8 – 9 ottobre – EROICA

Questa uscita ha avuto un sapore antico, per le modalità con cui si è svolta e per il percorso effettuato.
L’appuntamento è per partire alle 07:00 dalla stazione di servizio sulla Roma – Civitavecchia, che significa vedersi almeno un quarto d’ora prima per avere il tempo di fare rifornimento.
Vento teso, gelido e fastidioso. Fa freddino.
Tutti puntuali, si parte alla svelta per percorrere i circa 70 km di autostrada fino a Montalto di Castro, dopo di che la Castrense ci porta a Canino dove facciamo colazione.
Ci costa 20 minuti sulla tabella di marcia, ho segnato su un nastro applicato sul serbatoio i vari passaggi orari. Colazione pagata da Mr Sergio dato che, sebbene puntuale, è stato l’ultimo ad arrivare all’appuntamento.
Si riparte, senza perdere tempo, velocità sostenuta ma assolutamente con la massima prudenza.
Valentano, Acquapendente e poi Cassia fino a San Quirico d’Orcia, a questo punto sono 179 i km percorsi.
Distributore, ci fermiamo per fare di nuovo il pieno e bene facciamo perchè poi non ne incontreremo più. Avevo notato il top case del Mr che ballonzolava, non faccio in tempo a dirglielo che mio fratello, Marsilio, sta già verificando. Si sono spezzati i bulloni di ancoraggio del supporto al telaio della moto. Problema!
il “simpatico” benzinaio non ha bulloni o altro per poter sistemare il guaio.
Togliamo il baule, smontiamo il portapacchi e, mentre Claudio va a cercare un ferramenta per rifornirsi di dadi, rondelle e bulloni, estraiamo i due moncherini di bulloni dal telaio.
Fortuna che fra me e mio fratello abbiamo una intera officina al seguito, attrezzi selezionati con il tempo e l’esperienza.
Torna Claudio con il necessario, in fretta rimontiamo il tutto e si riparte.
Fra rifornimento e colazione abbiamo accumulato un’ora di ritardo sulla tabella, arriveremo all’oramai prossimo way point alle 10 e 32 anzichè alle 09 e 30 come previsto.
Sant’Angelo in Colle, inizia la seconda delle quattro tratte, ovviamente ci portiamo dietro l’ora di ritardo. Inizia subito il fuoristrada, uno sterratone in discesa che poi fra curve e saliscendi si snoda fra colli e vigneti, Paesaggi spettacolari, percorso niente male, non difficile ma richiede attenzione.
Il ritmo è sostenuto, non eccessivo ma Garibaldino; lunghi tratti fuoristrada si alternano a percorrenze di raccordo su asfalto; fagiani! A dimostrazione che siamo in una zona (le colline del Chianti) poco battuta e soprattutto incontaminata.
Arriviamo alla fine di questa seconda tratta che abbiamo recuperato circa mezz’ora sull’ora di ritardo che avevamo accumulato.
Inizia la terza tratta, sono 45 km circa e sebbene sia quasi tutto fuoristrada e con alcune soste foto, arriviamo alla fine con 15 minuti di anticipo sulla tabella.
Noi abbiamo tutti un passato (glorioso) di enduro, MrSergio non è così esperto di fuoristrada ma le sue indubbie capacità gli consentono di apprendere velocemente, trovandosi in mezzo a noi, e mette in pratica subito ciò che via via assimila.
Non è mai rimasto indietro, in gruppo siamo partiti e in gruppo siamo arrivati, anche perchè ho la buona abitudine di controllare chi è dietro e regolare la velocità di conseguenza.
Una tirata, poi ovvio rallentamento per dare modo di effettuare il ricongiungimento e si riparte decisi. Sempre in comunicazione con gli interfoni non ci siamo mai persi e la bontà dei percorsi tradotti sui navigatori ci ha permesso uno svolgimento divertente e veloce, senza perdite di tempo per ritrovare la retta via.
Arriviamo a Radda in Chianti, dunque, con questo bonus di 15 minuti in tabella.
Cerchiamo un distributore ma poi rinunciamo, abbiamo carburante a sufficienza per finire il giro. Ci fermiamo presso un bar – tavola calda, sono le 13 passate e bisogna nutrirci.
