17-18 ottobre 2015 – disavventura ma non troppo

LE FOTO

Abbiamo seguito gli sbalzi di umore del meteo tutta la settimana.
Abbiamo cambiato destinazione, dall’Umbria al Molise, proprio per assecondare i capricci del tempo atmosferico.
Ma non è servito a nulla… quando la sfiga è determinata a colpirti, gli sforzi nell’organizzare un evento in modo che tutto fili liscio risultano perfettamente inutili.
Prima di mettermi a redigere questo report ero molto combattuto, assalito da forti dubbi: pubblicare il resoconto di una uscita che ha vissuto momenti drammatici oppure no?
Ho deciso per il si, dandomi queste motivazioni:
– stiamo scrivendo la storia del nostro gruppo e questa è stata una pagina importante.
– le disavventure fanno comunque parte della storia, dei ricordi, è giusto che un domani possiamo rileggere anche queste pagine; è vita vissuta in prima persona, sono spunti di riflessione ed introspezione che con una chiave di lettura postuma possono farci comprendere il nostro comportamento in un determinato scenario, farci rilevare eventuali errori che possiamo aver commesso ed anche quanto di positivo possiamo aver fatto nella situazione contingente.
– poter scrivere che nella sfiga siamo stati comunque in grado di rientrare con i nostri mezzi, con le nostre forze, senza dover lasciare moto o persone ricoverate le une in un garage e le altre in un ospedale è comunque un lieto fine, evidenzia l’esperienza e la saggezza dei Babbaluci e soprattutto la coesione di questo gruppo.

