Le cose più riuscite, più entusiasmanti nascono sempre da un lampo del cervello, da un pensiero folle che si tramuta in realtà grazie all’apporto positivo degli amici, all’abitudine che oramai abbiamo nel credere fortemente in quello che possiamo fare, all’entusiasmo contagioso del gruppo.
E così e’ successo anche questa volta: un messaggio di saluto a Rino, l’invito a parteciare alla 10 Colli Bolognesi che lui, Piero e Nutella hanno organizzato; perche’ no?! Rino, porto qualche amico? Ovvia la risposta…
Pero’ Bologna non e’ dietro l’angolo, partire da Roma, fare la 10 Colli e rientrare in giornata significherebbe scoraggiare i più a partecipare; allora penso a due giorni fuori e nella mente si scarica improvvisa tutta l’energia del fulmine, un lampo accecante: da Bologna a Roma avendo un giorno a disposizione ci si arriva facendo prima una bella sgroppata sui passi dell’Appennino Tosco Romagnolo… Propongo, proposta accettata!
Dopo giorni di disquisizione sull’orario della partenza arriva lui, il solito Mediano e Pessimo Elemento, Dennykey: ma perchè svegliarci alle quattro per partire alle cinque del mattino? Non dormiamo affatto e partiamo alle due! E come fai a dire di no? Ci vediamo dunque alle due e mezza dar Maritozzaro, a Porta Portese, dove Lanti va a sbattere le ginocchia addosso alla cassa per assolvere all’antico e scarosanto rito che vede l’ultimo pagare la colazione. Ce la prendiamo comoda, il tempo non manca; alle tre e venti siamo sull’autostrada, Andrea ad aprire la fila e tutti gli altri dietro. A proposito, il gruppo era composto da (in rigoroso ordine alfabetico, tanto sono sempre l’ultimo finche’ non si iscrivera’ uno Zozzone!!!):
Dennykey
Freeblue
Lanti
Murdok
Poldo
Ulysse
Sosta all’ autogrill per un caffettino e, per i fumatori, l’immancabile sigaretta a seguire… Si viaggia a 100/120 in tutta sicurezza, rallentando quando incappiamo in qualche banco di nebbia. Arriviamo all’appuntamento di Sasso Marconi in perfetto orario, ci sono già gli organizzatori del giro: accoglienza calorosa, saluti, si conoscono facce nuove e si rivedono con piacere persone già conosciute. Dopo aver fatto il pieno si parte: saremo una trentina di moto e forse piu’; i colli bolognesi sono veramente piacevoli da girare in moto e l’organizzazione e’ perfetta, con tanto di sosta ristoro … Superato il ponte di legno decidiamo di tagliare il percorso ed aspettare il resto della truppa al ristorante, in quanto qualcuno comincia ad avvertire un po’ di sonno e stanchezza; consapevoli che noi dopo avremo un’altra sgroppata saggiamente prendiamo un po’ di fiato.
Al pranzo Lanti si esibisce in tutta la sua potenza, fa sparire i tortelloni come fosse Silvan!!! Salutiamo la compagnia alle tre e mezza, alle quattro siamo nuovamente in moto: intravedo sguardi stanchi da sotto i caschi, ma il gruppo procede compatto; questa volta sono io ad aprire le danze, guidando a non più di 80/90 all’ora e non nascondo di esser un po’ preoccupato: la strada che andremo ad affrontare fra poco non e’ uno scherzo, invita a guidare allegrotti e con la nottata, tutti quei km già sulle spalle e l’inesperienza di Lanti spero nessuno si faccia prendere dalla foga superando la soglia di sicurezza.
Lasciamo alle spalle anche Pianoro Vecchio e cominciamo a salire sulla mitica SP65 della Futa e qui per noi inizia “la madre di tutte le escursioni in moto”: Loiano, Monghidoro, passo della Raticosa, breve sosta e poi ancora passo della Futa.
Siamo rinvigoriti e pieni di energia, come per miracolo tutta la stanchezza è svanita, siamo al settimo cielo e ci godiamo il percorso curva dopo curva; tutti entusiasti, ma soprattutto Poldo! Lo vedo ridere dentro il casco come se gli stessero raccontando le barzellette, è commovente… Non è finita, ci buttiamo in picchiata su Scarperia e poi di nuovo su, su, fino al passo della Colla.