Il posto lo aveva adocchiato il Mr prima che andassimo alla ricerca del distributore, Circa un chilometro, torniamo sui nostri passi, parcheggiamo ed entriamo.
Prendiamo posto fuori, una specie di gazebo che ci consente anche di tenere d’occhio le moto.
Un primo, un dolce, caffè due chiacchiere in relax dato che siamo perfettamente in orario, poi si riparte per l’ultima tratta, circa 50 km che facciamo su un bel tracciato sinuoso, con un intermezzo di 4km di autostrada.
Arriviamo al nostro agriturismo, una azienda vinicola che ha anche camere e ristorante.
Presa la stanza, ben 35mq al piano terra, con quattro letti singoli, spaziosa e pulita come si conviene, ci togliamo di dosso la polvere con una bella doccia rigenerante.
Qualcuno, Marsilio, ne approfitta per fare le pulizie di Pasqua all’abbigliamento, con uno strofinaccio da cucina che ho nella borsa degli attrezzi.
Dal casco agli stivali pulisce tutto come un orsetto lavatore.
Claudio ne approfitta per appendere il suo salva-scarpe in alto su un tubo a fianco della porta di ingresso, talmente in alto che poi non riuscirà a riprenderlo.
Relax in camera, cazzate si alternano a discorsi seri, si fa l’ora dell’aperitivo.
Una birra e degli stuzzichini ci portano all’ora di cena.
Bruschette con pomodori, una tagliata, patate al forno e puntarelle con un pò di vino risolvono la questione.
Si ride, le cazzate sono tante, poi la nostra attenzione va ad un bellissimo cane di una coppia al tavolo di fianco.
Un pastore australiano che, dice qualcuno, sembrava avere le zampe corte ma invece era solo “il pelo della panza” troppo lungo.
Mi prende una crisi di riso, come succedeva a scuola, pensando al Roscio che non è basso, ha solo i peli della panza molto lunghi. Mi viene in mente la sua immagine con i peli che gli fanno da tutù e le zampette storte che escono da sotto… Oddio! Non riesco a fermarmi.
🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣 🤣🤣
Si torna in camera, ci prepariamo per la notte.
Un pò di fastidio a Claudio, che non guasta mai, sparandogli una luce strobo che ho nello zaino.
Fra una chiacchiera e l’altra ci addormentiamo.
La mattina seguente io e mio fratello ci svegliamo di buon’ora, seguiti poco dopo da MrSergio.
Il Roscio bisogna svegliarlo, ci pensa Marsilio con la suoneria dei 7 nani…
Colazione, ma prima aiutiamo la ragazza alla reception a liberare la stampante dalla carta incastrata, paghiamo e via.
Claudio il Roscio rompeva dalla sera prima per voler fare la Lauretana, strada che io e il Mr conosciamo benissimo ma non sapevamo avesse quel nome. L’abbiamo fatta anche in inverno con la neve.
Ciò ci costringe ad una sosta non prevista per riprogrammare i navigatori su Asciano, dove secondo lui partirebbe questa famosa Lauretana.
Bene o male arriviamo ad Asciano, seguendo MrSergio.
Poi non c’è più bisogno del navigatore ma solo consultandoci nell’interfono completiamo sta Lauretana. Bel percorso, troppi ciclisti, bei panorami.
Rientriamo sulla Cassia a San Quirico d’Orcia, poi dritti verso casa.
Sosta al chiosco per un panino eccellente, caffè e si riparte.
Ora è Marsilio a fare strada e andatura, ci fermiamo solo per una puntura di un insetto rimediata da MrSergio.
Arriviamo a Tuscania, io prendo la direzione di casa lasciando che gli altri proseguano verso Roma.
Anche questa è andata, percorso bellissimo, panorami indescrivibili, una figona da paura che faceva footing lungo le strade di un paesino, buon cibo, allegria.
Non ci è mancato nulla, torneremo presto su queste pagine.
Grazie a tutti per aver consentito di portare a casa questa bella esperienza.
Alla prossima!

