Terzo mese dell’anno, terza uscita di due giorni…
Questa volta il gruppetto è un pò più numeroso dei soliti (due) noti: ai Sergi si aggiungono Marsilio e Francesco.
Appuntamento alle otto di venerdi mattina, area di servizio sul GRA. Colazione, rifornimento e via, a toglierci di dosso le tossine di una settimana di lavoro ed il traffico di Roma in una giornata feriale… Raccordo abbastanza frequentato a quest’ora, anche la Cassia ma lasciata alle spalle la periferia di Roma tutto diventa più tranquillo.
Sosta a Bolsena, un rito quando passiamo da queste parti: piccolo trancio di pizza dal fornaio, caffè e si riparte, non senza aver scattato qualche foto a ricordo dell’evento che stiamo vivendo.
La statale scorre veloce sotto le ruote, saliamo per Radicofani e tramite un percorso dal fondo stradale un pò sconnesso ma molto divertente, tutta una curva, raggiungiamo l’autostrada ed entriamo dal casello di Chiusi-Chianciano.
Una cinquantina di chilometri, facciamo il pieno e, passando per Arezzo, ci dirigiamo verso Bibbiena.
Ci troviamo a svalicare il nostro caro Croce ai Mori ed il pensiero va ai nostri amici con i quali abbiamo scavato solchi su questo passo, percorrendolo in tutti i sensi di marcia e a tutte le ore, anche con il sopraggiungere del buio; soprattutto penso ad Andrea, che ama questo valico in modo particolare e so quanto gli sarebbe piaciuto far parte della combriccola, oggi. Spero che quest’anno si possa fare una gita come ai vecchi tempi, con i cari vecchi amici, la banda al completo o quasi.
La nostra destinazione immediata è Ponte a Vicchio, dove ci aspetta una osteria a noi nota per soddisfare l’appetito oramai incalzante.
Non è che a pranzo, quando siamo in moto, siamo soliti “perdere tempo” a tavola, anche per non appesantirci in vista del prosieguo dell’itinerario che in genere, nel pomeriggio, è ancora sostanzioso. Ma praticamente siamo arrivati e poi dobbiamo assolutamente far conoscere il posto ai nostri amici.
L’osteria è piccola, molto spartana, tavoli minuscoli e sgabelli al posto delle sedie ma il tutto è compensato da una qualità superlativa delle cibarie. Tortelli ripieni di patate, una specialità del posto, fritti vegetali ed un prosciutto che … “è ‘n zucchero, a Sergio!”
Con molto comodi ci alziamo da tavola, caffè al banco e si riparte, il Mugello è dietro l’angolo e andiamo a scattare delle foto commemorative a questo santuario della velocità.
A questo punto, come si dice a Roma, “s’è fatta ‘na certa” e ci mattiamo in lento cammino verso la nostra destinazione finale, un casolare di campagna che ci ospiterà per la notte e ci rifocillerà per la cena.
Si prendono le camere, si sistemano i bagagli, doccia e prima di cena siamo fuori a fare due chiacchiere. La cena è male, personaggi un pò pittoreschi al ristorante, sia fra il personale che fra i clienti ma tutto fa parte del folklore locale che a noi tanto piace vivere, in qualunque posto andiamo.
Il dopo cena non offe gran che, siamo in mezzo alla campagna , abbiamo dovuto fare anche un pò di sterrato per arrivare fin qui e, complice anche la stanchezza accumulata, raggiungiamo il letto senza tanti convenevoli.
La notte scorre tranquilla, senza un rumore a parte quelli nostri provenienti da “entrobordo”… la mattina ci svegliamo presto, abbiamo concordato la colazione alle otto e non manchiamo l’appuntamento. Io e mio fratello, malati e traviati da vecchie abitudini enduristiche, prima della colazione abbiamo già fatto i bagagli e sistemato gli stessi sulle moto. Visiere dei caschi pulite, guanti pronti sul manubrio, navigatori fissati…
Ma anche i nostri compagni svolgono il tutto nel pieno rispetto dei tempi previsti ed alle nove siamo già sullo sterrato che ci porta sulla statale.
