Dovevamo essere di piu’, molti di piu’ per la seconda edizione del famoso “Gay Pride”, come battezzato lo scorso anno da Jestercap.
Era anche la prima uscita importante dopo le ferie, i lieti eventi, gli impegni di lavoro ed altro, che hanno diradato le nostre attivita’ motociclistiche.
Il meteo che ha messo molta ansia, qualcuno zoppo, un altro convalescente, qualcuno con la febbre, qualcun altro con la paura di prenderla, alla fine siamo partiti da Roma in quattro: Poldo, Freeblue, Ste ed Ulysse, con Ste che ha partecipato solo sabato.
Ci vediamo sulla Anagnina; pochi km per arrivare al distributore ed al primo bar per le operazioni di rito e poi, a passo non troppo spedito, ci avviamo verso Colleferro.
Il tempo e’ imbrogliato ma non piove; le prime gocce cominciano a cadere a quattro Km da Carpineto ma arriviamo al solito bar senza inzupparci; dopo il caffe’, proprio mentre stiamo per indossare gli antipioggia, arrivano due simpaticissimi Carabinieri che chiedono i documenti a tutti. La pioggia ora e’ battente, siamo tutti sotto la tettoia del bar e finito il controllo continuiamo a parlottare per un po’ con i due Carabinieri, poi riprendiamo la marcia. La pioggia cessa quasi subito, la Carpinetana e’ bagnata e scivolosa ma noi non abbiamo fretta e ci godiamo una passeggiata in pieno relax; giunti a Maenza, per evitare l’inutile giro per Priverno e la superstrada fino a Fondi, imposto una rotta a “due quarte a sud di est” per tagliare il percorso passando per Castro dei Volsci… ecco, ci siamo, dopo il primo tratto in aperta campagna attraversiamo la superstrada, prendo a destra… cazzarola, il nuovo percorso, dopo un altro tratto campagnolo, ci riporta sulla superstrada ma in direzione opposta! Ho sbagliato, quale disonore, adesso me ne diranno di tutti i colori e chissa’ per quanto dovro’ pagare lo scotto di questo errore gravissimo! Mi preparo psicologicamente a subire la gogna, ma gli amici sono piu’ che buoni, tranne Poldo con una sua malefica frecciatina: “stavorta te sei sbajato, eh?!”. Va bene, poco male, in fin dei conti i simpatici tutori dell’ordine ci hanno fatto perdere molto piu’ tempo e noi con un toboga riusciamo a riprendere la retta via e ad arrivare a Sora in orario per il pranzo. Gia’, Sora, o meglio il Grottino! Non abbiamo preannunciato il nostro arrivo, ma veniamo comunque accolti calorosamente da Melissa & co. Il pranzo non lo descrivo per decenza, e neanche il conto, perche’ a raccontare quanto tanto e bene abbiamo mangiato e quanto pochissimo abbiamo speso, si corre il rischio di essere presi per bugiardi.
Si sono fatte oramai le tre e mezza del pomeriggio; Ste vorrebbe proseguire con noi fino ad Opi e poi salire per il Passo del Diavolo per andare a prendere la A24 a Pescina; ma e’ tardi e decide di tornare indietro. Comprendiamo i suoi impegni ma ci dispiace veramente vederlo andare via…
Noi invece di tempo ne abbiamo e ne approfittiamo per passare a Posta Fibreno; il luogo e’ sempre affascinante, ed il maltempo gli dona un’atmosfera particolare. Dopo la sosta ci inerpichiamo su per una stradina tanto stretta quanto ripida, con tornanti da prima ridotta, ma che in un attimo ci porta ad incrociare la strada per Forca d’Acero; ricomincia a piovere, di nuovo indossiamo gli antipioggia e via. La salita al passo e’ molto bagnata, l’asfalto pero’ consente una buona aderenza; ci fermiamo poco prima della forca per ammirare il panorama, mentre sta venendo giu’ il nevischio, ma una volta svalicato il passo non piove piu’ ed arriviamo ad Opi in perfetto orario e neanche tanto bagnati.