Le parole di questa uscita solo: “NON HA LE ZAMPE CORTE, E’ IL PELO DELLA PANZA CHE E’ LUNGO” – LAURETANA – ARBIA! – UNDERSCORE – QWERTY – SHIFT – NON AVREBBE UNA SPAZZOLA?


11 – 12 giugno – Roccascalegna

Ci risiamo!
anche questa uscita di due giorni vede come destinazione l’Abruzzo.
Per la gioia di Claudio il Roscio, l’incontro è alle ore otto alla solita area di servizo del GRA.
Puntuali, anche in anticipo, ci siamo tutti: MrSergio, Marsilio, Luca, Claudio ed ovviamente (anche immancabilmente) io.
Evitiamo, come nostra abitudine, di intossicarci facendo colazione al bar dell’area di servizio e dopo che il Roscio ha fatto rifornimento – sempre il solito, sempre all’ultimo minuto 🙂 – partiamo per immergerci nel traffico già bello intarsiato (cit. mia nonna) del Raccordo.
Senza troppi rallentamenti, comunque, riusciamo in breve ad immetterci nell’autostrada per L’Aquila ma ci fermiamo all’area di servizio dopo il casello. Negli interfoni era stata palesata questa necessità causa un malore di mio nipote Luca.
Dopo aver valutato la situazione Luca decide di tornare a casa, a malincuore, e noi tutti ne siamo dispiaciuti ma vedere un ragazzo di vent’anni che riesce a prendere una decisione del genere senza che nessuno gli abbia fatto pressioni gli rende onore. Oramai è un motociclista vero, completo, responsabile; sappiamo quanto ami la moto e quanto gli sarebbe piaciuto proseguire per cui non è stato facile per lui, ma ha preso la decisione giusta.
Proseguiamo. Il breve tratto autostradale ci porta alla solita uscita di Vicovaro, bypassando il delirio del tratto urbano della Tiburtina sia a Roma che a Tivoli: da qui in poi è tutta goduria!
Usciti dal casello finalmente possiamo fare colazione in uno dei nostri bar usuali: pulizia, dolci e cornetti buonissimi e, non ultimo, la “bella presenza” delle ragazze del bar.
Pochi minuti, dopo aver sparato due o tre cazzate (ma conoscendoci propendo per il tre) riprendiamo il cammino: Tiburtina fino a Carsoli, da qui saliamo al valico dei Colli di Monte Bove, dove ci fermiamo per la consueta foto ricordo. Sopraggiunge un ciclista qualche chiacchiera e di nuovo in sella: adesso non ci sono più soste, tutto di un fiato passiamo sotto il pittoresco paese di Tremonti e poi Roccacerro. Quanta bellezza a poca distanza da Roma!
Tagliacozzo, Magliano de Marsi e nuovamente autostrada: sono pochi chilometri ma ci evitano di perdere tempo e pazienza nell’attraversamento di Avezzano: troppe auto, troppi semafori, troppe rotatorie e troppi incroci!
Un bel guadagno di tempo, solo 26 chilometri ed in breve siamo a Pescina. Ancora senza soste proseguiamo salendo con la splendida SS83 a Gioia dei Marsi, Gioia Vecchio, Passo del Diavolo e giù fino a Pescasseroli, poi passaggio sotto Opi, continuiamo sulla SS83 passando per Villetta Barrea, il lago, Barrea ed infine Alfedena.
Qui ci fermiamo, sosta pranzo in una conosciuta osteria.
Come abitudine in moto niente alcol, una antipasto senza esagerare ma ottimo, con tanto di pallotte cacio e ova, una tagliatella con sugo di agnello per tutti, acqua, caffè e arrivederci!
Durante il pranzo si è scatenato un acquazzone, uno scroscio d’acqua intenso ma è stato un bene perchè il cielo ha scaricato tutta l’acqua che aveva, usciti dall’osteria neanche una goccia. Abbiamo preso uno spruzzino di qualche minuto ma non abbiamo neanche indossato gli antipioggia, tanto era lieve e tanto poco è durato.
