La proposta, il vaglio ed il travaglio ed alla fine la concretizzazione dell’idea: l’Isola d’Elba.
Ci ritroviamo il venerdi mattina direttamente sull’autostrada per Civitavecchia, presso una stazione di servizio.
Il gruppo è un pò più numeroso che nelle ultime uscite: Freeblue, Annina, MrSergio, Murdock, Giovanna, Lucilla e Ulysse.
Una gita babbaluca non può non iniziare con la colazione ed anche questa volta la tradizione è rispettata; approfittiamo del momento per fare il pieno e si parte, in perfetto orario con la tabella di marcia. Certo, è solo un trasferimento e come tale lo assimiliamo, tranquilli e dritti alla meta. Arriviamo a Piombino; dopo un macchinoso e complicato parto per i biglietti siamo in tempo per prendere il traghetto che sembra aspettare solo noi per salpare. Infatti non appena imbarcate le moto abbiamo giusto il tempo per salire ai ponti superiori e prendere posto nelle poltroncine al bar che il traghetto inizia a muoversi.
Sgranocchiamo toast e patatine in navigazione, aspettando di essere sulla terraferma per mangiare qualcosa di più sostanzioso.
Portoferraio, pochi minuti per sbarcare e ci muoviamo in direzione del centro, attraversando un mercato rionale che oramai sta chiudendo; la tavola calda che abbiamo adocchiato ha però i tavoli tutti prenotati e così andiamo più avanti; c’è un locale a me noto, offre un comodo parcheggio a vista per le moto ed una veranda chiusa; ci preparano il tavolo ed ordiniamo. Una volta qui servivano solo panini, ottimi e di tutti i tipi; adesso il locale ha assunto pretese da ristorante ma la qualità dei panini era decisamente superiore! Il conto, invece, è da ristorante vero… ma l’Elba è questa, bisogna cercare negli angolini nascosti per trovare un rapporto qualità – prezzo decente.
Bene, dopo il frugale pasto riprendiamo le moto e ci dirigiamo verso Marciana Marina ma prima ci fermiamo a fare il pieno. Arriviamo a Marciana Marina, è presto, prendiamo possesso degli alloggi e dopo aver sistemato i bagagli siamo di nuovo in strada, pronti per un primo giro.
Il tempo atmosferico è ottimo, avevamo preso un pò d’acqua all’arrivo a Piombino ma qui sull’isola c’è il sole!
Di nuovo in sella; abbiamo programmato un giro nel quale percorreremo una strada molto sinuosa e montana: da Marciana Marina costeggiamo di nuovo il mare in direzione Procchio e poi su, per Sant’Ilario e Poggio per poi scendere di nuovo a Marciana Marina.
Mente ci accingevamo a prendere la salita per Sant’Ilario, al bivio La Pila, veniamo fermati da un gruppo di commissari di percorso: c’è il rally ed alcune strade sono in fase di chiusura per le prove speciali. Dopo un iniziale malinteso con un commissario intento più a rimpinzarsi che a controllare, lo stesso ci da la benedizione per percorrere lo stretto tracciato, raccomandandoci di andare veloci perchè fra non molto avrebbero chiuso la strada e saremmo rimasti bloccati a Poggio.
Forti di questa autorizzazione e della raccomandazione ad andare veloci, procediamo a passo garibaldino per lo stretto e sinuoso percorso, incastonato fra i boschi. Fondo stradale pessimo, ma tracciato degno di ospitare la speciale. Sant’Ilario, poi Poggio; parcheggiamo in piazza per un caffè ma siamo costretti a ripartire immediatamente, perchè il gentile vigile ci comunica che stanno per mettere le transenne; e via, questa volta in rapida discesa su Marciana Marina.
E’ ora di farci una bella doccia ma siamo costretti a smadonnare un pò con la caldaia; problema risolto in poco tempo dal proprietario della casa assistito da Freeblue, in versione Puffo Termoidraulico. Ci ritroviamo in strada per fare due passi e fare una ricognizione per pizzerie, tavole calde e trattorie. In verità ce le aveva indicate il proprietario di casa e la ricognizione serve ad annusare, a farci venire l’ispirazione giusta.
Abbiamo scelto, il posto è in un vicolo del lungomare, a pochi passi da casa.
