Il viaggio è stato parecchio tempo in gestazione, diverse mete sono state valutate senza riuscire a trovare una soluzione che rispondesse alle esigenze di tutti. Ma è stato un esercizio utile, le proposte “scartate” sono state comunque elaborate ed archiviate, pronte per essere concretizzate in altri viaggi, con qualche aggiustamento della logistica.
Il gruppo è quello oramai consolidato, con qualche defezione ma anche una new entry, Giuseppe.
Si parte sabato 13 Giugno, di buon ora; siamo:
– Ulysse e Lucilla su TDM 900
– Freeblue e Annina su TDM 900
– Murdok e Giovanna su Multistrada
– MrSergio su R1200GS Adventure
– Poldo su MT09 Tracer
– Giuseppe su R1200GS LC.
Dopo la sacra colazione e dopo aver perso un po’ di tempo, ma senza rimorso in quanto preventivato dato il largo margine di tempo a disposizione, si parte: Flaminia, Narni, seconda colazione. Sono le sette e venti quando ripartiamo, sembra che ci stiamo mettendo in viaggio ora ma abbiamo già percorso una novantina di chilometri. Spoleto, dunque, e visita alle Fonti del Clitunno; una passeggiata nel parco per ammirare le limpide acque della fonte, acque sacre per gli Antichi Romani. Fa caldo, qualche bottiglietta di acqua fresca seduti al bar del parco ci ristora il giusto prima di rimetterci in marcia. Foligno, la Valtopina, Nocera Umbra, poco prima di Gualdo Tadino una foratura alla gomma posteriore della GS Adventure di MrSergio ci costringe ad una sosta imprevista.
Non si tratta di un foro, è un taglio di modeste dimensioni; mettiamo comunque il chiodo di gomma con il mastice e gonfiamo ad 1,6 per mezzo del piccolo ma efficace compressore portatile, quanto basta per arrivare al primo distributore e ripristinare la corretta pressione. Ma ciò che temevamo si avvera: sul taglio il chiodo nulla può ed una micro perdita ci consiglia di rivolgerci ad un gommista, che troviamo a Gubbio.
Una pezza all’interno del copertone, camera d’aria, problema risolto. Fra foratura e riparazione abbiamo perso due ore di tempo, forse qualcosa in più ed il vantaggio di partire presto si palesa spontaneo.
Di nuovo in sella, per curve e dolci colline andiamo a riprendere il percorso originale ed ecco un nuovo problema: vorremmo percorrere la Gola del Furlo, ma è chiusa per frana!
Poco male, data l’ora mangiamo qualche piadina presso una locanda a Furlo e ripartiamo; ci dirigiamo ad Acqualagna per prendere la E78 per Fano e, da qui, la A14 fino a Ravenna. Proseguiamo poi sulla Romea fino a Rosolina, dove ci fermiamo per la notte. Una locanda pulita e senza pretese, una cena non da urlo ma il vantaggio è di non deviare di un millimetro dal percorso.
Il mattino dopo si riparte, ma sotto la pioggia; la nostra rotta prevede di svalicare in Slovenija dopo Udine, passando per Cividale del Friuli ed il Valico di Stupizza e poi per Kobarid, la tristemente nota Caporetto.
Siamo sulla provinciale, ma a Noventa di Piave decidiamo di prendere l’Autostrada, perché si sta scatenando una vera bufera, un muro d’acqua nel quale volano rami e qualche pezzo di grondaia in rame.
Un’area di servizio ci offre riparo ed approfittiamo per uno spuntino; si riprende il cammino sotto una pioggia sopportabile; abbiamo deciso di cambiare direzione, il meteo ci sconsiglia di inerpicarci nel parco delle Alpi Giulie in Slovenija; puntiamo su Tolmezzo, valicheremo da questa parte direttamente in Austria, nostra destinazione, senza passare per la Slovenija.
A Tolmezzo, abbandonata l’Autostrada, saliamo per la statale fino al Passo Monte Croce Carnico.