Castel di Sangro, siamo nell’altopiano delle Cinque Miglia, Roccaraso -ridente cittadina turistica e Paradiso degli sport invernali come recitano le locandine- poi sotto Rivisondoli -pubblicizzato con un meno roboante “noto centro turistico, rinomato per la pratica degli sport invernali e per le escursioni naturalistiche”- ci immettiamo nella SS84, altra strada mitica.
Passiamo il Valico della Forchetta, arrivati a Palena lasciamo la SS84 e ci immettiamo in un tracciato spettacolare, ma dal fondo stradale non perfetto come le precedenti strade, che ci porta a Torricella Peligna e ci consente di attraversare lo spettacolare altopiano con delle vedute maestose sulle montagne e sulle valli circostanti. La Majella! Non è una imprecazione ma è la Montagna Madre d’Abruzzo che da il nome a questo territorio.
A Roccascalegna ci dirigiamo subito al distributore, data l’infruttuosa ricerca di un benzinaio a Torricella Peligna. Fatto il pieno, non senza un divertente intermezzo con il gestore che, da buon ed esperto paesano, ha inquadrato subito la situazione individuando nel Roscio l’anello debole della catena. Gli chiedo: ti serve un ragazzetto per pulire per terra? indicando il Roscio.
E lui, prontamente: e che ci fai?!
Precedentemente gli aveva fermato la mano mentre prendeva la pompa -solo qui si può vedere un self service “assistito”- puntando il dito su mio fratello: fa lui! Perentorio!
Ripartiamo, durante la sosta pranzo ad Alfedena mi aveva chiamato Valentina, insieme al marito Nicola proprietaria del ristorante Civico 20 ed annesso B&B, proponendoci un cambio di struttura avendo avuto un problema a Roccascalegna. Accettiamo senza indugio il cambio e senza timore di “sole”, conoscendoli da tempo: un casale vicino al lago di Bomba, sempre di loro proprietà. Aveva mandato anche le foto, posto che prometteva bene e che ha mantenuto le promesse anche oltre le aspettative.
Un casale in pietra, con un bellissimo uliveto e tanto verde: Casa Corneto.
Arriviamo, loro non ci sono ancora ma un messaggio ci dice dove trovare la chiave.
Aperta la porta appena il tempo di dare uno sguardo e toglierci parte dell’abbigliamento tecnico che Valentina e Nicola arrivano. Prendiamo le stanze, come al solito il tempo di una doccia ed indossati gli abiti “civili” scendiamo a goderci il fresco, l’aria pulita e la bellezza del posto.
Valentina mi consegna un biglietto di benvenuto scritto appositamente per noi (Sergio e Sergio) dalla figlioletta Lucrezia. Che amore!
Bene, fra le immancabili battute e cazzate varie, compresa una generosa spruzzata di deodorante al culo del Roscio da parte di mio fratello Marsilio, che ovviamente ha gelato la parte interessata, arriviamo all’ora di cena.
Che ve lo dico a fare?! Tavola all’aperto, sotto un grandioso nespolo.
Arriva di tutto: bruschette con pomodoro, altre bruschette con olive e pomodori locali, frittata alle erbe, pallotte cacio e ova, affettati.
A seguire tagliatelle con funghi porcini, poi grigliata, patate e prezzemolo con generosa dose di aglio e a questo punto abbiamo dovuto dare lo stop al cuoco!
La cena… secondo voi potevano mancare frizzi e lazzi?
Mentre sorbivamo il caffè conclusivo, Valentina e Sergio erano seduti su un dondolo. Ad un certo punto spariscono.
Dicoooo: “Nicò, non vorrei dire niente ma tu moje e Sergio si sono infrattati al buio!”
Nicola: ” aaaah, si, gli sta facendo vedere un percorso”
Io: “seeee, adesso capisco perchè si chiama casa Corneto.”
Mio fratello e Roscio scoppiano a ridere, Roscio che non riusciva ad ingoiare il vino che stava bevendo, mio fratello con le lacrime.
Sportivamente anche Nicola ride di gusto, prendendo per il verso giusto la battuta ma da quel momento è diventato il Principe di Corneto!
Vediamo la partita Italia – Turchia ma senza troppa partecipazione, la serata è piacevole, non fa freddo, la compagnia collaudata ed è un piacere trascorrere questo tempo in buona disposizione d’animo, che si traduce in buonumore ed immancabili cazzate.
