Finalmente è arrivato il tanto atteso GPAQ!
L’acronimo sta per Gay Pride in Alta Quota, evento storico dei Babbaluci fin dal 2007.
Perchè Gay Pride? Non c’è un motivo vero e proprio, se non quello scaturito dalla fantasia di Jestercap appunto nel 2007 quando, cercando un nome da dare a questa due giorni in montagna, lui lo propose in quanto eravamo tutti maschi ed avremmo dormito insieme.
Dato che noi alle tradizioni ci teniamo ci siamo tenuti anche questo nome sia in onore di Jestercap sia perchè la prima edizione fu davvero strepitosa.
Qualche defezione l’abbiamo avuta, anche questa volta; all’appuntamento sulla Roma – L’Aquila eravamo: Freeblue, Simpleflower, MrSergio, Marmar ed io, Ulysse. Mancava Jean, con suo e nostro dispiacere.
L’appuntamento era per le sette; facciamo colazione ed alle sette e venti siamo già in marcia. Pochissimi chilometri di autostrada per poi infilarci sulla Tiburtina.
Il ritmo è tranquillo ma non scadente; Simpleflower dimostra di saper stare al passo e così affrontiamo i Colli di Monte Bove in scioltezza; ci fermiamo al valico per le foto e qui Simpleflower si fa prendere dagli scrupoli: “vi rallento troppo… troppe curve… forse faccio meglio a tornare indietro…” Tornare indietro? Non è una pratica conosciuta ai Babbaluci; la convinciamo, diamo consigli su come affrontare il lungo percorso e ripartiamo. Non so, non sappiamo cosa sia successo, ma dopo qualche curva la donzella sfoggia uno stile di guida formidabile!
Facciamo strada, rapidamente ci troviamo al nostro solito bar di quando passiamo da queste parti, con magnifica vista sul Velino. Altra capatina al bar, formiamo il fondo cassa comune e dopo le solite cazzate andiamo a prendere l’autostrada, di nuovo e di nuovo per una manciatina di chilometri che però ci faranno guadagnare tempo prezioso evitandoci gli affollati centri urbani lungo la via normale.
Di nuovo la Tiburtina; appena accenniamo a salire sulla nostra variante ecco che un motociclista intutato ci affianca: tuta rossa e nera, moto nera, un vero diavolo! Mi faccio da parte e con il piede gli indico che gli lascio strada libera, passa e scompare. Ce lo troviamo poi fermo dietro una curva, dopo pochi chilometri, intento a filmare il nostro passaggio; salutiamo e proseguiamo ed eccolo di nuovo! Ma che cazzo vuole questo? Apro il casco: ahò, ma se conoscemo? Lui ride e sbotta: ahò, sò Drago! Mavaff…
Ci fermiamo, questa volta è Marmar ad aver preceduto il gruppo e, anche lui fermo dietro una curva, intento a riprenderci; gli roviniamo la scena, non sapendo delle sue intenzioni e fermandoci per salutare Drago.
Veramente all’inizio, visto che nessuno l’aveva riconosciuto e che Marmar non l’aveva mai visto di persona, insceniamo una lite al che MrSergio, arrivato in quel momento, si precipita a lasciare la moto e correre verso di noi per partecipare alla rissa. Tolti i caschi il misterioso motociclista prende sembianze conosciute e tutti ridiamo.
Di nuovo in moto, seguendo una strada non usuale per i motociclisti, ma molto molto bella; arriviamo dopo una lunga galoppata a Barrea, dove Pannocchietta ed il suo babbo ci attendono lungo la via, in mountain bike.
CI fermiamo, ci spogliamo -fa veramente caldo- e prendiamo un rinfresco seduti ai tavoli del chiosco, all’ombra. Passiamo una piacevolissima mezz’ora poi salutiamo i due bikers ed anche Drago, che riprende la strada di casa. Certo è matto non poco per farsi una sgroppata del genere per poter guidare e sparare cazzate insieme a noi per così poco tempo ma lo capisco, anche io con questa compagnia così piacevole avrei fatto lo stesso.