Mettiamo dunque fine alla suspense e raccontiamo i fatti concreti in ordine cronologico…
Ci si vede il sabato mattina a Trastevere, ore otto al bar-pasticceria da Checco er Carettiere.
Io e Lucilla arriviamo un pò prima, nel mentre MrSergio ci avvisa che la sua moto ha la batteria morta e che è fermo non molto distante. Riesce a ripartire avviando la moto con l’ausilio dei cavi e della moto di Daniela.
Arrivano tutti, ovvero la coppia Freeblue-Annina e i due sopracitati, sontuosa colazione.
Il rione a quest’ora del mattino è semi deserto, per un verso affascinante, rivelando i suoi angoli e vicoli tipici in genere nascosti dalla massa di pecoroni che frequentano questi luoghi. Per un altro verso è deprimente: proprio i suddetti pecoroni la notte precedente hanno lasciato sui sacri sampietrini ogni genere di schifezze…
Dopo la colazione si parte, rapida traversata di Roma, Via dei Cerchi, Porta San Sebastiano ed infine l’Appia, strada maestra di Roma Antica. Percorrere questo tratto è un tuffo nella storia!
In breve siamo sull’Appia moderna, nulla a che vedere ma i resti di antichi acquedotti ne rivelano comunque il glorioso passato.
Saliamo a Velletri costeggiando il lago di Albano, chioschi di porchetta già attivi nei punti panoramici! Dopo Velletri, trotterellando, passiamo Lariano ed Artena e, giunti infine a Colleferro, imbocchiamo decisi la Carpinetana. Fondo stradale buono, temperatura non troppo rigida, percorrenza piacevole sulle numerose curve, bello guidare fra rocce che incombono sull’asfalto alternate ad aperture panoramiche con prati e boschi al limitare dell’asfalto.
Priverno e Prossedi sono la logica conseguenza della Carpinetana; ci fermiamo ad un bar e… sorpresa! Incontriamo un folto gruppo di motociclisti fra i quali notiamo vecchie conoscenze.
Chiacchiere, caffè e si riparte.
La nostra prima destinazione è il porto di Formia, dove incontreremo Pino-Giuseppe.
Ma ecco che a meno di tre chilometri al punto X succede il fattaccio, il primo della giornata: senza dilungarmi in inutili dettagli riporto che MrSergio nulla può contro una automobile che, improvvisamente e nonostante la striscia continua che lo vieterebbe, effettua una svolta a sinistra trascinandoselo dietro. Moto a terra! Io che lo seguivo metto subito di traverso la mia moto nella carreggiata opposta, bloccando il flusso delle auto. Gli altri fermano il traffico sulla corsia di marcia. Momenti di angoscia quelli in cui il Mister è a terra, sotto la moto!
Ma poi fortunatamente si riprende dallo shock, non del tutto; dopo esserci assicurati che non avesse nulla di rotto lo rialziamo; qualche ovvio dolore. Per fortuna il generoso paramotore e la voluminosa valigia laterale hanno formato una sorta di ponte che ha impedito alla moto di schiacciarlo.
In breve: ambulanza che lo porta al pronto soccorso, seguito in moto da Daniela. Vigili che arrivano e fanno foto, rilevamenti ecc. Meno male che l’automobilista si accolla subito la colpa, preoccupatissimo e molto onesto, che dovrebbe essere la normalità ma invece c’è da ringraziarlo per tale anomalo comportamento.
Nel frattempo Freeblue avvisa Pino, che essendo già al porto arriva in pochi minuti.
Facciamo il punto della situazione, ci organizziamo: lo stesso Pino e Freeblue portano Annina e Lucilla al porto, inutile farle restare in mezzo alla strada, meglio che si riposino e si riprendano sedute al bar. Pino e Freeblue torneranno poi entrambi in sella alla GS di Pino, dato che ci sarà da portare via la moto di MrSergio. Finalmente i vigili terminano di compilare i verbali e di prendere le dichiarazioni; non abbiamo tutti i documenti in quanto il Mister li aveva addosso quando è stato portato via dall’ambulanza. Vogliono sequestrare la moto ma facciamo opera di convincimento e Freeblue si accolla la funzione di “custode e responsabile”. Finalmente ce ne possiamo andare.
In tutto questo lasso di tempo eravamo in comunicazione con Daniela, che ci dava notizie rassicuranti dal pronto soccorso. Arriviamo al porto, la Capitaneria gentilmente ci consente di ricoverare la moto nel parcheggio riservato. Attendiamo notizie da Daniela, alla fine arriviamo in ospedale che sono quasi le quattro del pomeriggio, l’incidente è avvenuto prima delle tredici…
Rapido consulto su cosa fare, ma è ovvio che o si continua tutti insieme o tutti insieme si torna a casa, come è nostra sacrosanta abitudine. Il consulto vive momenti di tensione dato il nervosismo e l’apprensione di qualcuno, peraltro più che comprensibile data la situazione e le responsabilità prese. Poi viene la soluzione, logica, ideale: la ADV di MrSergio resterà al parcheggio della Capitaneria, lui proseguirà l’itinerario facendo da zavorrina  a Pino 🙂
Il bagaglio del Mister, essenziale, lo assicuro sul portapacchi della mia moto, che faceva una inutile bella mostra di se stesso essendo scarico.
Ci mettiamo in marcia, la destinazione, da Venafro in poi, non consente itinerari alternativi; il percorso montano è tutta una curva per centoquaranta interminabili chilometri, che ci beviamo tutti di un fiato dopo aver fatto una sola sosta al distributore. Dovremmo arrivare comunque per le sette e trenta, margine ne abbiamo grazie a percorsi e percorrenze studiati nei minimi dettagli.
Si fa buio presto e pesto; queste strade sono sprovviste di illuminazione ma i potenti fari delle moto in fila indiana illuminano a giorno la strada. Si sale, svalichiamo a milleccinquecento metri, fa freddino. Mancano una manciata di chilometri all’arrivo, forse cinque o sei. Galleria, corta ed è una curva unica dall’entrata all’uscita.
Ma in uscita la strada è cosparsa di uno strato consistente di fango viscido che più non si può, probabilmente è venuto giù dalla montagna perchè è veramente tanto.
Appena messe le ruote fuori una poderosa sbandata dell’avantreno mi gira il manubrio sulla destra… ho perso l’anteriore. Tecnica e culo lavorano in perfetta sinergia; evito di toccare i freni, con una rapida botta di controsterzo e gas la moto derapa sulle due ruote, procedendo di lato.
Poi riprende grip e il peggio è passato. Il tutto ovviamente è accaduto in una frazione di secondo. Dietro di me esce Daniela, anche lei devota al fuoristrada, e riesce a cavarsela con una scodata gestita nel miglior modo possibile.
Dopo essermi allontanato dall’uscita del tunnel per evitare di creare ostacolo ai compagni, ho rallentato, sono quasi fermo perchè sono in ansia, vorrei vedere uscire tutti dritti dalla galleria ma il lampeggiare ed il clackson di Daniela non sono forieri di buone notizie.
Torniamo indietro: Freeblue, che oltre a trovarsi come noi nella melma si era anche trovato in una nuvola di terra e fango alzati dalle moto mia e di Daniela, è andato a terra. Cazzo e stracazzo!
Pino e Mr si sono salvati perchè, inteso il botto da dentro la galleria, sono riusciti a raddrizzare la moto e fermarsi in qualche modo.
E’ buio pesto, si scivola molto e quasi non riusciamo a rimettere in piedi la moto di Freeblue. Lui e Annina sono contusi, ma sembra che anche per loro non ci siano conseguenze gravi. Le nostre moto tutte con le quattro frecce accese fanno da scudo ed infatti un’auto che sopraggiungeva ha rallentato e si è fermata. Raccogliamo in fretta i cocci, con Annina che illumina faccio una rapida verifica: dischi e pinze freni ok, leve al manubrio (storto) ok; leva cambio e freno posteriore ok, le marce entrano… si può proseguire.
Presto, rapidi che siamo messi in un punto molto pericoloso… davanti a noi c’è un breve rettilineo ma l’uscita della galleria, come già detto, è in piena curva.
E’ anche difficile risalire in moto, si scivola parecchio, gli stivali sono pieni di fango.
Qualche chilometro e siamo a destinazione; quattro ore di fermo a Formia, due incidenti e comunque alle otto siamo alla nostra locanda. Roba da Babbaluci!
Prendiamo le stanze, il paese e la locanda sono veramente belli e caratteristici. Quando avevo prenotato mi ero informato con la signora: non ci sono ristoranti o pizzerie in paese; il più vicino è un ristorante che gestiscono loro, a circa due chilometri. Espressa la mia volontà di non prendere le moto per andare a cena, la signora mi aveva detto che poteva darci un furgoncino oppure ci potevano accompagnare loro e così è stato. Dopo una rapida ma confortevole doccia bollente, con due auto ci portano al ristorante.
Rustico, gradevole e nonostante la lentezza della cucina riusciamo a gustare un’ottima cena.
L’atmosfera, ora, è rilassata anche se pervasa da un leggero retrogusto amarognolo per quanto accaduto durante la giornata; ma si ride, si scherza come al solito; Annina è encomiabile ed invidiabile per lo spirito con cui sta affrontando la malasorte che l’ha sbattuta a terra ed il dolore al braccio.
Dopo aver pagato un misero conto ci riaccompagnano alla locanda e possiamo dire conclusa questa giornata che, nonostante tutto, mi viene difficile definire di merda, perché sono portato per carattere a cogliere sempre i lati positivi: nessuno si è fatto male seriamente, le moto sono in grado di viaggiare e tornare a casa sulle proprie rotelle, il gruppo che non si è disunito. Certo, dispiace vedere amici doloranti ed afflitti per i danni alle proprie moto, ma bisogna considerare anche che abbiamo sulle spalle anni di gite, viaggi e migliaia di chilometri percorsi insieme; è inevitabile che, pur avendo un basso coefficiente di rischio dato il nostro comportamento in strada, siamo comunque soggetti al calcolo percentuale che vuole che ogni tanto qualcosa capiti, anche se non siamo noi la causa diretta di tali avvenimenti; le colpe di quanto accaduto sono di un automobilista imprudente e distratto e di una specie di slavina di fango. C’è da dire in entrambi i casi non stavamo correndo, specie nel secondo nonostante il ritardo; il passo era buono, sostenuto, malgrado il buio e la strada non certo facile, ma nulla di esagerato e se così non fosse stato, nei due incidenti avremmo riportato danni molto più seri.