Si va nelle stanze, non mancano motivi per ridere e prenderci per il culo a vicenda, senza riguardo e senza sconti.

La mattina mi vede sveglio alle cinque e quaranta, mi lavo, torno in stanza e poco dopo entra mio fratello, foto alle moto dalla finestra, poi ci prepariamo.
Roscio e Sergio dormono ancora, noi scendiamo e raggiungiamo la cucina all’aperto, teatro della cena. Ci prepariamo un caffè, lo prepariamo anche per i due dormienti e sarà la scusa per svegliarli. Ma MrSergio è già sveglio, in bagno, lo scoglio è Claudio 🙂
La colazione tutti insieme, foto e saluti, torneremo a trovarli con molto piacere, è gente straordinaria, di una ospitalità unica e poi cucinano troppo bene!
Partiamo ad andamento lento, la strada non ben tenuta ci riporta a Roccascalegna, poi Casoli, Fara San Martino dove, passando fuori del paese, si può vedere lo storico pastificio De Cecco.
Proseguiamo sulla SS84, sosta alla “nostra” fontanella, rinfresco, riempiamo le bottiglie e via fino a Rivisondoli, di nuovo, poi Roccaraso, Castel di Sangro, Alfedena, Barrea, Villetta Barrea e rifornimento poco prima di Pescasseroli.
Qui ci fermiamo per la dovuta sosta pranzo. E’ presto ma siamo in piedi già da parecchio tempo e poi mentre la maggior parte della gente sarà impegnata a pranzare noi potremo fare strada in solitaria o quasi.
In piazza, presso una tavola calda, ci gustiamo una superba focaccia con mortadella e caciocavallo grigliato. Rifocilliamo anche un cane randagio, molto pulito ed educato.
Dopo il caffè al chiosco dall’altra parte della strada, ci rimettiamo in marcia. Saliamo di nuovo verso Gioia Vecchia e Gioia dei Marsi, attraversando il parco.
La strada è magnifica, immersa in un ambiente spettacolare, si aprono panorami incredibili.
Dopo Gioia dei Marsi non c’è storia, la discesa verso Pescina è senza emozioni, prendiamo l’autostrada, di nuovo quei ventisei chilometri che ci portano ad uscire a Magliano de Marsi.
Riprendiamo la Tiburtina, Scurcola Marsicana, Tagliacozzo, Saliamo per Sante Marie e poco prima di Arsoli ci fermiamo a riprendere fiato in uno slargo. Fa caldo, forse dalla prossima uscita bisognerà adottare l’abbigliamento leggero.
Pochi minuti, ripartiamo, Arsoli, Carsoli, ancora Tiburtina fino a Vicovaro e si procede da manuale: autostrada fino al Raccordo, sosta all’area di servizio per i saluti e via a casa.

Un’altra uscita da incorniciare, belle strade, posti magnifici, belle mangiate, compagnia spettacolare.
Dovuti ringraziamenti a tutti i partecipanti, una nota di rammarico per Luca che gioco forza ha dovuto abbandonare sul nascere questa gita ma avrà modo di rifarsi fin dalla prossima.
Il Roscio, che dire? Lo prendiamo sempre in giro, è il nostro bersaglio preferito, io e mio fratello lo conosciamo e lo frequentiamo da cinquant’anni, dicasi CINQUANTA, e lui lo sa benissimo che la nostra è una forma di affetto, altrimenti non sarebbero giustificati tutti questi anni di amicizia. MrSergio come sempre una garanzia: puntualità, serietà ma senza essere serioso, battute taglienti, in moto un soldato instancabile. Compagno di mille avventure e viaggi importanti, che senza di lui non avrebbero avuto lo stesso sapore.
Mio fratello? E’ mio fratello, basta questo: motociclista esperto e capace, infaticabile in sella, ci puoi contare per la risoluzione di qualunque problema. Quando c’è lui non mi sento solo a dover affrontare emergenze, senza nulla togliere alla disponibilità ed alla partecipazione degli altri, ma abbiamo un altro livello di esperienza.
Luca: sta crescendo, motociclista capace. La rinuncia ha evidenziato anche la sua maturità e le premesse che diventi un motociclista come noi ci sono tutte.