Ripartiamo, ci aspetta un lungo tratto per arrivare alla sosta spuntino; curva dopo curva divoriamo la strada: il ritmo è buono anche se non ai nostri usuali livelli. Guido il gruppo senza perdere di vista Simpleflower, che si sta comportando benissimo; anzichè rallentare nei tratti più rilassati per farle riprendere fiato, aumento un pochino la velocità così che non abbia tempo di accusare la stanchezza. In simili frangenti è meglio battere il ferro quando è caldo, non si deconcentrerà ed la sosta spuntino sarà abbastanza lunga da consentirle un recupero.
Arriviamo, finalmente. Simpleflower ferma la moto di botto, scende e si sdraia in terra, esausta… Sono le quattordici, siamo in perfetto orario.
Il nostro ristoro è aperto e praticamente siamo padroni della situazione: quando prendiamo posto non c’è nessuno ai tavoli, tavoli all’ombra di un rustico pergolato.
Arrivano i taglieri con porchetta, prosciutto, lonza, salsicce, formaggi ed un pane-pizza fantastico. Ovviamente le bottiglie di acqua non si contano; alla fine anche qualche cremino gelato e qualche caffè.
Siamo sazi e riposati, indugiamo più del previsto ma quando si parte presto e si rispettano le tempistiche è una cosa che ci si può permettere senza rimorsi di coscienza.
Paghiamo il conto, veramente esiguo, e riprendiamo la via; ora ci aspetta un lungo tragitto tutte curve ma il fondo stradale non è buono come lo è stato finora. Non ci fa certo timore, adeguiamo la velocità, soprattutto ammiriamo gli splendidi panorami che ci scorrono intorno e la nostra successiva boa arriva in men che non si dica. Una fonte, dove preleviamo acqua nelle taniche flosce e nei recipienti che ci siamo portati dietro, per far fronte alle esigenze del nostro campo. Ci dissetiamo, ovviamente, con quell’acqua fredda e pura.
Salutiamo, ripartendo, un gruppo di ragazzini in gita e ci avviamo per il tratto finale; pochi chilometri, oramai siamo arrivati ed infatti ecco che si apre la *nostra* radura. Ci fermiamo, valutiamo la situazione, scarichiamo i bagagli e MrSergio con Marmar ripartono alla volta del vicino paese per acquistare la materia prima per la nostra cena. Noi intanto cerchiamo il posto migliore per piantare le tende e lo troviamo in una radura oltre gli alberi, circoscritta a sua volta da alberi e siepi, un posto ideale. Sistemiamo le moto, montiamo le tende; prepariamo con le pietre il sito per il focherello che ci produrrà la brace; montiamo anche un trespolo per appendere la lanterna e i due sono già di ritorno. Si cambiano d’abito anche loro, Freeblue si trasforma in fochista e prodotta una bella brace si accinge a preparare le bruschette.
Maa… cos’è quel lampeggiante che va avanti e indietro lungo la strada? Probabilmente Forze dell’Ordine che hanno visto il nostro fuocherello e vorrebbero saperne di più, pensiamo; se è così non tarderanno a farci visita. Continuiamo i nostri lavori e loro continuano a fare avanti e indietro finchè si fermano ed i lampeggianti diventano due! E’ chiaro che ce l’hanno con noi, anche perchè oltre a noi non c’è nessun altro ed allora decidiamo di prendere la cosa di petto, dichiarandoci. Freeblue e Simpleflower si avviano verso le macchine e, spiegato che siamo in gita con le moto e stiamo facendo un bivacco per la notte, sia i Carabinieri che la Municipale si tranquillizzano e dopo averci raccomandato prudenza massima con la brace se ne vanno tranquilli. E così siamo più tranquilli anche noi.
La cena prosegue allegra, sostanziosa: salsicce, lombate di maiale, due fettone di mortadella alla brace, bruschette, birra, coca cola, acqua…
Il povero MrSergio si era fatto anche un doppio viaggio per andare a prendere ulteriori bottiglie di acqua ma alla fine un paio ne sono avanzate.