Non piove più, almeno la salita al valico ce la godiamo; il passo è un tuffo nella storia, peccato che sia in evidente stato di abbandono, questi luoghi storici andrebbero curati un po’ di più.
Foto e si riparte per la discesa, oramai in territorio Austriaco.
Strada incastonata nella roccia, i passi Gailbergsattel e poi Iselsbergpass ci conducono alla nostra meta, Dollach, passando per valli amene e boschi spettacolari.
Conosciamo il posto, ci siamo già stati e prima di partire, senza indugio, avevamo prenotato la stessa stupenda locanda.
Non piove, in Austria il tempo, pur coperto ed umido, oggi è decisamente meglio che in Italia, almeno la zona che abbiamo attraversato noi. Scelta più che azzeccata abbandonare, pur se a malincuore, l’incursione in Slovenija.
La locanda dunque non ci riserva sorprese ma piacevoli conferme; le camere sono caratteristiche, ognuna diversa dalle altre. La birra, la cena sontuosa… tutto come ci aspettavamo. Anche il mastodontico cane Max!
Il giorno dopo, siamo a lunedi, saliamo al Grossglockner sotto una pioggerellina; il pass ci è costato solo 10€ contro i 24, grazie ai buoni che ci ha elargito il proprietario dell’albergo.
Salita al ghiacciaio Franz Josef, foto di rito, spillette, adesivi e si scende di nuovo sulla Grossglockner Hochalpenstrasse, fino ad arrivare al passo (e galleria) Hoctor, 2.504m, che segna anche il confine fra Salisburgo e Carinzia. Il termometro all’entrata della galleria segna 5,5 gradi; anche qui qualche foto per poi riprendere la strada che sale ai 2.571m dell’Edelweissspitze. Punto panoramico, con il sole è uno spettacolo! Noi siamo in mezzo alle nuvole, pochissime moto sul piazzale; sono più le nostre! Nel locale/rifugio siamo gli unici: salsicciotti e patate soddisfano il nostro appetito.
Tornando alla base abbiamo modo di fermarci in un paesino per qualche altra foto; il posto è stupendo, come tutta la Carinzia: montagne, prati verdissimi, coltivazioni, ruscelli e cascate, una meraviglia, insomma.
In albergo, dopo una doverosa doccia calda, ci attendono birre e poi la luculliana cena a base di spatzle, gulash e molto altro ancora.
Mercoledi, purtroppo, il tempo peggiora e l’atteso giro per la Nockalmstrasse va a farsi benedire.
Scendiamo, sempre per valli incantate, verso Lienz e da qui rientriamo in Italia, a San Candido, dove ci fermiamo per un giro a piedi ed un mini shopping. Bar e pizzerie locali non offrono un gran che, decidiamo di rimetterci in sella; percorriamo la valle di Anterselva, che ci porta all’omonimo lago; non piove, finalmente una tregua. Aspettiamo pochi minuti che il semaforo ci dia il via libera e saliamo decisi per il Passo Stalle.
Uno spettacolo della natura, un ristretto nastro di asfalto (da qui il senso unico alternato regolato dal semaforo) che si snoda sul fianco della montagna fino a raggiungere i 2.052m al valico.
L’ora c’è, la fame anche, il rifugio in cima al passo ci fornisce ristoro.
Mentre mangiucchiamo ricomincia a piovere, ma dopo i caffè percorriamo ugualmente e lentamente la valle Defereggental al piccolo trotto, per gustarci ogni chilometro di paesaggio. La nostra destinazione odierna è Sankt Veit in Defereggen, il comune più alto del Tirolo orientale, a 1.500m. La locanda che abbiamo prenotato è molto carina, a picco sulla valle, con una cascata proprio di fronte. Accoglienza calorosa, disponibilità, questa locanda/chalet è a conduzione familiare, gente di altri tempi.