Pernottiamo proprio qui, in cima al passo, alla Locanda della Colla; un simpaticissimo e molto disponibile Romano ci accoglie e ci fa sistemare le bestie per la notte.
Breve relax, doccia veloce e poi tutti a cena.
Già… la cena, che cena! Oltre a quello che ci eravamo mangiati a pranzo rusciamo a buttar giù bruschette varie, tagliatelle con porcini, pasta acqua e farina con taaaanto peperoncino, fiorentine, tagliate, filetti… eccheccà, siete senza fondo! Due dita, ma proprio due dita (qua i fiaschi li chiamano dita) di rosso corposo, un sempre loquace e quanto mai filosofo Poldo allietano la serata, fino al momento di andare tutti a nanna.
Gli accoppiamenti nelle stanze sono stati estratti a sorte dopo pranzo e su tutti spicca un improponibile duetto Lanti-Poldo!!! Mammamia!
Al mattino dopo, sette e mezza puntuali, sveglia e colazione; siamo nel pieno di una nuvola, piove! Decidiamo di affrontare il percorso come previsto riservandoci di applicare eventuali varianti (già predisposte) in base alle condizioni meteo, ma non ce ne sarà bisogno in quanto il resto della giornata trascorrerà con un tempo nuvoloso ma “senza che Giove Pluvio ponesse in pratica la sua passeggera minaccia” (cit. audace colpo dei soliti ignoti).
Questi momenti sono indescrivibili: la bellezza “motociclistica” delle strade, l’ambito paesaggistico in cui si snodano, i paesini, la natura incontaminata, km e km senza vedere una casa, l’incontro ravvicinato con un rapace, una poiana di dimensioni notevoli… Sembra di essere a Frittole! Siamo i soli su queste strade, rari incontri, le moto incrociate in tutto il percorso saranno state cinque o sei. La soddisfazione di vedere Lanti progredire metro dopo metro, curva dopo curva… maciniamo avidamente la strada, e senza accorgercene arriviamo alle due di pomeriggio; durante le brevi soste per le foto, o agli incroci per individuare la direzione giusta, mi giungono alle orecchie delle flebili vocine “fame… mangiare…”; non raccolgo, faccio finta di nulla perchè so che fermarci ora ci farebbe perdere tempo e luce preziosissimi, e la rilassatezza indotta anche da un solo panino intaccherebbe la nostra già non eccellente freschezza. Veramente una osteria di campagna era molto invitante, ma fortunatamente era chiusa! Proseguiamo, abbiamo affrontato fino ad ora passo del Muraglione, Valico di Croce ai Mori, passo di Mandrioli, passo dell’Eremo e passo della Peschiera, ci manca solo l’ultimo, il valico dello Spino… Magia, vediamo trasformarsi il quasi viottolo che si stava srotolando dolcemente fra le colline in una specie di Mugello; curve in quarta piena, compressioni, staccate con la ruota dietro che saltella nervosamente… Abbiamo dato fondo a tutto il repertorio di guida! Dopo il valico scendiamo a Pieve Santo Stefano, sono oramai passate anche le tre di pomeriggio; qui è tutto chiuso, lentamente attraversiamo il paese con gli sguardi attenti per scovare almeno una pizzeria ma nulla, così saliamo sulla E45 (Lanti, Lantiiii, da questa parte…) e ci fermiamo al primo autogrill per un paio di straguadagnati panini.
Rifornimento e si riparte, per l’ultima tratta che stancamente e senza nessuna emozione motociclistica ci porterà a casa; pero’ avremo tutto il tempo per assaporare ancora, ognuno nell’intimità del proprio casco, questi due giorni in cui la moto e le strade, pur nella rispettiva magnificenza, sono state solo un catalizzatore che ha permesso a singoli elementi di formare un insieme omogeneo: il gruppo di amici che si muoveva in sintonia, non solo motociclistica, sulle creste dell’Appennino. Cercavamo la soddisfazione di una due giorni tosta, che ti fa sentire motociclista vero, che se ne frega della fatica e della metereologia; abbiamo avuto anche e soprattutto la gioia di ritrovarci ancora una volta in Amicizia!
Grazie a tutti!