Oramai è buio, non fa freddissimo ma c’è umidità; parliamo, volano cazzate ed alla fine ci separiamo: tutti in tenda.
La notte passa tranquilla, non c’è un rumore! Alle sei sono già fuori della tenda, preceduto da MrSergio. Visto che gli altri continuano a pisolare, ci facciamo una lunga e benefica passeggiata nei boschi, individuando anche il percorso migliore per ritornare sull’asfalto. Torniamo al campo, ancora tutti dentro le tende ed allora iniziamo a parlare forte per svegliarli; nel frattempo riattiviamo un fuocherello mite e prepariamo un bel caffè alla brace, con la macchinetta, il caffè e lo zucchero portati da MrSergio. Forse è l’aroma do cafè ma in breve sono tutti fuori. Per Simpleflower invece scaldiamo una cuccumella di acqua con la quale si può preparare una gustosa camomilla … mmmmmh, beata lei!
Iniziamo a smontare il campo, con molta calma le cose riprendono posto negli zaini e nelle borse; ci rivestiamo con gli indumenti da moto e percorriamo il sentiero che con un tratto finale di fuoristrada ci porterà sull’asfalto.
Raggiungiamo il paese, sosta per una colazione più sostanziosa e ripartiamo; oggi il percorso è meno faticoso, per nostra scelta; comunque è sempre pieno di curve ed attraversiamo posti incantevoli; saliamo lungo in costoni delle montagne, passiamo nella splendida Gola di San Venanzio ed alla fine, senza interruzione nel susseguirsi di curve ci ritroviamo alla solita piazzetta di Magliano de Marsi.
Bar, panini, piadine, gelati, bevande e passiamo un’oretta abbondate. Da Roma riceviamo notizie di violenti nubifragi ma il cielo ce lo stava già annunciando per cui, senza indugio, preferiamo partire subito e farci un’oretta di autostrada per arrivare velocemente a Roma. Solo che poco dopo aver imboccato l’autostrada la pioggia che era iniziata a cadere si trasforma in grandine; un turbinio di acqua e vento impedisce di vedere oltre il manubrio della moto e le auto sono addirittura ferme sulla corsia di emergenza. Proviamo a fermarci ma riparto subito; ho paura di stare fermo in quella bolgia, già con il sole ti falciano se sei fermo sulla corsia di emergenza, figuriamoci con questa visibilità praticamente nulla.
Avanzo con una velocità fra i 40 ed i 60 all’ora, tenendomi non troppo a ridosso della corsia di emergenza poichè qualche imbecille magari è fermo a luci spente e senza le frecce di emergenza: infatti…
Dopo una trentina di km ell’uscita di una galleria improvvisamente c’è il sole; decido di continuare a quell’andatura per aspettar gli altri ed infatti poco dopo arrivano; procediamo senza soste, fradici, fino all’ultima area di servizio prima del casello, dove ci fermiamo per finire di asciugarci e per salutarci.
Sosta lunghina, in verità non ho nessuna voglia di ripartire e lasciare i miei amici ma alla fine mi forzo e sono il primo a salutare la compagnia. Mi restano circa ottanta chilometri da percorrere prima di arrivare a casa e li impiego facendomi ripassare nella mente tutti i momenti belli e le cazzate che abbiamo detto e fatto in questa due giorni. Ovviamente e come sempre c’è il dispiacere per chi non ha potuto partecipare ma questa è anche una molla che ci invoglia a ripetere gli eventi.
Che dire? Proviamo a riassumere con poche parole questo fine settimana molto intenso: moto, curve, montagna, paesaggi, mangiare, bivacco… certo, nulla di eccezionale in fin dei conti ma ad amalgamare tutto questo c’è l’amicizia che contraddistingue il nostro gruppo e di conseguenza quelle che dovrebbero essere semplici gite in moto ma sono invece qualcosa di molto più coinvolgente.
Ah, dimenticavo: benzina a parte questo fine settimana ci è costato la bellezza di 30 euro a testa, per le colazioni, le soste ai bar, due pranzi ed una cena.
Dovremmo limitare le spese e fare qualche taglio…
Alla prossima, BabbAmici!