Finalmente si (ri)parte!
Appuntamento alle otto e trenta di venerdì presso uno dei nostri due punti di incontro per le uscite.
Tutti puntuali, impieghiamo 15 minuti per collegare (prima volta) i nostri interfoni in modalità conference e si va.
Qualche manciata di chilometri di raccordo per raggiungere l’Anagnina, sosta bar per la colazione e si riparte. Percorriamo dunque l’Anagnina e poi la via Latina, fino ad Artena e Colleferro per poi salire sulla Carpinetana.
Bella strada, passo spedito ma non azzardato e meno male perchè giunti quasi sotto Maenza un problema con il freno davanti mi costringe ad una escursione fuori strada, e mi incastro in una specie di fosso. Fortunatamente nessun danno serio, cupolino spaccato e nulla più se non una contusione/distorsione ad un piede.
Con l’aiuto di due motociclisti di passaggio tiriamo fuori la moto, mio fratello sistema i resti del cupolino e ripartiamo. Siamo abituati a ben altro, non ci ferma certo questo stupido inconveniente.
Imboccata la superstrada per Frosinone ci fermiamo in uno slargo per fare un controllo: ne approfittiamo anche per dissetarci, provvediamo a riallineare il manubrio, constatiamo che altri danni non ce ne sono e ci rimettiamo in marcia, dopo aver deciso che la sosta pranzo la faremo sul lago, a Villetta Barrea, pertanto non possiamo perdere altro tempo.
Il plotone marcia compatto a ritmo serrato ma prudente, Frosinone poi Sora e qui iniziamo la salita a Forca d’Acero.
Molto ben tenuta, la strada è spettacolare; ci fermiamo a fare foto e riprese, Luca ha posizionato la GoPro su un guardrail proprio a centro di un bel tornate, pochi minuti per la ripresa e riprendiamo il cammino ma dopo due curve dei cavalli in mezzo alla strada ci costringono prima a fermarci e poi a proseguire con molta cautela.
Forca d’Acero! bellissimo valico, quasi 1600 mt di altitudine, strada cosparsa di fogliame, altre riprese di Luca ma con la GoPro allacciata al torace. Pochi minuti per scendere all’incrocio sotto Opi e ci dirigiamo verso il lago.
Ci fermiamo al ristoro panini dopo i quali ci vengono proposti dei “bocconotti“!
Dolcetti locali, ma inutile dire il nostro soffocamento dalle risate, che lasciano un pò perplessa l’ignara cameriera. Bene o male ne usciamo, con l’aiuto di mio fratello che prontamente si inventa una scappatoia.
Terminato il frugale pasto ci stravacchiamo sul prato antistante il lago, a prendere un pò di sole e smaltire la cecagna che incombe. Dopo un pò decidiamo di salire a Barrea e proseguire fino ad Alfedena, anche qui bel tracciato, fondo stradale ben tenuto, bella passeggiata ma giunge il momento di dirigerci alla meta, Pescasseroli.
Percorriamo a ritroso il tratto di strada fin sotto Opi, poi sosta al distributore per il necessario rifornimento e finalmente siamo a Pescasseroli.
Parcheggiamo proprio di fronte al nostro albergo, piazza nel centro storico.
Ci accoglie la simpatica Assunta, che ci assegna le camere.
Doccia e ci si ritrova di nuovo nell’atrio.
Io resto nel salottino a fare un aperitivo a base di acqua minerale, il piede malmesso non mi consente di unirmi agli altri, che si incamminano per il centro di Pescasseroli.
Arriva l’ora di cena, Assunta ci delizia con portate che dire cucinate benissimo non rende l’idea!
Qualità eccelsa, piatti presentati molto bene, materia prima eccellente.
Gustiamo tutto, dagli antipasti ai primi, dalla carne ai contorni infine al dolce, senza tralasciare l’ottimo Cerasuolo che ci ha accompagnato durante la cena.
Un doveroso grazie all’amica Simonetta che mi ha consigliato questo posto!
Durante e dopo la cena ci intratteniamo in chiacchiere e scherzi vari con Assunta -un peperino- e c’è anche l’occasione per un balletto.
Assunta ci racconta che a causa di una stufa non funzionante la sua casa è andata a fuoco, ma nella drammaticità del racconto riusciamo a farla scoppiare in una fragorosa ristata, tanto che deve appoggiarsi alla colonna… maledicendo la stufa magnificava invece l’uso del camino termoconvettore dicendo: “mai più la stufa, ci sono rimasta…” non trovando le parole, per l’emozione nel ricordare il drammatico evento, le veniamo in soccorso suggerendo: “sei rimasta… scottata?”. Si appoggia alla colonna, come già detto, scoppiando a ridere: “nooo, non ce la posso fare!”.
Alla fine della piacevolissima serata le camere ci accolgono per il meritato riposo, la giornata è stata lunga e faticosa!
Sabato mattina la colazione ci riserva altra sorpresa, per qualità e quantità.
Saldiamo il conto, onestissimo, carichiamo il poco bagaglio e si parte.
Nuovamente verso il lago, per poi prendere la strada per Scanno.
Sosta bar e qualche foto a passo Godi, si prosegue per il paese ed il lago di Scanno, le Gole del Sagittario, foto, foto anche al pittoresco paesino di Anversa degli Abruzzi, passiamo sotto Cocullo e puntiamo verso le spettacolari Gole di San Venanzio.
Passiamo poi Castelvecchio Subequo e Castel di Ieri per andare a percorrere la strada del parco eolico, che ci conduce a infine a Collarmele.
Pochi chilometri di autostrada ci portano a Magliano dei Marsi, dove ci fermiamo ad ingurgitare qualche tramezzino al bar, seduti all’ombra.
Piacevole e breve sosta, si riparte percorrendo la Tiburtina fino a Vicovaro e qui non c’è più storia: una manciata di chilometri ci immette nel delirio del GRA.
Ci eravamo salutati prima del casello, all’area di servizio, per cui ognuno prosegue per la direzione di casa propria.
Bella uscita, nonostante il piccolo inconveniente.
Mentre guido svogliatamente verso casa già penso alla prossima due giorni!
E’ opportuna una riflessione: siamo gente che va in moto tutto l’anno e la moto per noi è uno stile di vita, non siamo solo persone che utilizzano una moto per spostarsi.
L’incidente occorso avrebbe fatto rientrare a casa parecchi motociclisti, anche per molto meno.
Ma a parte la resistenza fisica e la soglia di sopportazione del dolore, soggettive, il nostro bagaglio di esperienza ci consente di fare una giusta valutazione degli eventi, soprattutto a quelli negativi, e di adottare le giuste reazioni. Non posso dire che non ho sentito dolore al piede e neanche che questo non mi abbia un pò condizionato nella guida: il giorno successivo l’articolazione era impedita e riuscivo ad usare il cambio con molta difficoltà, ma un minimo di sopportazione e resistenza hanno consentito il proseguimento della gita a beneficio di tutti ed il piacere della compagnia, le risate, le cazzate sparate come sempre a profusione sono state più benefiche di qualunque unguento o medicina.
Grazie a tutti i partecipanti: Io (Sergio/Ulysse), MrSergio, mio fratello Marsilio, mio nipote Luca e Claudio detto (da che mondo è mondo) il Roscio.
Estendo i ringraziamenti ad Assunta, simpatica, dinamica ed eccellente padrona di casa, a tutto il personale del Duca degli Abruzzi (ma sarebbe opportuno e corretto chiamarla famiglia) ed all’amica Simonetta per la preziosa dritta!
Alla prossima.