Se solo si comprasse una moto adatta! 🙂

Sto già lavorando alla prossima due giorni, stay tuned!
A proposito, le parole di questa uscita solo: UPGRADE – BACKUP – LOCATION – FOCUSING – NON APRITE QUELLA PORTA! – LA SEGHERIA E’ CHIUSA, IL PRINCIPALE E’ ANDATO VIA – CULO GELATO – CORNETO.
Cosa significano? Non tutto si può spiegare, per poter comprendere e ricevere le stesse sensazioni nel ricordare è necessario aver partecipato!

21-22 maggio – Pescasseroli

Finalmente si (ri)parte!
Appuntamento alle otto e trenta di venerdì presso uno dei nostri due punti di incontro per le uscite.
Tutti puntuali, impieghiamo 15 minuti per collegare (prima volta) i nostri interfoni in modalità conference e si va.
Qualche manciata di chilometri di raccordo per raggiungere l’Anagnina, sosta bar per la colazione e si riparte. Percorriamo dunque l’Anagnina e poi la via Latina, fino ad Artena e Colleferro per poi salire sulla Carpinetana.
Bella strada, passo spedito ma non azzardato e meno male perchè giunti quasi sotto Maenza un problema con il freno davanti mi costringe ad una escursione fuori strada, e mi incastro in una specie di fosso. Fortunatamente nessun danno serio, cupolino spaccato e nulla più se non una contusione/distorsione ad un piede.
Con l’aiuto di due motociclisti di passaggio tiriamo fuori la moto, mio fratello sistema i resti del cupolino e ripartiamo. Siamo abituati a ben altro, non ci ferma certo questo stupido inconveniente.
Imboccata la superstrada per Frosinone ci fermiamo in uno slargo per fare un controllo: ne approfittiamo anche per dissetarci, provvediamo a riallineare il manubrio, constatiamo che altri danni non ce ne sono e ci rimettiamo in marcia, dopo aver deciso che la sosta pranzo la faremo sul lago, a Villetta Barrea, pertanto non possiamo perdere altro tempo.
Il plotone marcia compatto a ritmo serrato ma prudente, Frosinone poi Sora e qui iniziamo la salita a Forca d’Acero.
Molto ben tenuta, la strada è spettacolare; ci fermiamo a fare foto e riprese, Luca ha posizionato la GoPro su un guardrail proprio a centro di un bel tornate, pochi minuti per la ripresa e riprendiamo il cammino ma dopo due curve dei cavalli in mezzo alla strada ci costringono prima a fermarci e poi a proseguire con molta cautela.
Forca d’Acero! bellissimo valico, quasi 1600 mt di altitudine, strada cosparsa di fogliame, altre riprese di Luca ma con la GoPro allacciata al torace. Pochi minuti per scendere all’incrocio sotto Opi e ci dirigiamo verso il lago.
Ci fermiamo al ristoro panini dopo i quali ci vengono proposti dei “bocconotti“!
Dolcetti locali, ma inutile dire il nostro soffocamento dalle risate, che lasciano un pò perplessa l’ignara cameriera. Bene o male ne usciamo, con l’aiuto di mio fratello che prontamente si inventa una scappatoia.
Terminato il frugale pasto ci stravacchiamo sul prato antistante il lago, a prendere un pò di sole e smaltire la cecagna che incombe. Dopo un pò decidiamo di salire a Barrea e proseguire fino ad Alfedena, anche qui bel tracciato, fondo stradale ben tenuto, bella passeggiata ma giunge il momento di dirigerci alla meta, Pescasseroli.
Percorriamo a ritroso il tratto di strada fin sotto Opi, poi sosta al distributore per il necessario rifornimento e finalmente siamo a Pescasseroli.
Parcheggiamo proprio di fronte al nostro albergo, piazza nel centro storico.
Ci accoglie la simpatica Assunta, che ci assegna le camere.
Doccia e ci si ritrova di nuovo nell’atrio.
Io resto nel salottino a fare un aperitivo a base di acqua minerale, il piede malmesso non mi consente di unirmi agli altri, che si incamminano per il centro di Pescasseroli.