Al campeggio prendiamo possesso della roulotte e dopo esseci sistemati ci facciamo un aperitivo a base di patatine, birra e coca; la sera altra cena da paura, con fettuccine fatte a mano condite con sugo di cinghiale e funghi. A seguire cicoria, broccoletti e patate, vino rosso e via cosi’.
La notte fa molto freddo, ma nella roulotte si sta benissimo; il cielo e’ stellato ed e’ una buona premessa per una domenica senza pioggia. Al mattino ci svegliamo in una atmosfera completamente diversa; le cime delle montagne intorno a noi sono illuminate dal sole nascente ed il cielo e’ limpido; dobbiamo mettere le moto al sole, perche’ durante la notte si e’ formata sulle stesse una coltre di ghiaccio!!!
Andando verso i bagni ci imbattiamo in un cinghiale enorme, che cerca di sfondare la rete di recinzione con il muso… forse incazzato perche’ nel sugo della sera prima c’era un suo parente.
Colazione, conto (una miseria!), ci prepariamo, sistemiamo le borse e ripartiamo; abbiamo improvvisato un itinerario di massima, il tempo e’ a dir poco splendido e ci avviamo baldanzosi.
Alfedena, Castel di Sangro, poi su ad infilarci nel Parco della Majella, con i suoi spettacolari borghi e panorami e con una serie infinita di curve, tornanti, salite e discese; arriviamo fino al laghetto di Sant’Angelo, dove iniziamo il rientro verso casa; tagliamo il parco diagonalmente, l’idea e’ di andare ad intercettare la parte alta della SS5 ad una decina di km da Cheti, percorrerla fino a Tagliacozzo o Mandela e da qui prendere l’ultimo tratto della A24 per Roma. Tutto procede secondo tabella; prima di Popoli, sono le 13 e 30, Poldo avvista la locanda del Postiglione: la fame c’e’, l’ora e’ quella giusta, il punto di ristoro c’e’ quindi in pochi secondi siamo con le gambe sotto al tavolo; che noia, ancora una volta pappardelle ai funghi porcini (e tartufo), scamorze e prosciutto, Poldo decide per un misto salumi/formaggio, niente vino, caffe’ e si riparte.
Sono davanti, procedo a velocita’ ammessa dal codice, la strada e’ bella ed il tempo pure; non e’ neanche tardi… Ad un certo punto vedo un cartello ed il nome del paesino indicato mi riporta indietro nel tempo: li ci sono gia’ passato, ricordo panorami splendidi e strade che un motociclista non potrebbe desiderare di meglio; senza indugi e senza comunicare nulla ai due compagni prendo per il nuovo percorso: due ore abbondanti dove ci si dimentica dell’esistenza dei rettilinei; solo curve, tornanti, saliscendi a ripetizione; il tutto in assoluta assenza di traffico e fra panorami mozzafiato… ci troviamo su un tratto di strada obbligata, non ci sono deviazioni e mi concedo un allungo; poi, giustamente, mi fermo ad aspettare Andrea e Paolo, approfittando di un punto panoramico; arrivano, e Paolo supplica: “basta curve, per favore prendiamo l’autostrada!”.
Bene, in una trentina di Km raggiungiamo il casello piu’ vicino e ci infiliamo sulla A24; in una oretta di marcia siamo al casello di Roma, saluti, baci e abbracci… Siamo soddisfatti, belle giornate nonostante il meteo non favorevole di sabato, percorsi interessanti, panorami bellissimi, compagnia sempre squisita, due giorni in amicizia e divertimento… Cosa possono chiedere di piu’ degli svalvolati in moto? Peccato per chi non c’era, veramente; siamo dispiaciuti per loro.
Forse questa era l’ultima occasione per effettuare uscite di questo tipo, fra non molto dovremo impostarci su “modalita’ inverno” ed accorciare i percorsi, relegandoli a quote piu’ basse.
Alla prossima!