La proprietaria è di Acitrezza e la cucina offre in aggiunta alle specialità locali anche dei piatti siciliani. Facciamo un mix, la cena risulta molto gradevole al palato e, come di consueto, molto gradevole anche dal punto di vista umano; non mancano le cazzate, le risa, gli sfottò e tutto quello che la nostra fantasia riesce a partorire.
Bene, ci è molto piaciuto tanto che ordiniamo la cena per l’indomani sera!
Due passi ancora, per digerire, e cominciamo a far diminuire la distanza fra noi ed i letti…
Un riposo ristoratore ci vuole, praticamente sono diciotto ore che siamo in giro!
La notte scorre serena, senza il minimo rumore; anche il mare è tranquillo e non si riesce a percepire il benchè minimo sciabordio; l’alba risveglia gli infaticabili gabbiani, che salutano il sole a gran voce, con le loro caratteristiche risate.
Qualche automezzo passa sotto le finestre, la nostra casa è sul porto e le attività, qui, iniziano molto presto. Ancora non sveglio riesco però a percepire l’Ape a quattro tempi dalla più vecchia due tempi… Lucilla lascia il giaciglio molto presto, se ne va in giro a respirare l’aria frizzantina del mattino, scattando anche qualche bella foto all’alba nell’Elba.
Abbiamo appuntamento alle nove al bar, per la colazione e qui ci ritroviamo puntuali, tutti o quasi ed il ritardo accumulato ci fa lasciare il bar poco dopo le 10e30; abbiamo deciso di andare a visitare la miniera di Monte Calamita, dato che precedentemente io e Lucilla eravamo riusciti a consultare l’itinerario del rally: interdetta la zona Portoferraio, Volterraio, Rio e più tardi chiuderanno a Lacona… il giro dell’isola va a farsi benedire e noi rimediamo con valida alternativa.
Una bella passeggiata al trotto ci porta a Capoliveri; sosta in piazza per cercare di parlare con qualcuno dell’ufficio visite, ma non c’è nessuno. Un gentile impiegato del municipio mi dice che un minibus è già partito per le miniere, con a bordo una scolaresca, ma chiama al telefono la guida avvertendola del nostro arrivo; bene, ci aspettano con l’altro minibus.
Percorriamo i sei chilometri di sterrato fino al piazzale di partenza per la miniera; parcheggiamo le moto, la guida gentilmente ci concede di lasciare caschi e giacche all’interno dell’ufficio; visitiamo il piccolo museo, ci forniscono i caschetti, saliamo sul minibus e partiamo. Altri chilometri di sterrato e finalmente arriviamo alla miniera.
Il luogo è suggestivo, il mare cristallino contrasta con il rosso e l’ocra della terra e delle rocce circostanti, a loro volta sovrastate da una rigogliosa flora mediterranea; entriamo in miniera, la guida ci precede illustrando luogo e storia, decisamente affascinanti.
Terminata la visita riprendiamo posto sul minibus e torniamo al piazzale, dove dopo una breve sosta riprendiamo le moto e partiamo, tornando a Capoliveri. Oramai sono le 13e30, dobbiamo trovare un posto per lo spuntino; a Capoliveri c’è la morte civile, dobbiamo anche sbrigarci perché fra non molto chiuderanno la strada a Lacona e non potremmo effettuare neanche quel mezzo giro che ci rimane da fare; avrei voluto sostare a Mortigliano per il pranzo, ma l’orario non ce lo consente.
Proseguiamo costeggiando il mare, passiamo Lacona e poco dopo troviamo una specie di pub-trattoria. Ci fermiamo, ci preparano un doppio tavolo all’interno di una veranda e dopo aver fatto un po’ di casino con le ordinazioni finalmente mangiamo: salsicciotti, hamburgher, capresi…
Dobbiamo partire, indugiamo solo un po’ dopo la fine del pranzetto perché fra poco chiudono la strada e noi rischiamo di rimanere bloccati; ci mettiamo in marcia, continuiamo lungo la costiera e dato che oramai siamo passati possiamo anche concederci una sosta per ammirare il panorama. Dopo le foto riprendiamo la strada ma nei pressi di Marciana troviamo la strada bloccata; poco male, ci gustiamo il passaggio di alcune auto impegnate nella speciale e poi una stradina alternativa ci riporta a Marciana Marina.
Doccia, abbiamo anche il tempo per un aperitivo a base di birra e patatine e poi scendiamo a fare due passi.