Arriva l’ora di cena, Assunta ci delizia con portate che dire cucinate benissimo non rende l’idea!
Qualità eccelsa, piatti presentati molto bene, materia prima eccellente.
Gustiamo tutto, dagli antipasti ai primi, dalla carne ai contorni infine al dolce, senza tralasciare l’ottimo Cerasuolo che ci ha accompagnato durante la cena.
Un doveroso grazie all’amica Simonetta che mi ha consigliato questo posto!
Durante e dopo la cena ci intratteniamo in chiacchiere e scherzi vari con Assunta -un peperino- e c’è anche l’occasione per un balletto.
Assunta ci racconta che a causa di una stufa non funzionante la sua casa è andata a fuoco, ma nella drammaticità del racconto riusciamo a farla scoppiare in una fragorosa ristata, tanto che deve appoggiarsi alla colonna… maledicendo la stufa magnificava invece l’uso del camino termoconvettore dicendo: “mai più la stufa, ci sono rimasta…” non trovando le parole, per l’emozione nel ricordare il drammatico evento, le veniamo in soccorso suggerendo: “sei rimasta… scottata?”. Si appoggia alla colonna, come già detto, scoppiando a ridere: “nooo, non ce la posso fare!”.
Alla fine della piacevolissima serata le camere ci accolgono per il meritato riposo, la giornata è stata lunga e faticosa!
Sabato mattina la colazione ci riserva altra sorpresa, per qualità e quantità.
Saldiamo il conto, onestissimo, carichiamo il poco bagaglio e si parte.
Nuovamente verso il lago, per poi prendere la strada per Scanno.
Sosta bar e qualche foto a passo Godi, si prosegue per il paese ed il lago di Scanno, le Gole del Sagittario, foto, foto anche al pittoresco paesino di Anversa degli Abruzzi, passiamo sotto Cocullo e puntiamo verso le spettacolari Gole di San Venanzio.
Passiamo poi Castelvecchio Subequo e Castel di Ieri per andare a percorrere la strada del parco eolico, che ci conduce a infine a Collarmele.
Pochi chilometri di autostrada ci portano a Magliano dei Marsi, dove ci fermiamo ad ingurgitare qualche tramezzino al bar, seduti all’ombra.
Piacevole e breve sosta, si riparte percorrendo la Tiburtina fino a Vicovaro e qui non c’è più storia: una manciata di chilometri ci immette nel delirio del GRA.
Ci eravamo salutati prima del casello, all’area di servizio, per cui ognuno prosegue per la direzione di casa propria.
Bella uscita, nonostante il piccolo inconveniente.
Mentre guido svogliatamente verso casa già penso alla prossima due giorni!
E’ opportuna una riflessione: siamo gente che va in moto tutto l’anno e la moto per noi è uno stile di vita, non siamo solo persone che utilizzano una moto per spostarsi.
L’incidente occorso avrebbe fatto rientrare a casa parecchi motociclisti, anche per molto meno.
Ma a parte la resistenza fisica e la soglia di sopportazione del dolore, soggettive, il nostro bagaglio di esperienza ci consente di fare una giusta valutazione degli eventi, soprattutto a quelli negativi, e di adottare le giuste reazioni. Non posso dire che non ho sentito dolore al piede e neanche che questo non mi abbia un pò condizionato nella guida: il giorno successivo l’articolazione era impedita e riuscivo ad usare il cambio con molta difficoltà, ma un minimo di sopportazione e resistenza hanno consentito il proseguimento della gita a beneficio di tutti ed il piacere della compagnia, le risate, le cazzate sparate come sempre a profusione sono state più benefiche di qualunque unguento o medicina.

Grazie a tutti i partecipanti: Io (Sergio/Ulysse), MrSergio, mio fratello Marsilio, mio nipote Luca e Claudio detto (da che mondo è mondo) il Roscio.
Estendo i ringraziamenti ad Assunta, simpatica, dinamica ed eccellente padrona di casa, a tutto il personale del Duca degli Abruzzi (ma sarebbe opportuno e corretto chiamarla famiglia) ed all’amica Simonetta per la preziosa dritta!
Alla prossima.