La domenica mattina, presto, ci ritroviamo in strada io e Freeblue; facciamo un check approfondito alla sua moto, puliamo più che altro dal fango accumulato, sistemiamo lo specchietto, una freccia… danni seri non ce ne sono. Poi ci riuniamo con gli altri per la colazione. Una colazione gradevole per il palato e per l’atmosfera.
Oggi non ci sarà storia che meriti di essere raccontata, un mero trasferimento verso casa. Con Pino ci salutiamo perché da subito prenderà una strada diretta per raggiungere la sua casa. Carico nuovamente il bagaglio di MrSergio sulla mia moto e stavolta anche quello di Daniela in quanto i due viaggeranno sulla di lei moto.
Si torna a Formia, Mister riprende la ADV e tutti insieme ci dirigiamo verso Gaeta e poi Sant’Agostino.
Qui, data l’ora, ci fermiamo per un pranzetto a base di tielle: con la scarola, con friarielli e salsiccia, con polpo; poi ancora olive, mozzarelle di bufala, pomodori, melanzane grigliate… di tutto un po’.
Si riparte, strada veloce; dopo Terracina prendiamo l’Appia e, giunti a Latina, ci immettiamo sulla Pontina. Un po’ di traffico ma scorrevole; in breve siamo alle porte di Roma ed ognuno prende il proprio ultimo miglio per raggiungere casa. Freeblue ha urgenza di portare Annina al pronto soccorso per il persistere del dolore al braccio: frattura del gomito, diagnosticheranno.
A lei tutto il nostro plauso e la nostra ammirazione per l’atteggiamento positivo.
Siamo orgogliosi di avere persone così nei Babbaluci.

Alla prossima, amici!