Il mattino dopo, giovedi, riprendiamo il cammino percorrendo a ritroso la valle Defereggental, Passo Stalle e la valle di Anterselva; passiamo Brunico e ci dirigiamo verso la Val Gardena; superato il passo ci fermiamo preso uno chalet a gustare un tris di canederli, facciamo foto e riprendiamo anche qualche auto d’epoca ferma nel piazzale. Abbiamo sostato a sufficienza, dobbiamo andare; la destinazione odierna è Vipiteno, ci arriviamo abbastanza presto ed abbastanza asciutti. Foto ad un castello prima di entrare in città, sosta gelato in centro e poi saliamo al nostro rifugio, ancora una volta una locanda tipica, vista panoramica che più non si può, in alto su una montagna che sovrasta Vipiteno.
Oggi il meteo è stato clemente, umido ma senza pioggia e qualche bel raggio di sole a Passo Gardena.
La cena è superba, come richiede l’appetito di un motociclista che ha percorso chilometri di curve e passi.
La birra, a cena, è una abitudine che ci concediamo volentieri, dato che di giorno siamo “analcolici”.
E viene di nuovo la mattina, oggi è un gran giorno e per fortuna il sole, questo sconosciuto, ci accompagnerà per tutto il tragitto.
Lasciata Vipiteno si inizia subito con il Passo di Monte Giovo; qualcuno viene colto di sorpresa, non si aspetta questa impegnativa salita a pochissimi chilometri dalla partenza. Poi, senza soluzione di continuità e senza soste, saliamo al Passo Rombo, uno spettacolo affascinante!
Strada selvaggia, curve e tornanti come si conviene ma tutto in una natura rigogliosa ed aspra, che incute soggezione e rispetto.
C’è molta neve al valico, per fortuna c’è anche il rifugio dove prendere qualcosa di caldo perché nonostante il sole fa fraddino qui a 2.474m.
Siamo di nuovo in Austria, paghiamo il balzello per la Bundenstrasse, meritato se non altro per il panorama, serpeggiamo lungo il confine fino a rientrare in Italia. Passo e Lago di Resia, strada che sembra il Mugello.
Sluderno e … ci siamo! Ecco la salita allo Stelvio!
Ciclisti, troppi; auto, troppe; moto, troppe quelle che ingombrano e purtroppo anche qualche incivile, ma più che altro maldestro, che affronta i tornanti in discesa contromano, non sapendo fare di meglio!
Tutto bene, però; dopo i 48 tornanti (qualcuno si è fregato la targa del primo tornante!) arriviamo al passo, 2.758m, una delle tante Cime Coppi disseminate sulle Alpi.
Parcheggiate le moto decidiamo che lo spuntino si può fare qui, presso un chiosco che arrostisce salsicce; la solita passeggiata per reperire spillette ed adesivi e dopo un caffè si riparte.
La discesa verso Bormio è una passeggiata, strada molto più facile e tranquilla; ci fermiamo anche a fotografare le cascate del Brolio.
Per fortuna, come dicevo, c’è stato il sole tutto il giorno ed arriviamo a meta, Sant’Antonio in Valfurva, perfettamente asciutti.
La locanda ci accoglie stanchi ma soddisfatti, bel giro oggi, veramente. Intenso, faticoso, appagante.
Camere, doccia etc e poi la meritata cena.
Anche qui mangiamo benissimo, ben presto il tavolo si riempie di leccornie e birre…
Siamo a venerdi, oggi saliamo al Mortirolo e poi, passati Edolo, Aprica e Tirano, siamo sulla salita al Passo del Bernina.
Strada molto bella, sinuosa, tornanti e curve di tutti i tipi immersi in una natura incontaminata.
Al Passo Svizzero arriviamo all’ora di pranzo, che per noi varia da mezzogiorno alle quattro del pomeriggio, dipende dal percorso. Ci lasciamo salassare dall’oste Svizzero per un frugale pranzo e siamo di nuovo sul piazzale a far foto.
E’ comunque presto, decidiamo di tornare indietro di due o tre chilometri e infiliamo la Forcola che, attraverso l’omonimo Passo, ci porta a Livigno.