E qui comincia il nuovo giorno motociclistico.
Una decina di chilometri ed inizia la salita al mitico Muraglione: strada deserta, asfalto da dieci e lode, curve di tutti i tipi, si sale velocemente fino al caratteristico muro che da il nome al passo. Sosta, foto di fronte al muro, l’unico che non vorremmo mai fosse abbattuto, foto al cartello del passo e ci infiliamo del bar.
Caffè, adesivi, chiacchiere e dopo una mezz’ora si riparte.
Scendiamo dalla stessa parte dalla quale siamo saliti, si rientra a casa in giornata e non abbiamo purtroppo tempo per poter fare un giro più completo.
Di nuovo Croce ai Mori, senso inverso al giorno precedente ma stessa goduria…
Dopo il valico lasciamo il percorso per un tracciato meno comodo, strada stretta, si sale discretamente tanto che ad un certo punto incontriamo della neve a bordo strada, se si può chiamare così. Dobbiamo arrivare all’Eremo di Camaldoli, ma la strada è sbarrata.
A vecchi enduristi come noi non crea imbarazzo passare di lato, fuori strada, e prendo l’iniziativa; in breve siamo tutti al di là della sbarra, tutti rei e correi… la complicità è essenziale in un gruppo e pur con le dovute cautele, proseguiamo.
La strada, lo stretto nastro che chiamano strada, si snoda nel bosco fitto, a terra rami, tronchi e terra. Fondo molto scivoloso ma percorso bellissimo e dopo una mezz’oretta siamo di fronte all’altra sbarra, che chiude l’uscita.
Valutiamo se buttarci per una scarpatella ma ci viene in mente la famosa catena della Corsica ed allora proviamo e riusciamo a svellere un palo di legno che ci impedirebbe una via più comoda. Siamo fuori, rimettiamo il palo al suo posto ed in breve siamo di fronte all’Eremo. Foto, ripartiamo ma sia lo sterrato per il Passo dei Fangacci, nostro ambito way point, che l’altra spettacolare strada che scende a Camaldoli sono chiuse, di nuovo.
A questo punto non ci resta che prendere l’unica strada accessibile, che passa sempre da Camaldoli ma meno spettacolare. Passiamo le quattro case e davanti al Monastero, siamo sulla statale del Passo dei Mandrioli ma la percorriamo in senso opposto, per arrivare a Soci, Poppi e poi dirigiamo verso Arezzo.
Strada facendo Francesco propone di passare per Palazzo del Pero, dove ci conduce per una strada veramente bella e divertente, un “curvaio” vero e proprio, per arrivare a Castiglion Fiorentino.
Sosta pranzo, di nuovo seduti ad un tavolo ma questa volta siamo parchi e veloci.
Dopo lo “svegliarino” legale dato dal caffè ci rimettiamo in marcia, non senza aver fatto una sosta foto al monumento del compianto Fabrizio Meoni.
Il proposito era di passare da Todi per poi fare la mille curve ma è tardi, la strada è tanta ed il pranzo che comunque è stato per noi fuori standard mi fanno avanzare una proposta, subito accolta: Monteplciano è a soli quaranta chilometri, fra l’altro di bellissima strada, arriviamo lì e poi scendiamo per la Cassia passando da Pienza.
Detto, fatto!
Ci ritroviamo a prendere un caffè a San Lorenzo Nuovo e prima di Viterbo ci salutiamo; io prendo la superstrada che mi porta verso l’Aurelia e Civitavecchia, glia mici proseguono sulla Cassia, per Roma.
Soddisfazione massima per questo giro, sicuramente sarebbe stato meglio avere una giornata in più da dedicare ad un giro dei passi, ma anche così è stato appagante.
Certo, c’è voluta l’esperienza, la passione, la volontà e la resistenza in sella degli amici, provetti motociclisti, per far si che tutto questo si potesse realizzare, ma queste sono le capacità e lo spirito del gruppo.
Alla prossima, sperando ci siano anche i veterani del gruppo!
Grazie a tutti!