicazzu è terminato con la cena, come da regolamento ed ora si tirano le somme: perdono, ex aequo, Marmar e Freeblue e dunque sono costretti a recitare la litania per chiedere il nostro perdono, che gli viene concesso ma solo dopo penitenza… qui le parole non servono, rimandiamo alla visione del relativo filmato!
Buonanotte! Oggi sono stati 340 km, duri, intensi; la fatica c’è ma nessuno è spossato allo sfinimento, siamo tutti abbastanza allenati e sopportiamo bene le lunghe sedute in sella. Andiamo a letto molto soddisfatti.
Si parte, oggi è il giorno dell’addio.
Alle sette e come al solito siamo in piedi; prepariamo i bagagli, il conto lo abbiamo saldato la sera prima e siamo a posto; ancora una volta prima delle otto siamo in sella. Una nebbia abbastanza consistente ci accompagna per tutto il tragitto nella valle; all’incrocio, al solito incrocio, questa volta invece che prendere per Ponte Leccia andiamo in senso opposto ma ci rifiutiamo di fare la strada veloce. Saliamo per dolci colline e per le interminabili curve fino al paese di Belgodere; qui facciamo una ricca colazione, sotto la pergola di un bar minuscolo quanto grazioso, rustico; cornetti ed altro si prendono al forno adiacente, uno spettacolo. Non abbiamo nessuna fretta ed infatti la sosta è più lunga del solito, poi riprendiamo la via: ora si scende, fino ad incrociare la mitica strada del Desert des Agriates, che percorriamo in senso contrario rispetto a due giorni fa ed arriviamo a Santu Fiorenzu. Parcheggiamo, ci dividiamo per acquistare qualche ricordino dandoci appuntamento per le 11 e 30, ma siamo tutti in anticipo ed alle 11 e 25 siamo di nuovo su strada. Saliamo, ancora, dobbiamo attraversare la base del “Dito” per arrivare a Bastia e sull’altura abbiamo una piacevole sorpresa: fra corvi e gabbiani, in alto, volteggiano numerosi rapaci, che Marmar riconosce come nibbi, e dei falchi; Marmar riesce a fotografarne qualche esemplare e tutti siamo con il naso in aria ad ammirarli; un nibbio addirittura volteggia poco distante da noi e ci offre uno spettacolo emozionante facendo una magnifica virata e tuffandosi in picchiata! Neanche a Quark!
Scendiamo a Bastia, entriamo direttametne in porto e siamo già in fila per l’imbarco, puntuali in modo vergognoso.
Ci ritroviamo al solito salotto, sono quasi le 14 e prendiamo qualche insalata allo snack della nave. Ci concediamo un paio di Pietra, per mantenere vivo il ricordo, tanto abbiamo da fare più di 4 ore di navigazione e siamo dunque esentati dalla guida. Con un pò di ritardo arriviamo a Livorno, ci vuole molto tempo per uscire dal traghetto perchè la corsa del sabato è strapiena; Marmar dovrà prendere qui a Livorno il traghetto per Palermo e decidiamo di cenare tutti insieme, anche se è presto. Jack trova una trattoria, parcheggiamo proprio di fronte e ci viene dato il tavolo in vetrina, così possiamo vedere le moto. Caciucco per tutti, una modestissima quantità di vino pro capite e ben presto siamo fuori; la cena è stata divertente, il proprietario molto simpatico e ci ha anche allietato con una barzelletta in vernacolo. Ci salutiamo, il gruppo esplode: Marmar di nuovo al porto per l’imbarco per Palermo, Jack prende la strada per Pisa, Freeblue quella per Perugia ed infine io e MrSergio l’Aurelia per Roma.
Finisce così la nostra piccola scorribanda in Corsica; un bel gruppetto, affiatato ed agguerrito: Freeblue, Jack, Marmar, MrSergio ed Ulysse; tutti puntuali, tutti ben disposti e motivati, desiderosi di fare strada e vedere posti. Il meteo ci ha premiati, regalandoci giornate piene di sole, nottate stellate che raramente si vedono altrove; noi alloggiavamo in una gola, immersi nel buio totale ed il clielo di notte era una immensa carta blu con una miriade di puntini luminosi, più o meno grandi, a ricirdarci quanto siamo piccoli. L’alba, con le cime rocciose che si coloravano di rosa proprio di fronte alle nostre finestre, ci dava il buon giorno nel migliore dei modi. Tutto questo insieme alla bellezza dei posti, ci ha fatto vivere dei giorni indimenticabili; la riuscita del viaggio, poi, è stata possibile grazie alle indubbie qualità dei ragazzi che hanno partecipato, che insieme formano un gruppo unico.
Altre avventure ci vedranno insieme, ora mettiamo nell’album anche questo ennesimo successo, con felicità ed orgoglio.
Grazie a tutti, alla prossima!