Parcheggio (qui tutto è a pagamento) giriamo a piedi in “cerca di affari” ma è tutto più caro che in Italia! Non conviene proprio… tranne la benzina, con la quale rimpinziamo i serbatoi!
Facciamo le sei del pomeriggio girando per negozi vari, poi riprendiamo le moto e, sempre percorrendo la Forcola, saliamo al Passo d’Eira ed arriviamo a Bormio e di nuovo Sant’Antonio in Valfurva.
La commedia è una replica della sera prima: dopo aver assunto sembianze più umane ci attendono prima uno spritz e poi l’ambita cena.
Sabato, è giorno di partenza; assunta una buona colazione e sistemati i bagagli lasciamo Sant’Antonio e, passata Santa Caterina, attacchiamo decisi il Gavia.
Pochissime o niente moto a salire; fa freddo, non piove ma ad un certo punto inizia a nevicare, una neve leggera e gentile. Arriviamo ai 2.621m in un clima polare, ciclisti intirizziti affollano il rifugio; troviamo posto ad un tavolo e ci sorbiamo una bella cioccolata calda.
Ora nevica fitto, lasciamo un po’ scemare e ripartiamo, appena fatti un paio di tornanti in discesa riappare il sole.
Appare anche in imbecille che con la propria auto sta facendo manovra nel bel mezzo di un tornante, guidato nella manovra da una zoccolona che manco Bocconotti Cinzia!!!
Arriviamo a valle, da Brescia in poi non c’è più storia, l’Autostrada ci ingoia e ci rilascia a Rioveggio; qui una statale molto bella ci porta a Grizzana Morandi, dove passeremo la notte.
Per fortuna ci ha detto più che bene con l’albergo, una struttura molto ben tenuta, staff efficiente e molto gentile, cena superlativa.
La mattina ripartiamo, destinazione casa.
Il venerdi ci aveva lasciati Murdock, richiamato d’urgenza in Azienda.
Sabato, dopo il Gavia, anche Poldo ha preso una direzione diversa; Genova, per un colpo di coda delle ferie. Dunque siamo rimasti in sei su quattro moto.
Partiamo da Grizzana Morandi, un tratto della bella strada del giorno prima ci riporta a Rioveggio, poi per altre strade interessanti arriviamo a Loiano e qui, è inutile dirlo, saliamo per la Raticosa.
Una marea di moto sul piazzale, come al solito; foto e via, per la conseguente Futa.
Molto più discreta la presenza di bikers; foto, caffè, acqua e si riparte, abbiamo una missione importante da compiere: pranzo alla Casa del Prosciutto.
Arriviamo puntualissimi, qualche minuto prima dell’orario prenotato; ci accomodiamo dopo esserci liberati delle armature e comincia la danza: tortelli alle patate, con funghi o sugo di cinghiale; rosticciana, pollo al mattone, braciole, patate arrosto, funghi fritti e dolce. Ovviamente acqua minerale d’annata!
Di solito quando siamo in moto non pranziamo così, ma la Casa del Prosciutto non si può eludere se si è nel raggio di cento chilometri…
Arriva il momento di ripartire, per digerire facciamo due passi: Croce ai Mori e Mandrioli 🙂
Poi ci infiliamo nella tristissima E45 fino a Orte, dove ci divideremo ognuno per la propria strada.
Fine del giro, 3.100 chilometri in parte bagnati, ma goduti tutti fino all’ultimo giro di ruota.
E Poldo ci invia foto da Genova da bordo della barca a vela del suo amico!
In definitiva un bel giro; come da nostra abitudine non ci facciamo scoraggiare dalla pioggia ma cerchiamo alternative per raggiungere la meta in sicurezza; sapersi adattare alla strada ed al meteo è la prima cosa che si impara con l’esperienza, ed i miei sessant’anni, quarantasei dei quali passati su due ruote a motore senza soluzione di continuità, mi hanno insegnato qualcosa. Andare è l’imperativo, in sicurezza è una logica deduzione.
Alla prossima, già si pensa a Settembre…