Alle ventuno siamo alla trattoria, pronti a gustarci cous cous di pesce, caciucco, un frittino di calamari e gamberi, cannoli e caprese per dolce. Che magnata, regà!
Soddisfatti lasciamo la trattoria, il solito camminamento e poi a casa.
La nostra ultima notte sull’isola è dolce e tranquilla come la precedente.
E’ di nuovo giorno; oggi l’appuntamento è al solito bar per le 8e30 ed il ritardo è contenuto…
Dopo la colazione si parte, in mattinata potremmo girare quella parte di isola che ci manca. Solita marcia trotterellante, solo un po’ più allegra. Arriviamo alle Foci, antico crocevia delle nostre scorribande in fuoristrada; all’altezza del campeggio Le Palme prendiamo decisi per il Volterraio; anche se la strada non è più sterrata il fascino del luogo resta intatto; da alcune aperture fra le fronde che coronano la strada si può intravedere un paesaggio marino che neanche in cartolina, mentre dall’altra parte e dall’alto la fortezza guida e sorveglia severa il nostro cammino.
Siamo a Rio nell’Elba, scendiamo verso Rio Marina, piccola deviazione per una frana e siamo in porto.
Parcheggiamo e subito chiediamo alla biglietteria se possiamo imbarcarci da qui, ma non è possibile.
Ci incamminiamo per andare a fare qualche foto alla fine dell’antemurale, dove c’è il cannone, poi di nuovo in moto per andare a rubare qualche scatto al vecchio pontone di carico della miniera.
E’ ora di andare, a Portoferraio dobbiamo imbarcarci alle 14e30 e vorremmo arrivare in tempo per prendere qualcosa da mangiare in traghetto. Arriviamo poco prima delle 12 e decidiamo di imbarcarci subito, pranzeremo a Piombino ed eviteremo di perdere inutilmente tempo.
Detto fatto, in breve siamo seduti ai divani del bar e ci possiamo anche gustare uno scorcio della SuberBike!
Sbarchiamo, giriamo un po’ per Piombino ed alla fine troviamo una rosticceriaristorantebar.
Entriamo e subito scopriamo che la rosticceria è chiusa; va bene, non abbiamo alternative, ci sediamo ad un tavolo ed ordiniamo chi un primo, chi un’insalata e cose così.
Il locale è veramente triste, demodè ed anche kitsch; il cameriere, con i suoi capelli laccati, sembra uscito dalle pagine di Alan Ford… gli avventori, poi, sono caricature viventi: a parte una famigliola sono tutti anziani ma ovviamente non è questo il problema, ma è che sono veramente particolari. Una coppia dove lui sembra un cravattaro o un beccamorto e lei una decrepita Liz Taylor nel suo peggior stato di forma; altra coppia dove lei parla parla parla e lui, che a mala pena si regge sulle gambe, mangia mangia mangia.
Però i piatti che arrivano sono buoni, davvero… mai fidarsi delle apparenze.
Ci rimettiamo in moto, abbiamo davvero guadagnato tanto tempo, tutto quello che avremmo dovuto aspettare inutilmente se avessimo preso il traghetto all’ora stabilita.
Il rientro a casa è monotono, un’Aurelia che più noiosa non si può!
Sosta ad un bar distributore, anche qui gente molto particolare: un gruppo di motociclisti che… meglio lasciar perdere, dico solo che sulla semicarena di una V-Storm campeggiava la scritta “smanetta bike”. Ma si può?!
I personaggi del posto, poi, anche loro sono delle macchiette: tutti superpanzoni, enormi, più che anziani bisognerebbe dire andati a male ed in mezzo una ragazzetta ventenne di tutt’altre fattezze; dietro al distributore, per non farci mancare nulla, una famigliola numerosa in camper si fa la doccia alla fontanella.
Via, dopo il piccolo ristoro maciniamo gli ultimi chilometri e ci fermiamo all’area di servizio sulla Civitavecchia Roma per i saluti.
Anche questa è andata; e bene!
In questa gita abbiamo anche fissato le date e ci siamo contati per il viaggetto annuale, adesso sarà solo da organizzare, ma questa è un’altra storia che spero di scrivere quanto prima.
Bella gita, meteo favorevole, amicizia e condivisione; i Babbaluci non si sono smentiti neanche questa volta.
Alla prossima, amici!